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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 2
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Fiocco, Giuseppe: La giovinezza di Giulio Campagnola
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0172

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LA GIOVINEZZA DI GIULIO CAMPAGNOLA

RADÈ, volte si ebbe nell’arte l’esempio di uno scadimento così completo, come quello che
successe a Padova, alla fine del secolo XV e nei primi anni del seguente. La partenza
di Andrea Mantegna per Mantova fu come l’estinguersi del sole. La scuola che aveva fino a
pochi anni prima dominato su quasi tutto il settentrione d’Italia, non fu più che un ricetto
di maldestri, che obliava miserabilmente la sapienza clisegnativa del Mantegna nell’imitazione
di Bernardo Parenzano.

Quel tanto di caricaturale e dinoccolato ch’era piacevole caratteristica del maestro istriano
e preoccupazione costante dell’arte sua (la quale, meglio di quella del maestro lasciava scor-
gere sotto l’ostentato classicismo il nativo spirito gotico, fatto d’ impeto lineare), divenne pre-
testo alle forme più strampalate, così che non è possibile entrare nella Scuola del Santo e
scorgerne gli esemplari accanto alle opere della più fiorente pittura veneziana, senza dovere
gratitudine a Tiziano di aver definitivamente cacciato chi tanto male aveva raccolto l’alta
eredità mantegnesca.

E sorse fra tanta povertà di tradizioni, fra lo smarrimento artistico succeduto a un breve
periodo di splendore, la schiera di pittori che l’arte veneziana scosse abbastanza perchè non
vivesse parassita a tutte spese del passato.

Ivi dovremo ricercare le origini di Girolamo del Santo e di quegli artisti che si confon-
dono ancora nel nome di Domenico Campagnola, sui quali sappiamo di dover attendere non
poca luce dalle fortunate ricerche della dott.a Ester Cocco. Ed ivi mi parve dover ritrovare
quelle del padovano, parso tanto miracoloso a’ tempi suoi : Giulio Campagnola.

Perchè il parlarne quasi di un satellite di Giorgione, come tutti fecero, compreso il Kri-
steller 1 — a cui ognun sa quanto debba la conoscenza del Campagnola come incisore —
è un restringere l’interesse per lui agli ultimi anni della vita già troppo breve, a non molto
prima del 1510, e guardare a uno solo dei poli entro cui si mosse l’attività artistica del
padovano, dimenticando l’altro che fu il Mantegna, e l’imitazione di Alberto Diirer, subito
impostaglisi come incisore; tutta una tradizione cioè strettamente, ostinatamente clisegnativa,
che gli fece ostacolo per molto tempo di arrivare al maestro di Castelfranco.

Per cui neppur raggiuntolo potè abbandonarsi alla nuova maniera, per tradurre la quale
aveva persino inventato una tecnica: la punteggiatura, che gli permetteva nell’incisione di

sopprimere la linea, come Giorgione l’aveva s jppressa nei quadri, sempre sviato dagli antichi
amori, onde parve talvolta un eclettico e quasi un compilatore. Ma dal Mantegna al Durer
e da questo a Giorgione, e prima di ridursi alla sola opera del bulino, come miniatore e
come pittore, a quante fonti non attinse, in quali vie più lungamente s’attardò, con la muta-
bilità propria dell’ingegno precoce?

Figlio di Gerolamo, che non fu solo scrittore d’arte e notaio, ma dilettante di pittura

1 Paul Kristeller, Giulio Campagnola. Berlin, 1907, (Graphiscbe Gesellscliaft).
 
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