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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 23.1920

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Fasc. 3
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Tea, Eva: Il ritratto di Pace Guarienti attribuito a Paolo Veronese
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https://doi.org/10.11588/diglit.17340#0221

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IL RITRATTO DI PACE GUARIENTI

ATTRIBUITO A PAOLO VERONESE

L'opera pittorica di cui vorrei intrattenermi con gli amici dell'arte veronese è di quelle
su cui, per lunga consuetudine, l'occhio ha quasi perduto il potere d'investigazione. 11 ri-
tratto di Pace Guarienti nel Museo Civico di Verona, attribuito universalmente a Paolo
Veronese, m'era noto e caro da sì lungo tempo, che non avrei mai osato far questione di
lui, se un dubbio, più forte del mio affetto, non mi ci avesse controvoglia costretta;
e anche oggi non intendo davvero affermare nulla di nuovo, ma solo proporre un que-
sito, grata a chi vorrà darmene ragionevole scioglimento.

Ecco i termini.

Nel 1556 Paolo Caliari eseguiva nel soffitto della chiesa di S. Sebastiano a Venezia
tre pannelli con scene della storia d'Ester. Dicono che il popolo facesse allegrezza il dì
che vennero scoperti come « di cosa non prima veduta ». Lo Zanetti li giudicò il capo-
lavoro più genuino di Paolo, e fra il decimosettimo e il decimottavo secolo era sì grande
il concorso dei pittori vogliosi di copiarli da indurre a rigorosi provvedimenti il governo
della Serenissima.

Prima che « il giovin signore » del Parini disputasse sulla priorità fra Raffaello e
Paolo, gli occhi del Tiepolo avevan sorbito ansiosi l'arcano magico di quei pennelli,
senza esaurirlo: chè ancora nel presente secolo essi fecero e fanno gridare e fremere, non
pure un Ruskin, ma spiriti pittorici meno che tiepidi. Rimossi in occasione della recente
guerra, parvero miracolo a chi li esaminò da vicino, e solo comparabili per ricchezza e
felicità di vita con le creature naturali dell'aria e del prato.

Il loro stile rivela un'armonìa psichica tutta ordinata e tesa verso la traduzione
cromatica del vero. Le cose valgono solo per qualche aspetto di luce o di cromìa. L'ac-
coppiamento dei toni caldi e freddi, derivato dal Badile, risolve il chiaroscuro nel colore,
che mercè la dissociazione dei complementari si mantiene a diapason altissimo; e mentre
lo pseudotono modula la forma sfaccettata, l'artificio alterno del lume, combinandosi
con i contrasti successivi e simultanei dei colori, moltiplica indefinitamente i rapporti li-
beri. È la suprema conseguenza della sintesi veronese di forma-colore-lumc. Riguardo
alla tecnica, trovo nel mio diario veneziano questi appunti, scritti mentre i pannelli
venivano ricollocati a posto :

«Una prima posa di colore fluido e freddo per commistione di violetto accenna i
modellati con lievi trapassi d'ombra, come in un acquerello diligente. Su questa prepara-
zione, che fa quasi da sottosquadro, vengono a cadere quei <■ secondi colpi » dinanzi a
cui s'entusiasmava il Boschini. Rosei e carmini stendono sui volti un rado belletto: pennel-
late circolari e corsive come ghirigori di penna accennano i capelli: le mani grasse e mor-
bide son poca velatura violetta, strofinata con lacca asciutta. Le dure setole lasciano sul
cielo grumi di color onice, rotti alla spica della tela: un velo di donna.

Sulla preparazione color uva che imbruna lunghe strisce gialle, rosa, turchine, bigie,
distinte e accostate secondo il sistema musivo romano, rappresentano un'armatura. Allo
avambraccio una lunga direttissima pennellata bianca sintetizza la durezza metallica.
Sopra il costato la chiarezza trema rotta come specchio lunare. Nel cavaliere del Trionfo
 
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