ANTONIO ALBERTI JL SUO MAESTRO ED ALCUNI PITTORI FERRARESI 175
Dice il Vasari che fu anche a Città di Castello ed a Firenze. E vi fu certo a Firenze se
potè ricordarsi a Talamello di aver veduta in quella città l’opera meravigliosa che Gentile
fabrianese sottoscrisse nel 1423, e porre uno de’Re Magi, il centrale, nell’identica positura di
uno di quelli di Gentile. Ci sono sconosciute, e forse andarono perdute, le opere giovanili che
ci dimostrerebbero quale grado d’influenza esercitarono su di lui i contemporanei. Ciò che
appare dall’opera di Talamello è il mantenimento dei precetti del maestro, congiunti a qualche
elemento veneziano derivatogli forse dall’avvicinamento a Jacobello del Fiore e da una imitazione
ed un raddolcimento assai notevole, tutto gentilesco.
Come il suo maestro, egli è eccellente nei ritratti e ci dà una contadinella che certo copiò
da un originale talamellese, un San Giuseppe i cui occhi sembrano parlare ed il più giovane
Fig. 14 — Maestro di Palazzo Pendaglia : Pietà. Ferrara, Pinacoteca.
de’ Re Magi dal lungo giacchettone foderato di pelliccia, dalla intelligente nobile fisionomia,
figura piena di vita.
Quanto eccellenti sono i panneggi, altrettanto le estremità; si noti il santo vescovo bene-
dicente, i magi. 1 fregi sono finitissimi, il colorito dei volti acceso, qualche figura tesa ad arco,
secondo l’uso del tempo ; finissime le barbe e le capigliature.
Il pittore passò ad Urbino.
Nel gonfalone del 1438, conservato nella Galleria di Urbino, rappresentante da un lato
la Crocifissione e dall'altro San Rocco e Sanf Antonio abate, la sua maniera è molto manifesta,
non altrettanto nello stendardo a lui attribuito con la Predicazione di San Giovanni, che non
crediamo opera sua. Il gonfalone, eseguito per la Fraternità di Sant’Antonio abate, non ci
sembra tutta opera del suo pennello, specialmente la Crocifissione, in cui non possiamo addos-
sargli un fallo tanto grave quale quello del berretto di uno dei soldati.
Nel polittico, già presso i Padri Zoccolanti di San Bernardino, ora in Galleria, sottoscritto
nel 1439, ci si presenta un vero enigma. E ci sembra, innanzi tutto, che il pittore non abbia
potuto darci nella figurazione centrale, rappresentante la Vergine col Figlio addormentato sulle
ginocchia, una figura tanto gentile quale aveva saputo dipingere a Talamello, benché non manchi
di una certa maestà. Le dodici tavolette con San Francesco d’Assisi, San Giovanni Battista,
Dice il Vasari che fu anche a Città di Castello ed a Firenze. E vi fu certo a Firenze se
potè ricordarsi a Talamello di aver veduta in quella città l’opera meravigliosa che Gentile
fabrianese sottoscrisse nel 1423, e porre uno de’Re Magi, il centrale, nell’identica positura di
uno di quelli di Gentile. Ci sono sconosciute, e forse andarono perdute, le opere giovanili che
ci dimostrerebbero quale grado d’influenza esercitarono su di lui i contemporanei. Ciò che
appare dall’opera di Talamello è il mantenimento dei precetti del maestro, congiunti a qualche
elemento veneziano derivatogli forse dall’avvicinamento a Jacobello del Fiore e da una imitazione
ed un raddolcimento assai notevole, tutto gentilesco.
Come il suo maestro, egli è eccellente nei ritratti e ci dà una contadinella che certo copiò
da un originale talamellese, un San Giuseppe i cui occhi sembrano parlare ed il più giovane
Fig. 14 — Maestro di Palazzo Pendaglia : Pietà. Ferrara, Pinacoteca.
de’ Re Magi dal lungo giacchettone foderato di pelliccia, dalla intelligente nobile fisionomia,
figura piena di vita.
Quanto eccellenti sono i panneggi, altrettanto le estremità; si noti il santo vescovo bene-
dicente, i magi. 1 fregi sono finitissimi, il colorito dei volti acceso, qualche figura tesa ad arco,
secondo l’uso del tempo ; finissime le barbe e le capigliature.
Il pittore passò ad Urbino.
Nel gonfalone del 1438, conservato nella Galleria di Urbino, rappresentante da un lato
la Crocifissione e dall'altro San Rocco e Sanf Antonio abate, la sua maniera è molto manifesta,
non altrettanto nello stendardo a lui attribuito con la Predicazione di San Giovanni, che non
crediamo opera sua. Il gonfalone, eseguito per la Fraternità di Sant’Antonio abate, non ci
sembra tutta opera del suo pennello, specialmente la Crocifissione, in cui non possiamo addos-
sargli un fallo tanto grave quale quello del berretto di uno dei soldati.
Nel polittico, già presso i Padri Zoccolanti di San Bernardino, ora in Galleria, sottoscritto
nel 1439, ci si presenta un vero enigma. E ci sembra, innanzi tutto, che il pittore non abbia
potuto darci nella figurazione centrale, rappresentante la Vergine col Figlio addormentato sulle
ginocchia, una figura tanto gentile quale aveva saputo dipingere a Talamello, benché non manchi
di una certa maestà. Le dodici tavolette con San Francesco d’Assisi, San Giovanni Battista,