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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 1
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Longhi, Roberto: "Battistello", [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0108

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ROBERTO LONG HI

l’ha detto anche Aldo de Rinaldis: 1 ma si tratta di vedere in ciré senso precisamente si possa
parlare di capolavoro.

Nulla di più caravaggesco che questo grande telone, a prima veduta: ad un esame attento
nulla di più — Caracciolo. Lì per lì si pensa alla Morte della Vergine, alla Resurrezione di Laz-
zaro, alla Sepoltura di Santa Lucia: che cosa di più spiritualmente affine ad esse che questa
scena monumentale in ambiente monumentale e deserto? Ma se si riflette meglio ci si accorge
che questa impressione è più di vita e di sentimento che non d’arte e singolarmente di pit-
tura. La tragicità dell’ultimo Caravaggio? Si potrà parlare anche di questo un’altra volta : per
ora contentiamoci di dire ch’era la sua visione pittorica che lo portava al dominio della luce
sulle cose, alla parca armonia coloristica con qualche improvvisa nota acuta di contrasto. Per
esempio, Caravaggio amava, è vero, questi stanzoni simili a vasti magazzini sgomberati, ma
li amava come vaso luminoso e in fondo come superficie coloristica; infatti credete ch’egli si
sarebbe dimenticato di appendervi in alto, per equilibrio cromatico, quella tenda rossa cadente,
la quale io sospetto aver tanta importanza storica da potersi trasmutare, traverso i filtri raffi-
nati di qualche seguace, persino nell’altra che manca di rado al soffitto delle stanze lucide
e variegate di Vermeer e di de Hooch?

Ma Caracciolo dimentica la tenda e si limita a dogare con scarso effetto pittorico e grande
effetto drammatico la muraglia bruna di liste grige: e apposta al basso le sue persone che,
per qualità tragiche, io lo concedo di buon grado, sono anche superiori a quelle del maestro.
Ma le cose procedono diversamente quanto a pittura: la luce è di partito prodigiosamente
intenso e livido, pure invece di unificare architettonicamente le cose per via di un complesso
di piani luminosi, si limita ad una unificazione ch’è semplicemente scenica, in quanto la riso-
nanza sentimentale dell’aggirarsi livido della luce per tutta la scena è certamente grandissima.
Ma se soltanto ci si arrende per un istante alle esigenze del gusto figurativo, ci si avvede che
la luce non vi è sempre elemento sintetico, anzi mille volte risulta subordinata ad un altro
elemento, per buona sorte, artistico anch’esso : il disegno. Guardate voi stessi: all’infuori
del nudo accosciato a sinistra e costruito in quadrato luminoso, c di qualche altro partico-
lare violentemente assoggettato dal fascio di luce, non v’è che ondulazione luminosa ai mar-
gini dei corpi: v’è insomma di nuovo la linea, sia pure abbacinata dalla luce, ma la linea,
tuttavia; il piano luminoso è scomparso. Basti un solo particolare: quello dell’apostolo di
sinistra ove la luce segue con perfetto asservimento la curva gravemente violoncellata del-
h avambraccio.

Ecco dunque la grande contraddizione: la luce non è più essenziale elemento stilistico,
perchè non riesce, come dovrebbe, a distruggere il disegno: dalla luce in funzione di piano
luminoso ritorniamo al semplice chiaroscuro che commenta il particolare plastico o lineare.
Ed ora potete passare da un particolare a una serie di particolari : come quelli delle membra
velate nella penombra verdiccia, che si stampano in siluette di contorno lineare simili a fram-
menti statuari annegati un metro sott’acqua. Dalla serie dei particolari potete infine abbrac-
ciare il complesso della composizione che mentre in Caravaggio non era che il resultato stesso
del partito luminoso — persone e cose venivano infatti ad affiorare secondo la direzione del
velario di luce — è qui il risultato del chiaroscuro e del disegno; poiché è bene evidente
che gii apostoli si affrontano e si equilibrano ai lati del Cristo — motivo centrale — per via
di mere rispondenze di masse plastiche e di ondulazioni di contorno.

Ma esamiirato il dissidio intimo che lacera quest’opera di Battistello, si può ben dire in
che senso essa è un capolavoro. Lo è nel senso generale che ognuno degli elementi disparati
è usato e applicato con tale ardore e serietà da farsi profondamente ammirare: nel senso
speciale che dove l'uno o l’altro degli elementi predomina vi sono brani ineffabili a leggersi.
E notate: finisce forse per predominare più spesso non l’antico elemento caravaggesco: la luce,
sibbene il nuovo sviluppo plastico e disegnatilo; e non è un miracolo trovare nell’anno 1622

1 Pinacoteca del Museo Nazionale di Napoli. Catalogo. Napoli, 1911, pag. 3S8.
 
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