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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

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Fasc. 1-2
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Lopresti, Lucia: Marco Boschini, scrittore d'arte dell secolo XVII
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https://doi.org/10.11588/diglit.17339#0043
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MARCO BOSCHINI SCRITTORE D'ARTE

21

scintilli di luce accresciuta all'esame di ogni nuovo
quadro e di ogni nuovo elemento artistico, trovato,
magari, nella vita.

* * *

Stiamo ormai sul punto di affrontare il più caldo
e il più appassionato argomento su cui si sia mai
fermato il pensiero del Nostro: la rivista cioè dei
maggiori pittori veneti. Nell'ordine di questa ras-
segna egli ha voluto far risaltare un suo doppio
criterio storico-valutativo, l.a storia della pittura
veneta per Boschini comincia soltanto con Gio-
vanni e Gentile Bellini, e non ci consta davvero
che egli desse una leggera importanza, anche fra
le scuole artistiche d'altri paesi, a nomi e cose an-
teriori a Michelangelo e a Raffaello. Invero, per
questa sua particolarità, noi gli siamo estremamente
obbligati. Se egli avesse avuto il cattivo gusto di
far parola, per esempio, intorno a Botticclli o a
Piero dei Franceschi, i suoi venezianissimi discorsi
avrebbero perso quell'affascinante liricità di visuale
che ne costituisce il carattere precipuo. Per lui la
pittura sboccia a Venezia come il fiore di una
pianta strana che in altri ambienti non abbia mai
attecchito, e compie subito un ciclo di meraviglioso
sviluppo; nasce con Giambellino, si diffonde colle
grazie crescenti dell'adolescenza in Giorgione;
culmina in Tiziano; mentre Tintoretto spiega con
forza le meditazioni concentrate della sua matu-
rità.

Senza discutere il valore di questo disegno sto-
rico, veniamo ad osservare in qual modo e in qual
misura la sua sensibilità vibri al contatto dei tre
talenti pittorici che egli principalmente considera.

Penetrare in compagnia di Boschini nelle intime
viscere della pittura veneziana è come muovere il
primo passo sul liscio pavimento di una bene om-
brata galleria d'arte; un quieto benessere invade le
membra, un sottile odore d'essenza accarezza le
nari. E una volta afferrati da questa doppia sensa-
zione che ha per l'amatoie il prestigio di un ri-
cordo delizioso, ci si sente più adatti a subire il
fascino della pittura fin nei suoi caratteri più ele-
mentari. Così davanti alle pagine boschiniane mag-
giormente dominate dalla memoiia materiale dei
quadri, noi diventiamo un poco torpidi al giudizio,
paghi delle ammalianti parole*

É stato detto che Boschini nella valutazione dei
pittori veneti, e di Tiziano in particolare, si sia
fondato in gran parte su criteri naturalistici (i).

Vediamo se si possa confermare questa opinione.

Il nostro autore prodiga intorno all'opera del
Vecellio tale una messe di smaglianti particolarità
pittoriche da rendere facile uno sviamento della

(i) Vedi: M. Pittaluga, E. Fromcntin e le origini de la mo-
derna critica d'arte, in L'Arte, 1917, pag- 248-249.

attenzione dietro a elementi che non siano capitali
per la formazione del giudizio che vogliamo co-
struire. Sono descrizioni vivissime di processi
pittorici, interpretazioni tecniche intelligenti e sen-
sibili di singolarità visive: cose tutte che non ci
fanno, alla prima, indovinare La preesistenza di un
criterio, e di un criterio naturalistico in ispecie,
nella mente dello scrittore: se poi una qualche
professione di fede potrà essere subito notata, e di
notevole serietà, non dovrà essere questa la tirata
che sulla line della pagina quinta Boschini scarica
contro gli imitatori servili del naturale? « perchè
nelle accademie non solo la di bisogno il modello
del corpo umano, cioè il naturale, ma. anche tutti
quei gradi appartenenti all'arte, pei poter salire
quella scala, di gloria, che conduce all'immorta-
lità ».

Quanto a espressioni così solitamente meccani-
che come: « Tiziano specchio rappresentante la
verità » o « nel lino fu più che eccellente tessitore,
nelle armi e armatine fu il più erudito fabbro»,
noi non possiamo credere che esse debbano essere
riguardate come indizi di un fermo prestabilito
convincimento.

E allora, dove trovare il segno dell'apprezza-
mento naturalistico della maniera tizianesca?
Boschini pone il Vecellio al di sopra di ogni altro
pittore e lo esalta più volte come « monarca della
sua arte ». « Tiziano — egli dice — è stato il
più eccellente di quanti hanno dipinto, poiché i suoi
pennelli sempre partorivano espressioni di vita ».
Espressioni di vita! la frase è larga, e questa sì
può avere anche un significato puramente natura-
listico. Ma naturalistico in qua] senso? In qual
modo intendeva il naturalismo nel secolo xvn
un uomo come Marco Boschini? Ce lo possono
suggerire un poco le frasi immediatamente se-
guenti: « Questo (Tiziano) abbozzava i suoi quadii
con una tal massa di colori che servivano per far
letto o base alle espressioni che sopra poi li doveva
fabbricare ».

Cosa conta la natura per uno che ragiona di pit-
tura così? K un piccolo motivo per far del colore,
null'altro; e il colore fluisce così spontaneamente
dalla tavolozza tizianesca! Vecellio era il più feli-
cemente naturale fra i pittori veneziani; in lui
quasi sempre la materia coloristica trovava una
calma risoluzione della forma; perfino l'ultimo pe-
riodo della sua attività, prégna di impellenti dis-
sidi stilistici, conseguiva nel diletto di magici
accordi pastosi, un certo qua) greve oblio. Anzi si
direbbe volentieri che quel che il Vecellio perdeva
con l'avanza.e degli anni, della sua prima intatta
visione coloristica, fosse dovuto ad uno sfrenato
slancio verso tutto il colore possibile, piuttosto
che a sovraggiunti eccitamenti formali.
 
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