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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 15.1912

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Fasc. 1
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Salmi, Mario: Il crocefisso di Segna di Bonaventura ad Arezzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.24139#0069

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IL CROCEFISSO DI SEGNA DI BONAVENTURA

AD AREZZO

IA chiesa delle Sante Fiora e Lucilla ad Arezzo, già badia benedettina, conserva un Crocefisso

_j in tavola, ora appeso sopra una porta della parete a destra, il quale è, inferiormente, sotto

i piedi del Cristo, scorciato e adattato fra due brutte figure dipinte sul muro a rappresentarvi le
Sante titolari della chiesa.

Il Vasari l’assegnò senz’altro a Giotto,1 errata opinione ripetuta concordemente dalle
Guide locali anche recenti, se si eccettui quella del Pasqui che vi notò la maniera se-
nese;2 e i signori Crowe e Cavalcasene vi riconobbero l’arte di un pittore duccesco, Segna
di Bonaventura,3 che si firmò in una tavola nella Collegiata del vicino paese di Castiglione
Fiorentino. Il Weigelt, nel suo recente volume su Duccio, non stimò di elencarlo fra le opere
di Segna e l’attribuì invece dubbiosamente al figlio di questi, Niccolò,4 del quale l’Accademia
di Belle Arti a Siena possiede un Crocefisso (n. 46) firmato e datato 1345.

Il Crocefisso d’Arezzo (fig. 1) ha sofferto in qualche parte per puliture ed ha perso la
vivezza antica dei colori : le figure hanno carni giallastre, uniformi nel volto della Vergine,
posta all’uno estremo del braccio orizzontale della croce entro una tabella dorata, dolorante
e tutta chiusa entro un manto annerito, ma con tracce di lumeggiature d’oro; carni giallognole
con qualche contrasto di luce ed ombra nella faccia di San Giovanni, posto all’altro estremo
del braccio, con una veste rosso scura ; e nel corpo del Cristo pendente dal legno, col capo
piegato che spicca sull’ampio nimbo. Il braccio verticale della croce, nel tabellone diligente-
mente lavorato a disegni geometrici su fondo d’oro, termina con la solita iscrizione: IESUS .
NAZARENUS | R . E . X | IU . DE . O . RUM , e sopra ad esso, in una tavoletta (non ripro-
dotta nella presente illustrazione) sta, di prospetto a mezzo busto, il Padre Eterno barbato,
benedicente, col rosso libro in mano e vestito di scuro, a lumeggiature dorate.

Tutte le immagini, esili, sottili, ricordano quelle del Segna e si osservi, ad esempio, la
testa di Gesù estremamente allungata che ha rapporti evidenti con quelle degli angeli appog-
giati al trono della Vergine nella tavola di Castiglione Fiorentino. Soltanto lo squadro del
volto rotondeggiante dell’ Eterno, diverso dai tipi consueti del nostro pittore, può far pensare
ch’egli non fosse solo a lavorare in quest’opera. La quale, quantunque non sia fra le migliori
di Segna, poiché si mostra deficente di disegno e, nelle forme ripetute, fiacca e tarda, non
va certo tolta a lui per darne l’esecuzione a Niccolò Segna che fa immagini ingrassate, ordi-
nariamente colorite e ristampa in ritardo debolmente le forme di Duccio, rivelandosi assai
inferiore al padre. Ma la giusta attribuzione di Crowe e Cavalcasene è confortata inoltre da
un documento ch’io rinvenni nell’Archivio Capitolare di Arezzo, fra le carte dell’abbazia delle
Sante Fiora e Lucilla. E un atto nel quale Guglielmo abate di Santa Fiora, presenti, consen-

1 Vasari, Le Vite, edizione curata dal Milanesi,
voi. I, pag. 388.

2 Pasqui, Guida d’Arezzo, Arezzo, Bellotti, 1882,

pag. 74.

! Crowe e Cavalcaselle, A History of Painting

in Italy, edited by Langton Douglas, voi. Ili, London,
Murray, 1908, pag. 27.

'* Weigelt, Duccio di Boninsegna, Leipzig, Hier-
semann, 1911, pag. 263.

L'Arte. XV,

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