336
LIONELLO VENTURI
un'osservazione contenuta nel libro di Antonio Billi (1516-1530); e chi conosce, anche
superficialmente, di qua] levatura sia il compilatore di quel libro deve ammettere che
egli abbia copiato dalla critica quattrocentistica anche questo, come d'altronde tutti i
giudizi ch'egli trascrive.1
La differenza artistica fra il Botticelli e il Ghirlandaio non poteva naturalmente
sfuggire completamente al Vasari, e tra Le righe delle due Vite si può rintracciare; ma
non è espressa, per i troppi elementi extra-critici che pervadono la redazione delle Vite.
Così che una storia del Ghirlandaio è « condotta con giudizio, con ingegno e arte
grande », e un'altra è « cosa veramente più da filosofo mirabile di giudizio, che da pit-
tore ». Ghirlandaio, un artista filosofo? La filosofia si risolve purtroppo nella rappresen-
tazione psicologica del dolore delle madri nella strage degli innocenti.
Si potrebbe, così continuare il parallelo Ira la critica vasariana e quella anteriore
a lui.
Può farlo chi vuole. E il risultato sarà sempre questo, che il Vasari cioè, malgrado
le sue infinite qualità di scrittore, malgrado i suoi meriti incomparabili di fornitore di
notizie, non ebbe sull'arte del Trecento e del Quattrocento quella nitida coscienza critica
che avevano avuta coloro appunto i (.piali avevano creato l'arte del Trecento e del Quat-
trocento. 11 turbamento del gusto, la tendenza verso un'arte saputa anziché sapiente,
imparata anzi che croata, impressero al Vasari, e quindi con poche eccezioni per tre se-
coli alla storia dell'arte, quella superficialità, quella presunzione, quella monotonia di
critica laudatoria, che non può esser chiamata se non col nome, anche se vago e impreciso,
di accade mica. E gli uomini del Trecento e del Quattrocento non erano stati acca-
demici ne nell'arte nè nella critica.
Lionello Venturi.
1 Cfr. C. v. Fabriczy, in Archivio Storico Italiano, serie; V, voi. VII
LIONELLO VENTURI
un'osservazione contenuta nel libro di Antonio Billi (1516-1530); e chi conosce, anche
superficialmente, di qua] levatura sia il compilatore di quel libro deve ammettere che
egli abbia copiato dalla critica quattrocentistica anche questo, come d'altronde tutti i
giudizi ch'egli trascrive.1
La differenza artistica fra il Botticelli e il Ghirlandaio non poteva naturalmente
sfuggire completamente al Vasari, e tra Le righe delle due Vite si può rintracciare; ma
non è espressa, per i troppi elementi extra-critici che pervadono la redazione delle Vite.
Così che una storia del Ghirlandaio è « condotta con giudizio, con ingegno e arte
grande », e un'altra è « cosa veramente più da filosofo mirabile di giudizio, che da pit-
tore ». Ghirlandaio, un artista filosofo? La filosofia si risolve purtroppo nella rappresen-
tazione psicologica del dolore delle madri nella strage degli innocenti.
Si potrebbe, così continuare il parallelo Ira la critica vasariana e quella anteriore
a lui.
Può farlo chi vuole. E il risultato sarà sempre questo, che il Vasari cioè, malgrado
le sue infinite qualità di scrittore, malgrado i suoi meriti incomparabili di fornitore di
notizie, non ebbe sull'arte del Trecento e del Quattrocento quella nitida coscienza critica
che avevano avuta coloro appunto i (.piali avevano creato l'arte del Trecento e del Quat-
trocento. 11 turbamento del gusto, la tendenza verso un'arte saputa anziché sapiente,
imparata anzi che croata, impressero al Vasari, e quindi con poche eccezioni per tre se-
coli alla storia dell'arte, quella superficialità, quella presunzione, quella monotonia di
critica laudatoria, che non può esser chiamata se non col nome, anche se vago e impreciso,
di accade mica. E gli uomini del Trecento e del Quattrocento non erano stati acca-
demici ne nell'arte nè nella critica.
Lionello Venturi.
1 Cfr. C. v. Fabriczy, in Archivio Storico Italiano, serie; V, voi. VII