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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 21.1918

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Un ritratto del Pisanello
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https://doi.org/10.11588/diglit.17338#0303
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un Ritratto del pisanello

Nel Museo capitolino, che ora si riapre al pubblico, è una preziosa tavoletta, già
attribuita a Giovanni Bellini o, genericamente, alla scuola veneziana (figura qui ap-
presso): il ritratto di un dottore, di profilo, tagliato a mezzo busto, uno dei più antichi
e rari esempi di ritratto nel Quattrocento. Il colore è steso sottilmente, sul volto di
bella tinta bruno calda, e sulla veste rossa, di un rosso stinto che, particolarmente, ri-
corda i primi Veronesi: il nero del copricapo oppone la severità del suo contrasto
alla limpida freschezza miniaturistica delle altre tinte. Ma più del colore il disegno sotti-
lissimo e tagliente ci induce a mettere la tavoletta capitolina nella piccola preziosa
serie dei ritratti pisanelliani.

Il Pisanello, presentando l'effigie di un uomo cospicuo, letterato forse, abolì le
deliziose fantasie ornamentali dei busti estensi stampati a sottile rilievo pergamenaceo
su fondi cupi di siepi, nella cui notte aquilege, garofani e rose accendono astri nebu-
losi, così come il fine profilo scoccante della principessa, nell'affresco di San Giorgio a.
Sant'Anastasia di Verona, si ritaglia calligraficamente entro il broccato verde e oi;o
di una fitta siepe. Qui liscio è il fondo, di smalto azzurro, inverdito dal tempo, ;e
sobriamente il rosso lilla e il nero delle stoffe, l'olivastro acceso delle carni, si distac-
cano come da liscia pietra. Il modulo del ritratto è identico a quello del ritratto di
Lionello d'Este: il volto nettamente di profilo, il busto leggermente girato verso lo
spettatore e troncato a metà dalla cornice.

Il sottile tagliente contorno dell'esattissimo profilo, la cruda acuta interpretazione
delle caratteristiche del tipo, anche nelle loro deformità, come la bocca sporgente,
e più di tutto l'istantanea fissazione della posa nella testa rigorosamente verticale
inquadrata entro telaro di medaglia, nelle labbra un po' dischiuse, nelle palpebre
sospese sull'occhio attonito, nelle sopracciglia appuntate (fissazione che s'intuisce: pas-
seggera e si direbbe prodotta da un subito tic nervoso); la stessa scrosciante- caduta
delle pieghe incanalate, simile a quella della ricca tunica di Lionello, ci hanno indotto
a fermarci sull'ipotesi che la finissima tavoletta sia opera di Antonio Pisano..

11 caratteristico prognatismo e la cruda forbiciatura della bocca ci ricordano le
medaglie di Ludovico Gonzaga, di Sigismondo Malatesta, di Filippo Maria Visconti:
tanto la medaglia, quanto il disegno preparatorio per la medaglia del duca di Milano
offrono un parallelo evidentissimo col ritratto del Campidoglio nel taglio del mento,
come nella determinazione delle grinze intorno all'occhio. Nè altri, all'infuori del Pisa-
nello, potrebbe aver così rapidamente e incisivamente tradotto i contorni guizzanti, e fini
delle labbra, o raggiunta una così laminare sottigliezza di rilievo, che ci ricorda
il raro medaglista, il pittore che dalla miniatura impara a creare i suoi rilievi nettis-
simi nella loro esiguità fogliacea. Più vicina alla miniatura che il ritratto della Prin-
cipessa nell' affresco di Sant'Anastasia, o lo sbalzato profilo del Santo cavaliere
 
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