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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

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Fasc. 1-2
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Tea, Eva: Le rivendicazioni d'arte italiana
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https://doi.org/10.11588/diglit.17339#0094
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LE RIVENDICAZIONI D'ARTE ITALIANA

Racconta l'Anonimo Magliabechiano che mentre
Donatello era a Siena, intento alle porte della cat-
tedrale, fu visitato da Bernardetto di Monna
Papera, fiorentino, reduce da Roma, il quale, vista
l'opera mirabile, lo rimproverò che tanta bellezza
creasse per la gloria di gente forestiera; punto
al vivo, Donatello ruppe le preziose forme e con
l'amico segretamente riprese il cammino della
patria.

La morale di questa leggenda si ridesta oggi
da neghittoso oblio nella nostra coscienza nazio-
nale. « A thing of beauty i's a joy for ever », cantava
Keats nell' Endymion.

Per noi italiani l'arte è sensibile vincolo di patria
come la terra ed il mare, chè nessun altro popolo,
spenta la Grecia, l'ebbe più domestica e famigliare
e legata col viver civile. Ed è insieme supremazia
e ricchezza, poi che solo nella qualità dei pro-
dotti possiamo gai eggiare industrialmente con le
altre nazioni. Rappresenta nella nostra stirpe
Vanima armonica che Simmia Tebano chiamava
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Per questi motivi ideali l'Italia chiede il ritorno
di alcune sue opere artistiche, esiliate in terra
tedesca o magiara. La richiesta, già compilata
da apposita commissione, si presenta sotto due
titoli :

restituzione degli oggetti indebitamente aspor-
tati durante il passato dominio dall'Austria:

consegna, da parte dell'Austria-Ungheria e
della Germania, d'altre opere di legale acquisto,
quale compenso ai danni artistici ed economici
arrecati dalla guerra.

Il ricupero del mal tolto è questione ante bellum,
riguardando oggetti che avrebbero dovuto tornare
in Italia fin dal 1866, per l'articolo XVIII del trat-
tato di Vienna.

I negoziatori delle convenzioni successive ebbero
cuore più timido di quella Commissione d'Etruria,
che nel 1803 osava chieder sodìsfazione all'Austria
dei vecchi debiti lorenesi: o forse l'antico insuccesso
consigliò malintesa prudenza dinanzi alla politica
dell'Austria, maestra in eludere ed intimorire.
È storia, e ognuno se la può rileggere da sè.

Vedasi nei documenti modenesi pubblicati dal
Venturi1 la disastrosa liquidazione dei beni estensi,
che lasciò in mano all'Arciduca i tre codici ferraresi
(e uno è ora smembrato fra Vienna ed Agram),
una Madonna attribuita ad Andrea del Sarto,
quattro disegni del Correggio, insieme con bronzi
antichi, cofani, armature, cristalli. Gran conces-
sione parve il baratto con l'Accademia, che vi per-
dette un valore di parecchie centinaia di lire.

Vedasi nella pubblicazione del Ludwig2 la lista
dei quadri che l'Austria asportò in varie occasioni
per semplice atto d'imperio e non restituì mai.
E si ricordino i negoziati per il ricupero degli arazzi
di Mantova, a più riprese condotti e sempre fal-
liti contro l'impassibile silenzio di Francesco Giu-
seppe.3

La richiesta della Commissione odierna com-
prende anche oggetti riservati all'Austria o non
nominati nelle convenzioni del 1868, come i quadri
tolti a Venezia nel 1838, il palazzo di Venezia
a Costantinopoli, l'insegne dell'ordine della corona
di ferro: restando sempre nei limiti dello stretto
diiitto anteriore alla guerra, che solo la protervia
dell'ex-governo .austriaco, favorita dalla debolezza
nostra, poteva mettere in oblio.

Altri rivendicabili documenti della grandezza
italiana sono designati negli elenchi della commis-
sione, dai quali, per cortesia, possiamo togliere al-
cune notizie.

Preziosissimo fra i cimeli della K. K. Schatz-
Kammer è il così detto tesoro imperiale, che ser-
viva per la cerimonia dell'incoronazione. Sperduto
in realtà, come tutti sanno, il vero tesoro degli
imperatori al tempo del primo Federico, quanto

1 A. Venturi, La R. Galleria Estense, Modena, 1882,
p. 442 e seg.

2 G. Ludwig, Docilmente ilber Bildersendungen von Venedig
nach Wien in den Jahren 18 r 6 11.1838, in Jahrbuch der Kunst-
historischen Sammlungen des Allerhóchsten Kaiserhauses
B. XXII, Hoff. 6, Wien, 1901.

3 A. Luzio, Contributo alla storia delle suppellettili del Pa-
lazzo ducale di Mantova. Estratto dagli Atti e memorie della
R. Accademia Virgiliana, Voi. VI, 1914-
 
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