Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 23.1920

DOI Heft:
Fasc. 3
DOI Artikel:
Cellucci, Luigi: Nuovi avanzi di pitture romaniche in Terra di Lavoro
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17340#0229

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
NUOVI AVANZI DI PITTURE ROMANICHE IN TERRA DI LAVORO 203

col nome di Santa Maria, ma è incerto se qual-
cuna di esse corrisponda a quella di Santa Maria
della Piana. Il più antico storico di Sessa, cioè il
secentista Lucio Sacco, afferma, fondandosi forse
su documenti ora scomparsi, che questa chiesa
fu edificata dal re Manfredi nel 1250:1 notizia ac-
colta poi dall'altro storico sessano De Masi, e dal
Pratilli, il quale però, ritenendo la chiesa d'oii-
gine più antica, la dice soltanto restaurata da
Manfredi.2 Si può crederla in realtà costruita o
ricostruita nel 1250; mentre è da rigettare, per
buone ragioni,3 l'affermazione dell'Ughelli, che
essa sia stata l'antica cattedrale di Sessa. Basilica
a tre navate sostenuta da sedici colonne, con le
pareti tutte copeite d'affreschi, nell'epoca in cui
scriveva il Sacco, cioè nel 1633, era tuttora aperta
al culto e servita da preti secolari. Un secolo dopo,
come ci attesta il Pratilli, non conservava più
nulla dell'antico splendore. Ora dell'edifizio ri-
mangono i muri esterni con due stanzette annesse,
e col campanile mezzo diroccato facente corpo
con la facciata. L'unione del campanile alla fac-
ciata, particolare non molto antico in Campania,
lascia bene attribuire la chiesa all'epoca del re
Manfredi. Esternamente accanto alla porta cen-
trale, e nell'interno sulle pareti laterali, si vedono
avanzi di pitture bizantineggianti, già ricoperte per
intero (lo sono sempre in parte) da un intonaco
con dipinti quattrocenteschi ora quasi scomparsi.

In fondo a sinistra apparisce una Madonna
(fìg. 2) in discreto stato di conservazione, anch'essa
già coperta da intonaco e perciò deturpata con
scalpellature. E racchiusa in un riquadro a strisce
di vari colori, la seconda delle quali con triangoletti
bianchi e rossi: motivo, quest'ultimo, proprio della
pittura bizantina in generale e particolarmente
della bizantino-cassinese; il quale può osservarsi,
ad esempio, nel mosaico di San Vitale di Ravenna
rappresentante Abramo che riceve gli angeli e si
dispone a sacrificare Isacco,4 come pure nella
mandorla che racchiude il Cristo nelle due rap-
presentazioni benedettine del Giudizio Univer-
sale di Sant'Angelo in Formis presso Capua e di
Sant'Angelo a Pianella in Abruzzo.5 La Vergine
siede su un cuscino, in un seggio di cui è visibile
la spalliera; questa è formata da un telaio nel quale

1 Sacco, Vantichissima Sessa Pometia {si tratta invece
di Sessa Aurunca), Napoli, 1640, p. 68.

2 Pratilli, Della Via Appia riconosciuta e descritta da
Roma a Brìndisi, Napoli, 1745, p. 218.

3 Cfr. L. Pepe, La cattedrale di Sessa Aurunca (Napoli
Nobilissima, a. VII (1898), fase. IV), p. 24 dell'estr.

4 Cfr. Diehl, Manuel d'art bvzanlin, Parigi, Picard,
1910, fìg. 99 (p. 200).

5 Cfr. Bertaux, fìg. 101 e 107 (pp. 265 e 285).

si stende un drappo, legato con nastri — in ma-
niera da formare una serie d'archetti — alle
stanghe superiori che si congiungono ad angolo
ottuso. Noi qui vediamo il prototipo, d'origine
bizantina, del trono della Vergine che fu poi adot-
tato spesso dalla pittura toscana, soprattutto se-
nese.1 La testa della nostra Madonna, diritta,
ovale, con aureola gialla, di tipo bizantino, ha
però un particolare che nella figura della Vergine
è esclusivamente occidentale (ed apparisce in altre
Madonne benedettine): non il manto la avvolge,
ma le chiome che incorniciano il volto sono cinte
in alto da un diadema. Il vestiario è semplice:
tunica modestamente orlata e manto. La nostra
immagine, nonostante il diadema, è simile per tal
riguardo non alle figure della Vergine regina che
appariscono sulla porta di Sant'Angelo in Formis,
nella cripta di Santa Maria delle Fratte e nel-
l'abside principale di Santa Maria in Foro Claudio,2
ma alle Madonne di tipo schiettamente bizantino

— con la testa coperta dal manto — che pure si
conservano a Sant'Angelo in Formis ed a Foro
Claudio, nelle absidi laterali. Come tante Madonne
bizantine — a cominciare da quella a mosaico che
ornava l'abside di Santa Sofìa di Costantinopoli 3—,
la figura che esaminiamo appoggia la destra sulle
gambe del Bambino e la sinistra sulla spalla di
lui. Il Bambino è, come la madre, perfettamente
diritto, e siede nel mezzo del grembo materno;
volge in avanti la testa infantile e bionda; con la
destra benedice, e con la sinistra regge, non un
rotulo (volumerì) conforme all'iconografia bizan-
tina, ma un libro, uno di quei libri dalla legatura
ornata che s'apprestavano nelle comunità be-
nedettine.

H disegno è corretto, il colorito uniforme. Pre-
vale il rosso mattone, oscuro nei vestiari e nei
contorni, chiaro nelle parti nude. Col rosso s'alterna
il giallo e poco verde e viola. Il giallo, che s'è
osservato ne! nimbo della Vergine e nei capelli
del Bambino, apparisce anche nei finimenti della
tunica, negli orli del trono e negli ornati del
libro. Delle due maniere di colorire della pittura
bizantino-cassinese, da noi dianzi ricordate, l'au-
tore di quest'immagine s'è attenuto a quella

— già apparsaci nei dipinti arpinati ■— che dà
la prevalenza al color mattone. Il volto della Ma-
donna manca d'espressione; più animato è quello
del Bambino. La composizione, nella sua rigi-
dezza, presenta una linea elegante.

In conclusione l'affresco ora esaminato, tra

1 Cfr. Venturi, Storia dell'arte italiana, Milano, Hoepli;
V (1907), p. 68 e fìg. 33, 35, 38, 39 e 54.

2 Bertaux, fig. 97 e 105 (pp. 251 e 277) e tav. XIII.

3 Diehl, op. cit., fig. 170 (p. 346).
 
Annotationen