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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 17.1914

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Fasc. 4
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Nicola, Giacomo de: Di alcuni dipinti del Casentino
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https://doi.org/10.11588/diglit.24141#0291

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DI ALCUNI DIPINTI DEL CASENTINO

IL Casentino ha un’ottima guida, quella del Beni.1 Col Beni si può esser sicuri che la tale
chiesa a metà della Falterona è inutile di andare a vedere, perchè non contiene proprio

nulla di cose d’arte, e, viceversa, che la tal’altra chiesa, a quattr’ore di carrozza dalla stazione

più vicina, merita una visita. È pochissimo quello che sfugge alle sue indicazioni.2

Ma se il suo elenco può ritenersi completo non può ritenersi sempre esatto. Degli evi-
denti Bicci di Lorenzo, quali, per esempio, uno in Santa Maria a Cetica, un secondo nella
Prepositura di Bibbiena, sono genericamente dette pitture del secolo XV ; 3 un marmo nel-
l’Eremo di Camaldoli del rozzo imitatore di Mino da Fiesole che va sotto lo strano nome
di «maestro delle Madonne di marmo» è attribuito a Mino stesso;4 * il busto reliquiario di
San Torello nella Badia di Poppi è assegnato al secolo xv,3 mentre è del secolo XVII, come

accerta anche la data 1606 incisa sulla parte posteriore della base; ecc.

Una perlustrazione nel Casentino può, dunque, ancora riuscire fruttuosa per lo studioso
d’arte.

Io mi limito qui alla riproduzione di pochi dipinti inediti e all’esame di uno solo, di un
Arcangelo di Cola da Camerino.

■ ^ ^ ^

La fig. i riproduce una Madonna della Pieve di Stia, del sec. XIII e benissimo conser-
vata come l’altra della fig. 2 della Badia di Poppi. Ambedue risalgono a uno stesso tipo, ben
noto nella sua derivazione e nella sua diffusione ; ma per le non lievi differenze di concetto,
di forma e di tecnica (l’impostatura ieratica, la durezza dei tratti, la tranquillità coloristica
dell’uno dei gruppi si oppone alla sentimentalità nell’espressione e all’audacia nella linea e nel
colore dell’altro) esse ci fanno anche presente l’agitarsi profondo della pittura italo-bizantina
nella seconda metà del secolo XIII e la possibilità che verso la fine di quel secolo operassero
due genii così diversi come Duccio e Cimabue.

Nella romanica chiesa di Sant’Angelo a Cetica è, racchiusa dal tabernacolo originario in
legno intagliato e dorato, una Madonna col Bambino da ascriversi con tutta sicurezza al « Com-
pagno di Pesellino » (fig. 3). La sua affinità con Pesellino è ovvia, come evidente la sua identifi-
cazione con l’anonimo maestro messo in luce dalla signora Berenson 6 quando si ponga accanto o

1 Guida illustrata del Casentino, Firenze, 1909.

2 Sono da aggiungere almeno due tavole che trovansi

a Pratovecchio : un frammento (di circa cm. 90 X 4°)

con Maria Assunta, nella maniera di Francesco Bot-
ticini, visibile dalla tela del primo altare a sinistra

della chiesa di San Giovanni Evangelista, e una Ma-
donna della Neve (m. 1,90 X 1,30), che senza i larghi

restauri subiti poteva rivelarci un Iacopo del Casen-

tino, in una stanza del Convento delle Domenicane,
probabilmente l’originario quadro dedicatorio dell’an-
nessa chiesa che porta il titolo di Madonna della Neve.

3 Pag. 251 e 371.

4 Pag. 348.

! Pag. 297.

6 Gaiette des Beaux-Arts, 1901, luglio e ottobre.

L'Arte. XVII, 33
 
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