52
ALBERTO SERAFINI
li sostituì ai Cassinesi a cui prima apparteneva quel convento.1 A Gubbio come a Perugia
gli Olivetani curano i loro libri corali : sono generalmente monaci coloro che li scrivono, artisti
dell’ Umbria e di Firenze i miniatori.1 2 Solo in linea eccezionale qualche frate, che apprese
forse l’arte fuori delle mura del monastero, si attenta di portare l’opera sua accanto a quella
dei veri miniatori.
Altri conventi Olivetani, piccoli centri dell’arte del minio, nell’Umbria e nelle Marche
stavano a Santa Caterina di Fabriano; a Foligno; 3 a Santa Croce di Sassovivo, dove nel 1482
alluminava codici Maestro Giovanni miniatore; ad Ascoli; a Camerino: aiutando così incon-
Hlnrpur.i conni
umiii.i .ibfilti
cr ucoorou :
arma tentili
pbum ptuai
bicp (.virane
ycaimBioEcr
ccfiait mnicp
foieitdutmr
numòtpjbf
licitai ipicnu]
muegum.
rapini (irgli
aiii'q? foli litio;
aun fpmtu p
radia) anime-
ctinjpcrtuinu
Ani cu -ììfe.
Souux. 4iir
lUT 11 Olì
-ibuc iji olino
| implori ani
.uu (vracom?
s ,
%
i
!
(
Fig. 8 — Salterio di Montemorcino (fine del sec. xiv)
Monte Oliveto maggiore.
sciamente quello scambio di correnti artistiche, che tanto dovevano collaborare nell’ultimo
sviluppo dell’arte umbra.
Anche i frati Domenicani ebbero conventi numerosi nella regione e presero parte attiva
nella storia dell’arte. Già a Foligno nel principio del 400 è, come si crede, il Beato Angelico
nel convento di San Domenico.4 E ciò non potè avvenire invano.
1 Gli Olivetani stettero nel monastero di San Pietro
fino a Gregorio XVI (1831-46) che li espulse per con-
cedere la ricca abbazia ai Camaldolesi, che vi si man-
tennero fino alla soppressione degli ordini religiosi
(cfr. A. Colasanti, Gubbio, pag. 80, Bergamo).
2 Pare poi che a Montemorcino si fornissero gli altri
monasteri Olivetani dell’Umbria: « Item pagato al
Priore di Montemorcino per azuro per miniare boi. 18»
(an. 1495, Libro d’esiti del convento di San Pietro di
Gubbio, an. 1494-1513).
5 Dove a San Niccolò esistevano i grandi Antifo-
nari membranacei, scritti e miniati nel 1371 da Gia-
como di Taddeo aretino, monaco olivetano : e le cui
miniature furono rubate (cfr. Faloci-Pulignani, Fo-
ligno, Bergamo, 1907).
4 Cfr. Marchese V., Memorie dei più insigni pit-
tori Domenicani, ecc. (Firenze, 1854).
ALBERTO SERAFINI
li sostituì ai Cassinesi a cui prima apparteneva quel convento.1 A Gubbio come a Perugia
gli Olivetani curano i loro libri corali : sono generalmente monaci coloro che li scrivono, artisti
dell’ Umbria e di Firenze i miniatori.1 2 Solo in linea eccezionale qualche frate, che apprese
forse l’arte fuori delle mura del monastero, si attenta di portare l’opera sua accanto a quella
dei veri miniatori.
Altri conventi Olivetani, piccoli centri dell’arte del minio, nell’Umbria e nelle Marche
stavano a Santa Caterina di Fabriano; a Foligno; 3 a Santa Croce di Sassovivo, dove nel 1482
alluminava codici Maestro Giovanni miniatore; ad Ascoli; a Camerino: aiutando così incon-
Hlnrpur.i conni
umiii.i .ibfilti
cr ucoorou :
arma tentili
pbum ptuai
bicp (.virane
ycaimBioEcr
ccfiait mnicp
foieitdutmr
numòtpjbf
licitai ipicnu]
muegum.
rapini (irgli
aiii'q? foli litio;
aun fpmtu p
radia) anime-
ctinjpcrtuinu
Ani cu -ììfe.
Souux. 4iir
lUT 11 Olì
-ibuc iji olino
| implori ani
.uu (vracom?
s ,
%
i
!
(
Fig. 8 — Salterio di Montemorcino (fine del sec. xiv)
Monte Oliveto maggiore.
sciamente quello scambio di correnti artistiche, che tanto dovevano collaborare nell’ultimo
sviluppo dell’arte umbra.
Anche i frati Domenicani ebbero conventi numerosi nella regione e presero parte attiva
nella storia dell’arte. Già a Foligno nel principio del 400 è, come si crede, il Beato Angelico
nel convento di San Domenico.4 E ciò non potè avvenire invano.
1 Gli Olivetani stettero nel monastero di San Pietro
fino a Gregorio XVI (1831-46) che li espulse per con-
cedere la ricca abbazia ai Camaldolesi, che vi si man-
tennero fino alla soppressione degli ordini religiosi
(cfr. A. Colasanti, Gubbio, pag. 80, Bergamo).
2 Pare poi che a Montemorcino si fornissero gli altri
monasteri Olivetani dell’Umbria: « Item pagato al
Priore di Montemorcino per azuro per miniare boi. 18»
(an. 1495, Libro d’esiti del convento di San Pietro di
Gubbio, an. 1494-1513).
5 Dove a San Niccolò esistevano i grandi Antifo-
nari membranacei, scritti e miniati nel 1371 da Gia-
como di Taddeo aretino, monaco olivetano : e le cui
miniature furono rubate (cfr. Faloci-Pulignani, Fo-
ligno, Bergamo, 1907).
4 Cfr. Marchese V., Memorie dei più insigni pit-
tori Domenicani, ecc. (Firenze, 1854).