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CORRIERI
col soprastante timpano che somiglia singolarmente a
Santa Maria di Gazzo in quel di Verona L
La chiesa fu restaurata dal Sacconi 1 2 e per quante
ricerche si siano fatte, non si conosce a tutt’oggi la
data della sua costruzione 3. Lo stile romanico di questo
tempio è semplice e misurato, a differenza della ma-
niera esagerata e pretenziosa di mastro Filippo, sicché
vien fatto di pensare che possa attribuirsi ad altro ar-
tista, p. es. all’architetto contemporaneo, Marcellino
d’Ugolino, che secondo Maroni avrebbe costruito in
quel torno la chiesa di San Primiano al porto 4 5. No-
tansi sul portale della facciata i tori dei pilastri e del-
l’archivolto, arricchiti di anelli ornamentali che ne
interrompono la continuità, non dissimili da quelli di
Santa Maria di Piazza, pei quali l’Enlart 3 imaginava
derivazioni germaniche, trovandovi affinità coi parti-
colari della cattedrale di Magdeburgo.
Il San Pietro al Conero appartiene anch’esso allo
stile romanico puro ed originale, e non merita dav-
vero il completo abbandono in cui è lasciato dalle
competenti autorità.
Costruita nel 1038 e abbellita nel 1203 come da
1 L’Arte, 1909, pag. 313.
2 G. Sacconi, Relaz. uff. reg. monum., pag. 184.
3 A. G. Cenni su la Chiesa anconetana, Ancona, 1907, pag. 34.
4 G. Cantalamessa, Artisti veneti nelle Marche, in Nuova An-
tologia, i° ottobre 1892.
5 Eni.art, Orig archicli, en Italie, pag. 218
lapide conservata 1 2 subì un rimaneggiamento nel 1575,
ed ora è tolta al culto ed è diventata un magazzino
di legname. La facciata attuale vi fu apposta nei se
coli successivi, ed ora conserva i fianchi e le basi
del campanile con la bella cortina a pietra calcarea
del 200, e nell’interno la triplice e bellissima serie
delle navate sostenute da colonne e pilastri. La cripta
era a colonnine, ma quando verso la fine del se-
colo xvi i gonzaghiani ne presero possesso alzarono
di molto il presbiterio, ricavandovi un largo coro, che
si avanza nel mezzo della chiesa, chiudendo nelle nuove
aggiunte colonne e pilastri, e mettendo sossopra la
parte postica del tempio.
Il giorno in cui la Sovraintendenza dei monumenti
delle Marche e degli Abruzzi avrà fondi e mano libera
per fare i propri studi su questa preziosa costruzione,
si possiederà il tempio romanico più completo della
regione, perchè meno le aggiunte del secolo xvi tutto
è bene conservato, e specialmente la magnifica serie
dei capitelli, qualcuno dei quali somiglia ai bellissimi
di San Secondo a Cortazzone. 2
* * *
Insomma è al vecchio, isolato, brullo monte Co-
nero, più che alle popolose città che noi dobbiamo
la conservazione delle più belle chiese marchigiane:
San Pietro sull’acrocoro del monte, e Santa Maria di
Portonovo, distesa mollemente ai suoi piedi, appog-
giata per un lato al contrafforte del Gigante e con
1 Cenni cronol. sugli eremi o tuonasi, di S. Bened. sul M. Co-
nero. Ancona, Sartori Cherubini, 1851.
2 Venturi, id., III, 121.
CORRIERI
col soprastante timpano che somiglia singolarmente a
Santa Maria di Gazzo in quel di Verona L
La chiesa fu restaurata dal Sacconi 1 2 e per quante
ricerche si siano fatte, non si conosce a tutt’oggi la
data della sua costruzione 3. Lo stile romanico di questo
tempio è semplice e misurato, a differenza della ma-
niera esagerata e pretenziosa di mastro Filippo, sicché
vien fatto di pensare che possa attribuirsi ad altro ar-
tista, p. es. all’architetto contemporaneo, Marcellino
d’Ugolino, che secondo Maroni avrebbe costruito in
quel torno la chiesa di San Primiano al porto 4 5. No-
tansi sul portale della facciata i tori dei pilastri e del-
l’archivolto, arricchiti di anelli ornamentali che ne
interrompono la continuità, non dissimili da quelli di
Santa Maria di Piazza, pei quali l’Enlart 3 imaginava
derivazioni germaniche, trovandovi affinità coi parti-
colari della cattedrale di Magdeburgo.
Il San Pietro al Conero appartiene anch’esso allo
stile romanico puro ed originale, e non merita dav-
vero il completo abbandono in cui è lasciato dalle
competenti autorità.
Costruita nel 1038 e abbellita nel 1203 come da
1 L’Arte, 1909, pag. 313.
2 G. Sacconi, Relaz. uff. reg. monum., pag. 184.
3 A. G. Cenni su la Chiesa anconetana, Ancona, 1907, pag. 34.
4 G. Cantalamessa, Artisti veneti nelle Marche, in Nuova An-
tologia, i° ottobre 1892.
5 Eni.art, Orig archicli, en Italie, pag. 218
lapide conservata 1 2 subì un rimaneggiamento nel 1575,
ed ora è tolta al culto ed è diventata un magazzino
di legname. La facciata attuale vi fu apposta nei se
coli successivi, ed ora conserva i fianchi e le basi
del campanile con la bella cortina a pietra calcarea
del 200, e nell’interno la triplice e bellissima serie
delle navate sostenute da colonne e pilastri. La cripta
era a colonnine, ma quando verso la fine del se-
colo xvi i gonzaghiani ne presero possesso alzarono
di molto il presbiterio, ricavandovi un largo coro, che
si avanza nel mezzo della chiesa, chiudendo nelle nuove
aggiunte colonne e pilastri, e mettendo sossopra la
parte postica del tempio.
Il giorno in cui la Sovraintendenza dei monumenti
delle Marche e degli Abruzzi avrà fondi e mano libera
per fare i propri studi su questa preziosa costruzione,
si possiederà il tempio romanico più completo della
regione, perchè meno le aggiunte del secolo xvi tutto
è bene conservato, e specialmente la magnifica serie
dei capitelli, qualcuno dei quali somiglia ai bellissimi
di San Secondo a Cortazzone. 2
* * *
Insomma è al vecchio, isolato, brullo monte Co-
nero, più che alle popolose città che noi dobbiamo
la conservazione delle più belle chiese marchigiane:
San Pietro sull’acrocoro del monte, e Santa Maria di
Portonovo, distesa mollemente ai suoi piedi, appog-
giata per un lato al contrafforte del Gigante e con
1 Cenni cronol. sugli eremi o tuonasi, di S. Bened. sul M. Co-
nero. Ancona, Sartori Cherubini, 1851.
2 Venturi, id., III, 121.