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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 3
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Venturi, Lionello: La data dell'attività romana di Giotto
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0258

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232

LIONELLO VENTURI

della città di Firenze » che è il cod. 559 della biblioteca di Carlo Strozzi, e che potrebbe
essere quello indicato dal Baldinucci per la sua natura di « spogli » da varii manoscritti.1
Ne mancavano nella biblioteca Strozzi altre fonti comuni su Giotto, come le Vite di Fi-
lippo Villani,2 e altre ancora. Tutte parlano di Giotto e della sua attività romana; ma
nessuna di esse precisa nell'anno 1298 la data di quell'attività, onde risulta che la cita-
zione del Baldinucci riguarda le fonti i-elative all'insieme delle sue notizie e non alla data
particolare.

Sul Torriggio ritorneremo: sin"d'ora constatiamo ch'egli non ricorda la data 1298.
Anche il Ciaconio 3 e gli altri possibili moderni autori, come il Panvinio 4 e le guide di
Roma diffuse nel Seicento, parlavano della Navicella, ma non del 1298.

Resta quindi dimostrato che la fonte diretta di tutto il passo del Baldinucci è quella
ch'egli cita così: « riscontro avutone dalla medesima città di Roma ». Tale riscontro è,
come si è detto, costituito di tre parti ben distinte: l'uria è la copia del passo del Ne-
crologio del 1343; le altre due sono una prefazione e una conchiusione al passo stesso
scritte dall'autore del riscontro. Nella prefazione e nella conchiusione vengono offerte
alcune generalità sullo Stefaneschi, e in qualche modo è riassunto il brano stesso che
è copiato. E dalla prefazione appunto salta fuori la data del 1298, L'attendibilità o meno
della quale dipende dunque dalla qualità del « riscontro ».

* # *

Per la storia del « riscontro » dobbiamo anzitutto constatare che l'intero passo
del Baldinucci si ritrova negli scritti artistici di Giulio Mancini.5 Il movente del passo
è il desiderio di dimostrare gli errori del Vasari. Orbene, il Mancini afferma che in un libro
detto il « Martirologio, io. 83 » si trovava il passo che fu poi pubblicato dal Baldinucci.
Ora, il Baldinucci (op. cit. Sec. I, pag. 11) scrive che il passo suddetto si ritrova in due
luoghi diversi: « in un ricordo nell'antichissimo Libro de' benefattori della Vaticana ba-
silica fog. 87, del quale anche vien fatto menzione nel Libro intitolato Martirologio,
esistente nell'Archivio di San Pietro in Vaticano, a fog. 83 ». Da tale corrispondenza,
se si tien presente che la indicazione del fog. 83 e lo sdoppiamento della fonte sono sem-
plici equivoci del Mancini, risulta evidente che il « riscontro » di cui parla il Baldinucci
è soltanto la copia del passo del Mancini.

Lo sdoppiamento di fatto è un equivoco perchè i Martirologii dell'Archivio di
S. Pietro sono due, ma uno copia dell'altro, e tutti due riportano il documento del 1343,
senza la prefazione, senza quindi la data del 1298; e tutti e due poi parlano dello Ste-
faneschi a c. 87, non a c. 83. Il Mancini, dunque, ha erroneamente identificato alcune
notizie secentesche con quelle dei Martirologii dell'Archivio di S. Pietro. E di una parte
di quelle notizie secentesche si può anche rintracciare la fonte.

Alla fine del catalogo della biblioteca di S. Pietro,6 del 1603, Jacopo Grimaldi
parla dell'icona, che allora era in biblioteca ed ora è in sagrestia, e cita il Necrologio
del 1343 che indica in Giotto l'autore della tavola e nello Stefaneschi il committente.
Quindi si dilunga a parlare di questo: « Hic in regione Transtiberina nobili genere ortus
Matthei Ursini Cardinalis Archipresbyteri nepos, Nicolai III pronepos ex Rotae Audi-
tore et s. Petri canonico a Bonifacio Vili Cardinalis declaratus, vir prudentia doctrina

* È il cod. Magliabechiano, ci. XXV, n. 642,
e parla di Giotto a c. 46.

2 Fossi, ci, IX, 123; Strozziano, 1061.

3 Vitae et Gesta, Romae, MDCI, II, 648.

4 De Praecipnis Urbis Romae sanctioribusque
basilicis, Romae, 1570, pag. 37.

5 « Parte II. Alcune considerazioni intorno a
quello che hanno scritto alcuni autori, in materia
della Pittura: se habbia Scritto bene o male; et
appressp alcuni aggiongimenti d'alcune pitture,
e Pittori, che non han potuto osservare quelli,
che hanno scritto per avanti ».

Tra i varii mss. del Mancini mi sono servito del
Barb. I r. 4315, c. 38 della Biblioteca Vaticana.
D'altre e il passo si ritrova nel cod. Pai. 597,
c. '-8, della Biblioteca Nazionale di Firenze. Nes-
suna copia dello scritto del Mancini si trovava
nella biblioteca Strczziana; e nulla ci prova che il
Baldinucci abbia conosciuto il codice Palatino.
D'altra parte gli altri due mss. del Mancini esi-
stenti nelle biblioteche di Firenze (Cod. Mediceo
Palatino 50 della Biblioteca Laurenziana e mss.

C 345 della Biblioteca Marucelliana) contengono
soltanto la parte teorica degli scritti del Mancini
e mancano quindi delle notizie relative a Giotto.
Appare probabile dunque che la fonte manciniana
del Baldinucci s'identifichi con il « riscontro ».
Chi sia il trasmettitore al Baldinucci del passo
del Mancini, il Baldinucci stesso non dice e quindi
non sappiamo: possiamo tuttavia supporlo sa-
pendo che il Baldinucci era in rapporto con
G. M. Suarez, del quale esiste una lettera al Bal-
dinucci del 11 luglio 1676, a fol. 275 del cod. II,
II, 110 della Bibl. Nazionale di Firenze. Altre
volte d'altronde il Baldinucci si servì del Mancini
per i suoi scritti: cfr. Muntz, Les sources de l'archéo-
logie chrétienne, in Mélanges d'arch. et d'histoire
Vili (1888), pag. 98."

6 Index omnium et singulorum librorttm Biblio-
thecae Sacrosanctae Vaticanae Hasilicae, MDCIII,
c. 121 r. Mss. nell'Archivio di S. Pietro. Sul Gri-
maldi cfr. il lavoro del Muntz, in Bibliothèque,
des écoles francaises d'Athène et de Rome, fase. I,
Analecta, pag. 225 e seg.
 
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