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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 4
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Venturi, Lionello: Nicolò da Voltri
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0300
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LIONELLO VENTURI

di modernità. Pure, la trasformazione non fu probabilmente opera spontanea di Nicolò.
Basta confrontare la Madonna di S. Donato con il polittico di Taddeo Bartoli nel
Palazzo del Podestà di S. Gimignano (fig. 4) per intendere come l'arte del maestro se-
nese abbia avuto il compito di staccare Nicolò da Voltri da Barnaba da Modena, di
fargli abbandonare le striature dorate di bizantina memoria, di sospingerlo verso la
realizzazione della forma.

D'altronde, ci è noto che Nicolò da Voltri ebbe occasione di conoscere in Genova
ambedue i maestri suddetti. Barnaba da Modena è ricordato per la prima volta in Ge-
nova nel 1361 (e vi dimorava da tempo), per l'ultima nel 1383. Malgrado qualche as-
senza, sembra ch'egli abbia avuto la sua principale dimora in Genova, ove eseguì varie
opere, che ora sono sparse per la Liguria e per il Piemonte. Taddeo Bartoli era a Genova
nel 1393, e vi si sposò nel 1398. Anzi, poiché egli teneva bottega nello stesso luogo
di Nicolò da Voltri, pur senza conoscere lo stile di questo, e forzando alquanto i dati
storici, l'Alizeri aveva già supposto che Niccolò fosse stato uno scolaro di Taddeo.1
Dell'attività di Taddeo in Liguria conosco soltanto un saggio conservato nel Batti-
stero di Triora, paese della provincia di Porto Maurizio (fig. 5). È probabilmente lo
scomparto centrale di un grandioso polittico, e reca la firma del pittore e la data 1397.2
Rappresenta il Battesimo di Gesù. E poiché finora non è stato illustrato, è opportuno di
pubblicarlo per sé e per dimostrare sempre più evidenti i rapporti fra Taddeo e Nicolò.

Il polittico del 1401 presenta a noi lo stile di Nicolò in uno stadio posteriore a quello
del quadro di S. Donato. Nessuna traccia più della tradizione di Barnaba da Modena.
La forma del polittico, la composizione, i tipi, i particolari dell'esecuzione: tutto appare
come una continuazione provinciale dell'arte di Taddeo Bartoli. Il confronto con il po-
littico di Taddeo nell'Accademia di Siena, rappresentante appunto. 1 'Annunziazione
nello scomparto centrale, è istruttivo. È vero che il polittico di Siena reca la data del
1409; ma, perchè niuno può pensare che le affinità ch'esso mostra con il polittico di
Nicolò da Voltri si spieghino con un influsso di Nicolò su Taddeo, convien credere che
Taddeo abbia prodotto in Genova un polittico oggi perduto assai simile a quello di Siena.
La costruzione dei due polittici di Nicolò e di Taddeo presenta dunque identità nelle cu-
spidi, grande simiglianza nel sistema di attacco fra i due ordini dello scomparto cen-
trale. L'opera di Nicolò è più complicata e più rozza ; perde di vista la stesura tutta to-
scana dei piani dipinti, perde la proporzione assai fine in Taddeo fra scomparti centrali
e laterali; mai motivi.sono gli stessi. Nella scena dell'Annunziazione simile è il rapporto
fra l'Angelo e la Vergine, simile la posa della Vergine, uguale il piacere di decorare la veste
di Gabriele; e l'aricciatura dei suoi capelli si ritrova negli angeli del quadro di Triora.
Più accentuato è in Nicolò il gusto di mettere in vista il girar gotico delle vesti, delle
ali e delle pose. E attorno le immagini Nicolò dipinge un'architettura primordiale. Gode
Taddeo di decorare le sue immagini con i bordi delle vesti, svolazzanti a guisa di nastri
dorati; e Nicolò accentua il motivo tanto da isolarlo persino dalle immagini. Si compiace
Taddeo di rilevare i riccioli, dei capelli nel Battista — per esempio nel polittico della Pi-
nacoteca di Perugia—; e Nicolò dà corpo eccessivo ai riccioli, sì da ridurli a brevi corni.
La composizione della Trinità attorniata dalla Madonna e dal Battista inginocchiati
trova corrispondenza in una tavola esistente nella chiesa della Pieve di S. Giovanni Val-
darno, in cui d'altronde mi sembra di scorgere la mano d'uno scolaro del Bartoli. La
mancanza della colomba nella scena del polittico di Nicolò può essere spiegata o con
il compito speciale assunto dallo Spirito Santo nella scena sottostante dell'Annunziazione
o, che è più probabile, con la sparizione della stessa dal petto del Padre Eterno a causa
dei numerosi restauri subiti dalla tavola. Comunque sia, le immagini della Madonna
e del Battista nel quadro di Nicolò, o della Madonna e della Maddalena nel quadro di

1 Notizie, cit. pag. 203.

2 Dice l'epigrafe: «Tadeus de Senis pinxtt | hoc opus MCCCLXXXXV1I ».
 
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