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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 23.1920

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Fasc. 2
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Montalto, Lina: Il passaggio di Mattia Preti a Napoli, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17340#0126

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E nell'indagare il segreto di tanta drammatica potenza, ecco che sin dal bozzetto
ci si palesa il tratto saliente dell'arte del Preti: la predilezione per la rappresentazione
immediata, così prossima da parer tangibile; predilezione che gli fa perseguire in va-
rianti lo stesso soggetto sino alla sua maggiore consistenza e vitalità cui spesso sacrifica
gli sfondi, talvolta la prospettiva. Nelle due tele suaccennate, la gloria di angeli e santi
paiono attingere, infatti, i forti torsi dei monatti cui la preveduta visione del sotto in su
fa scorciare michelangiolescamente. Ed era questa la parte dell'opera che più interessasse
all'artista, perchè, non limitata dalla volontà dei committenti nella composizione e nel
numero delle figure1, lasciava briglia sciolta alla sua fantasia. E di quale terribile potenza
dovè riuscire nelle giuste proporzioni dell'affresco il macabro ruscellamento di quelle
colme carrette, ed i riversi corpi degli ammorbati nella inferma loro anatomia prelu-
denti agli abbandoni tipici, ai gesti angolari, alle tipiche deformità muscolari del Cavalier
Calabrese!

Due grandi tele rettangolari, ora nella Collezione della duchessa Serra di Cassano,
rappresentanti Ercole e Prometeo ed Ercole e Anfione (o Vulcano e Prometeo) paiono
traduzione di alcuni episodi delle scene della peste. Le membra atletiche di Prometeo
strapiombano con lo squarciato petto e su di esse si piega sbucando dal cielo livido
il semidio che nell'altra tela, fosco nei bagliori della tempesta, si torce grandioso (come
il superbo monatto trascinante l'appestato) nell'edurre dall'acqua illividita ai riflessi
del ciclo il corpo umano che vi naviga. Malinconia del dolore, incertezza di torbida
atmosfera creata a sottolineare la tristezza della scena formano un lato dell'arte di
Mattia Petri, e direi quasi la sua nota psicologica, che pur nelle tele ove s'adagian
marmoree le figure in accademica quiete trova modo d'accigliare un volto contro luce
0 di sommuovere in tempesta un lembo di cielo.

All'istesso periodo degli affreschi appartiene la grande tela in S. Agostino degli Scalzi,
nella cappella Schipani: la Madonna del Rosario, recante la data, luglio 1656, e la firma del-
l'autore (fig. 3). E se anche questa mancasse e se l'accartocciata tabella tacesse del voto, noi
riconosceremmo agevolmente nella parte superiore del quadro la medesima composizione
dei bozzetti della peste: anche in questa tela trionfa una Vergine forte e severa, e da uno dei
bozzetti stessi pare sbocciata S. Rosalia adorante, con grazia flessuosa, tutta involta nella
chioma bionda. Ma tutto è qui religiosamente disposto come in un'ancona antica; il gruppo
si compone in perfetto equilibrio bilanciandosi con diverso giuoco di genuflessioni: San
Giuseppe e S. Gennaro ai lati della Vergine, S. Rocco e S. Nicasio a piè del trono. Ed entro
le due diagonali, la caduta delle corone floreali: sospesa l'una dall'angelo sul capo della
Vergine, tesa l'altra da questa a S. Rosalia. Ed ancora, la vivezza del graziosissimo bam-
bino dalle carni rosate, la maggiore lisciatura delle figure, la ricerca del ieratico nella
espressione di S. Gennaro, dell'avvenente nelle figure di S. Rosalia e S. Nicasio, che
in atteggiamento di giovanile baldanza volge il viso leggiadro di fanciullo, darebbero
l'impressione di una tela d'altare cinquecentesca, se il tenebrore del fondo non ci richia-
masse al secolo.

La seconda opera a fresco del Preti a Napoli è la cupola di S. Domenico Soriano,
che parve segnare — a quel che dice il De Dominici - - un momento di titubanza nel

1 Cfr. B. Capasso, Sull'aneddoto riguardante gli
affreschi del Cavalier Calabrese sopra le porte di Na-
poli, in Arch. Stor. Nap., Ili, 1878. Il Capasso
sfruttò i documenti dell'Archivio Municipale di
Napoli, ne' quali si parla della composizione, del
numero dei Santi da raffigurare negli affreschi, i
quali dovevan essere affidati « a persona di molto
talento et esperta nelle cose della pittura ». E in-
fatti i committenti avevano affidato il lavoro a

« Mattia Preti, persona molto perita et esperta
nella professione della pittura... per due. 1500 e
una libbra d'oltremarino... Et prima de comin-
ciare a pictare, debbia fare li disegni in cartoni
acciò si vedano ». Fece questi disegni o i due ab-
bozzi in tela serbano il primo momento, il primo
getto delle scene della peste? Ancora un bozzetto
delle scene della peste trovavasi presso un anti-
quario fino a pochi mesi fa.
 
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