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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

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Fasc. 3
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Venturi, Adolfo: La volta della Sistina
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https://doi.org/10.11588/diglit.17339#0109

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LA VOLTA DELLA SISTINA

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sembra attirato dalla profondità dell'abisso, dalla fangosa distesa delle acque, verso le
quali piega con lugubre peso la testa. Il gruppo che dalla barca s'avventa feroce
contro i naufraghi aggrappati alle sue sponde è il primo prestito fatto da Michelangelo
alla poesia dantesca; rievoca l'episodio di Filippo Argenti. E verso il primo piano,
verso la frastagliata lingua di terra che emerge dalla superfìcie delle acque, avanza,
a gigantesco passo cadenzato, la turba dei fuggitivi con gli arredi e le cose più care,
arrampicandosi per la ripa, aggruppandosi sul piano sabbioso in tenaci nodi di figure
avvinghiate, e mettendo capo al giovane che abbarbica le sue forme nude al tormentato
tronco dell'albero per tentare verso le sue cime la salvezza. In questo gruppo del Di-
luvio appare evidente l'impressione fatta su Michelangelo dagli affreschi di Sandro Bot-
ticelli. La lotta di potenze contrarie era stata espressa da Sandro nella Punizione di
Corali, Datan e Abiron, come lo è da Michelangelo nella volta della Cappella Sistina:
espressione scultoria, in Michelangelo, lineare, nel suo grande conterraneo. Il corteo
degli Ebrei che dalle acque inoltra verso la riva è evidente derivazione del corteo degli
Ebrei che lasciano l'Egitto al seguito di Mose; a conferma dei rapporti tra le due schiere,
noi vediamo curvarsi, di fianco alla magnifica figura impassibile di una gigantesca ebrea,
lenta e grave d'incesso sotto il peso delle masserizie, un pallido profilo di donna con
lineamenti affilati, labbra scoccanti, chiari oblunghi occhi, reminiscenza viva del tipo bot-
ticelliano. Nè questo è il solo ricordo di caratteristiche e di tipi hotticelliani nello sta-
tuario gruppo, che incede, non già col rapido leggiero scivoloso passo delle figure di
Sandro, ma con ritmico passo schiacciante e greve, di barbare legioni; vediamo nella
folla il tipo del Mosè che precede la schiera degli Ebrei in fuga dall'Egitto, e ritroviamo,
nel superbo avvinto gruppo di due figure — un uomo che porta in salvo una donna —
il torvo disperato sguardo della figura ultima nella schiera degli Ebrei, rivolta ad impre-
care alla terra maledetta, e l'ostinato aguzzo fendente profilo della mandibola, pro-
filo donatelliano, usato da Sandro come da Michelangelo per riassumere le avanzanti
linee di un volto proteso. Reminiscenze che si modificano, ma si sentori latenti nei
gruppi del Diluvio, trasportate dai sottili contorni botticelliani ai vigorosi muscoli degli
atleti michelangioleschi, e confermate dal fatto che proprio le teste e le spalle espri-
mono la massima energia di movimento, mentre le grandi moli dei nudi, dove l'ispi-
razione diretta dal Botticelli vien meno, ancora sentori la fatica della pietra scolpita
a rendere la rapidità e la continuità della lotta: il corpo dell'uomo che disputa selvag-
giamente alle acque la donna inorridita esprime più la poderosa fatica di una caria-
tide schiacciata dal peso che l'impeto dell'avanzata, impeto raccolto tutto dall'aguzzo
incuneato profilo. Solo la convulsa catena delle braccia avvinghiate riflette il fuoco della
disperazione che arde negli occhi illuminati dal livido riflesso della gonfia palude. Sulla
riva le figure si compongono in tragici gruppi statuari di madri morenti accanto a
fanciulli in pianto, di sposi stretti in disperato abbraccio, di vecchi raccolti in un
solo vortice di drappo con robusti bimbi; fra tutte magnifica la nuda gigantessa che
avanza dall'antro nero del manto il duro profilo di fiera, terribile nella difesa dei suoi
nati: non il dolore, ma l'ira, un'ostinata volontà nei lineamenti donatelliani scolpiti
con ferreo vigore sotto le treccie disciolte e madide, negli occhi che cercano lontano,
tenacemente, nuovi lembi di terra a rifugio. Solo la visione delle pitture di Sandro Bot-
ticelli può spiegarci, nell'arte severa e infocata di Michelangelo, il contrasto tra il feroce,
chiuso profilo della donna, indurito da una invincibile forza di volontà, e l'inconscio
sorriso del putto, il vezzoso intreccio delle mani paffute sulla tenace mano della madre,
Ma anche in quest'affresco solo particolari, come l'albero, le teste e le braccia delle figure,
il seno della madre morente, ritorto e strizzato dall'ultima rabbiosa stretta del fanciullo,
raggiungono pienamente l'effetto dinamico della forma michelangiolesca. La morte in-
calza coi vortici delle acque, con la bufera dell'aria, gli ignudi e forti superstiti. Più tra-
gico incombe il fato su quei fuggiaschi, più da commiserare perchè forti e grandi negli
 
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