DI ALCUNI DIPINTI DEL CASENTINO
IL Casentino ha un’ottima guida, quella del Beni.1 Col Beni si può esser sicuri che la tale
chiesa a metà della Falterona è inutile di andare a vedere, perchè non contiene proprio
nulla di cose d’arte, e, viceversa, che la tal’altra chiesa, a quattr’ore di carrozza dalla stazione
più vicina, merita una visita. È pochissimo quello che sfugge alle sue indicazioni.2
Ma se il suo elenco può ritenersi completo non può ritenersi sempre esatto. Degli evi-
denti Bicci di Lorenzo, quali, per esempio, uno in Santa Maria a Cetica, un secondo nella
Prepositura di Bibbiena, sono genericamente dette pitture del secolo XV ; 3 un marmo nel-
l’Eremo di Camaldoli del rozzo imitatore di Mino da Fiesole che va sotto lo strano nome
di «maestro delle Madonne di marmo» è attribuito a Mino stesso;4 * il busto reliquiario di
San Torello nella Badia di Poppi è assegnato al secolo xv,3 mentre è del secolo XVII, come
accerta anche la data 1606 incisa sulla parte posteriore della base; ecc.
Una perlustrazione nel Casentino può, dunque, ancora riuscire fruttuosa per lo studioso
d’arte.
Io mi limito qui alla riproduzione di pochi dipinti inediti e all’esame di uno solo, di un
Arcangelo di Cola da Camerino.
■ ^ ^ ^
La fig. i riproduce una Madonna della Pieve di Stia, del sec. XIII e benissimo conser-
vata come l’altra della fig. 2 della Badia di Poppi. Ambedue risalgono a uno stesso tipo, ben
noto nella sua derivazione e nella sua diffusione ; ma per le non lievi differenze di concetto,
di forma e di tecnica (l’impostatura ieratica, la durezza dei tratti, la tranquillità coloristica
dell’uno dei gruppi si oppone alla sentimentalità nell’espressione e all’audacia nella linea e nel
colore dell’altro) esse ci fanno anche presente l’agitarsi profondo della pittura italo-bizantina
nella seconda metà del secolo XIII e la possibilità che verso la fine di quel secolo operassero
due genii così diversi come Duccio e Cimabue.
Nella romanica chiesa di Sant’Angelo a Cetica è, racchiusa dal tabernacolo originario in
legno intagliato e dorato, una Madonna col Bambino da ascriversi con tutta sicurezza al « Com-
pagno di Pesellino » (fig. 3). La sua affinità con Pesellino è ovvia, come evidente la sua identifi-
cazione con l’anonimo maestro messo in luce dalla signora Berenson 6 quando si ponga accanto o
1 Guida illustrata del Casentino, Firenze, 1909.
2 Sono da aggiungere almeno due tavole che trovansi
a Pratovecchio : un frammento (di circa cm. 90 X 4°)
con Maria Assunta, nella maniera di Francesco Bot-
ticini, visibile dalla tela del primo altare a sinistra
della chiesa di San Giovanni Evangelista, e una Ma-
donna della Neve (m. 1,90 X 1,30), che senza i larghi
restauri subiti poteva rivelarci un Iacopo del Casen-
tino, in una stanza del Convento delle Domenicane,
probabilmente l’originario quadro dedicatorio dell’an-
nessa chiesa che porta il titolo di Madonna della Neve.
3 Pag. 251 e 371.
4 Pag. 348.
! Pag. 297.
6 Gaiette des Beaux-Arts, 1901, luglio e ottobre.
L'Arte. XVII, 33
IL Casentino ha un’ottima guida, quella del Beni.1 Col Beni si può esser sicuri che la tale
chiesa a metà della Falterona è inutile di andare a vedere, perchè non contiene proprio
nulla di cose d’arte, e, viceversa, che la tal’altra chiesa, a quattr’ore di carrozza dalla stazione
più vicina, merita una visita. È pochissimo quello che sfugge alle sue indicazioni.2
Ma se il suo elenco può ritenersi completo non può ritenersi sempre esatto. Degli evi-
denti Bicci di Lorenzo, quali, per esempio, uno in Santa Maria a Cetica, un secondo nella
Prepositura di Bibbiena, sono genericamente dette pitture del secolo XV ; 3 un marmo nel-
l’Eremo di Camaldoli del rozzo imitatore di Mino da Fiesole che va sotto lo strano nome
di «maestro delle Madonne di marmo» è attribuito a Mino stesso;4 * il busto reliquiario di
San Torello nella Badia di Poppi è assegnato al secolo xv,3 mentre è del secolo XVII, come
accerta anche la data 1606 incisa sulla parte posteriore della base; ecc.
Una perlustrazione nel Casentino può, dunque, ancora riuscire fruttuosa per lo studioso
d’arte.
Io mi limito qui alla riproduzione di pochi dipinti inediti e all’esame di uno solo, di un
Arcangelo di Cola da Camerino.
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La fig. i riproduce una Madonna della Pieve di Stia, del sec. XIII e benissimo conser-
vata come l’altra della fig. 2 della Badia di Poppi. Ambedue risalgono a uno stesso tipo, ben
noto nella sua derivazione e nella sua diffusione ; ma per le non lievi differenze di concetto,
di forma e di tecnica (l’impostatura ieratica, la durezza dei tratti, la tranquillità coloristica
dell’uno dei gruppi si oppone alla sentimentalità nell’espressione e all’audacia nella linea e nel
colore dell’altro) esse ci fanno anche presente l’agitarsi profondo della pittura italo-bizantina
nella seconda metà del secolo XIII e la possibilità che verso la fine di quel secolo operassero
due genii così diversi come Duccio e Cimabue.
Nella romanica chiesa di Sant’Angelo a Cetica è, racchiusa dal tabernacolo originario in
legno intagliato e dorato, una Madonna col Bambino da ascriversi con tutta sicurezza al « Com-
pagno di Pesellino » (fig. 3). La sua affinità con Pesellino è ovvia, come evidente la sua identifi-
cazione con l’anonimo maestro messo in luce dalla signora Berenson 6 quando si ponga accanto o
1 Guida illustrata del Casentino, Firenze, 1909.
2 Sono da aggiungere almeno due tavole che trovansi
a Pratovecchio : un frammento (di circa cm. 90 X 4°)
con Maria Assunta, nella maniera di Francesco Bot-
ticini, visibile dalla tela del primo altare a sinistra
della chiesa di San Giovanni Evangelista, e una Ma-
donna della Neve (m. 1,90 X 1,30), che senza i larghi
restauri subiti poteva rivelarci un Iacopo del Casen-
tino, in una stanza del Convento delle Domenicane,
probabilmente l’originario quadro dedicatorio dell’an-
nessa chiesa che porta il titolo di Madonna della Neve.
3 Pag. 251 e 371.
4 Pag. 348.
! Pag. 297.
6 Gaiette des Beaux-Arts, 1901, luglio e ottobre.
L'Arte. XVII, 33