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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Note sul Correggio
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0439

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NOTE SUL CORREGGIO

La biografia vasariana —La data della nascita — Il maestro Francesco Bianchi Ferrari — Esordì a Man-
tova e l’arte di Andrea Mantegna — Suggerimenti di Lorenzo Costa — I supposti affreschi della
Rocca di Novellara e la ricostruzione della figura d’Antonio Bertolotti — La Madonna d’Albinea ■-
L’influsso della Santa Cecilia eli Raffaello sull’arte del Correggio e l’andata del Maestro a Roma.

alle poche notizie biografiche intorno al Correggio, gli scrittori s’industriarono a

spremere il maggior succo; ma lo sforzo fu vano o quasi, perchè dai rogiti notarili, da
scarsi libri di spese, da registri battesimali ben poco si poteva ricavare. Venuto da piccola
città, il pittore passò inconsiderato a Modena, a Reggio, a Parma. A Modena, lavorò per i
Grillenzoni, famiglia cospicua; a Reggio, contrasse rapporti coi Signoretti orafi, zecchieri,
saggiatori d’oro ; a Parma, s’incontrò con il Cavalier Montino della Rosa, notevole perso-
naggio. Ma di quei rapporti appena le tracce. Nuovo, PAllegri restò incompreso al suo ap-
parire, e come l’Ariosto si ebbe lo scherno del Cardinal d’Este, Ippolito I; così il Correggio,
che ha tanta simiglianza d’aspetto col Poeta, trovò, a quanto pare, le beffe, quando scoprì
la cupola del Duomo parmense. Ma la gran luce può offender gli occhi a chi è abituato
a vivere nelle penombre, pure inondando, avvivando la terra, schiarando orizzonti.

Non eran passati molti anni dalla morte del Correggio che il Vasari vide « ammi-
rata per cosa divina ogni cosa che si vede di suo »; e il biografo aretino dice di lui « mera-
viglioso artefice », di sue figure scorciate « con stupendissima maraviglia » e della Assunta,
« la quale pare impossibile che egli potesse esprimere con la mano, ma imaginare con la
fantasia ». L’ammirazione, che il Vasari avrebbe voluto trattenere, perchè il Correggio
non conobbe le statue antiche, gli sgorga poi spontanea, in contraddizione con le sue
premesse e con le sue scolastiche affermazioni e in modo confuso come se la grandezza
del Correggio gli sembrasse miracolo. Nella prima edizione delle Vite, il Vasari, scrivendo
del Correggio, esordisce col parlare degli artefici che hanno « tanta divinità nel ma-
neggiar de’ colori », e « che se e’ frissero accompagnati da profondissimo disegno, ben
farebbero stupire il cielo, come egli empiono la terra di meraviglia »; e continua notando
che 1 buoni disegnatori ebbero qualche imperfezione nel colorire, per esser l’arte imita-
trice di tanti capi di cose da non poter farle tutte perfette. Nella seconda edizione, toglie

10 sproloquio per aggiungere le sue considerazioni, però ridotte, entro la Vita, là dove
accenna che i disegni d’Antonio Allegri « sebbene hanno in loro una buona maniera e
vaghezza e pratica di maestro », non gli avrebbero arrecato « fra gli artefici quel nome che
hanno le eccellentissime opere sue ». Così il Vasari, pure ripetendo la distinzione prima
tra disegnatori e coloritori, osserva che « Antonio condusse l’opere sue a quella perfezione
che le si veggono », e poi che tutto s’impara per condurre l’opere perfette nella fine, il quale
è il colorire con disegno tutto quel che si fa; per questo il Correggio merita ogni lode, avendo
conseguito il fine della perfezione nelle opere che egli a olio e a fresco colorì ». Come si vede,

11 Vasari non si rinserrò nella sua distinzione critica, riconoscendo sempre più che il Cor-
reggio ne aveva sorpassato i termini; e dalla prima alla seconda edizione la meraviglia
 
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