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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 13.1910

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Fasc. 6
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Zappa, Giulio: Michelino da Besozzo miniatore
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https://doi.org/10.11588/diglit.24136#0489

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MICHELINO DA BESOZZO MINIATORE

I Michelino da Besozzo ha scritto compiutamente, in un acuto
studio che rimane fondamentale, Pietro Toesca, rivendicando al
vecchio maestro milanese l’ormai noto quadro dell’Accademia
di Belle Arti a Siena segnato : « Michelinus fecit », ed eliminando
come infondate varie antiche attribuzioni. 1 11 nome dell’artista sì
celebrato a’ suoi tempi, dopo aver fatto, in questi ultimi anni, una
fugace apparizione sotto un piccolo tondo del Kaiser Friedrich
Museum di Berlino,2 resta ormai legato sicuramente a quell’unica
tavoletta della pinacoteca senese : unico e troppo modesto saggio
dell’arte di colui che Giovanni Alcherio esaltò come « pittore
eccellentissimo fra i pittori del mondo », e che la Fabbrica del Duomo di Milano prepose
quale « pictor supremus » alla decorazione della grande cattedrale nascente. Ne è possibile
sperare, se non, forse, ove si provi a scrostare le pareti del castello di Pavia, qualche lieta
sorpresa dall’avvenire : le opere che valsero al pittore tanta fama sono per sempre perdute,
e la sua figura artistica, al pari di quelle di altri più umili quattrocentisti lombardi di cui
non avanza che il nome, è quasi intieramente svanita. Ma qualche linea, qualche traccia
può ancora ricercarsene, come il Toesca stesso ammoniva, nelle miniature contemporanee
attentamente studiate. Quel gruppo di codici miniati della Biblioteca Nazionale di Parigi
che proviene dal castello ducaile di Pavia, e che ancora attende una illustrazione sistema-
tica, offre, per siffatte ricerche, ottima materia. Di uno appunto di essi vogliamo qui parti-
colarmente occuparci : di uno che, durante un breve spoglio, attrasse vivamente la nostra
attenzione per forme e particolarità stilistiche che ci parvero e ci paiono rispecchiare con
tutta fedeltà la maniera di Michelino da Besozzo. Se saremo riusciti a confermare, con un
esempio pratico, la fecondità, anzi la necessità di tali ricerche complementari, saremo lieti
di aver spronato altri di noi più degni a proseguirle.

Il codice di cui trattiamo è il Latino 5888, contenente il Sermone composto e pro-
nunciato da Pietro da Castelletto, dell’ordine degli Eremitani di Sant’Agostino in Pavia, per
le esequie di Gian Galeazzo Visconti, solennemente celebrate a Milano il 2 ottobre 1402.3
Fra Pietro da Castelletto, il dotto agostiniano, che fu, a Pavia, lettore di teologia dal 1400
al 1404, 4 è di riconoscere, con tutta verosimiglianza, nel monaco che il miniatore ha ritratto

1 V. Pietra Toesca, Michelino da Besozzo e Gio-
vannino de’ Grassi in l’Arte, Vili, 1905, pag. 321.

2 È un’Incoronazione della Vergine, segnata col
numero 1648, che ha Ora cautamente mutata la prima
denominazione in quella di «Scuola Fiamminga».

3 « Sermo factus et recitatus per Magistrum Petrum

« de Castelieto ordinis Heremitarum Sancti Augustini

«in exequiis quondam Illustrissimi Dui Ducis Medio-
« lani Papié Virtutumque comitis Bononie Pisarum
« Senarù ac Perusii dui Johanis Galeaz. mccccii. xx
« octobris Mediolani eius palatio bora vigesima prima ».

4 Cfr. Carlo Magenta I Visconti e gli Sforza nel
Castello di Pavia, Milano, Hoepli, 1883. Voi. I, pa-
gina 205, in nota,
 
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