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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 3
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Labò, Mario: Studi di architettura genovese: Palazzo Rosso
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https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0178
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15°

MARIO LABÒ

portato pochi lumi. Il Banchero, che a tutt'oggi
rimane il più documentato storico del grande
ospizio, dovette rinunziare 1 a scernere il vero
autore in mezzo ai varii architetti che ebbero
parte nel progetto; e cioè il Ghiso, il Torriglia, il
Gandolfo, e questo Corradi. È tuttora incerto se
essi abbiano costituito, insieme, un comitato; o
se sieno stati messi in gara; o se infine si sieno suc-
ceduti nel tentativo di preparare un piano che sod-
disfacesse pienamente il Magistrato dei Poveri, e
per esso Emmanuelc Brignole che ne era il commis-
sario più attivo oltre che più generoso. Da un passo
del Soprani 2 apparirebbe che essi avessero pre-
sentato un disegno per ciascuno; e che i due che
si mostrarono più affini nelle idee (e non è detto
chi sieno) abbiano poi avuto incarico di formare,
con gli elementi di quei quattro, un quinto di
segno. Ma il testo è ambiguo, mal certo. Per al-
tri dati, sembra che di comporre il piano definitivo
sia stato incaricato lo Scaniglia,3 che il Soprani
non nomina; e che il Ghiso lo abbia poi miglio-
rato in qualche parte durante l'esecuzione.

Al Corradi, i documenti accertarono finora
una parte più di controllo che non propriamente
creativa. Al Banchero 4 si deve la notizia che
nel 1676 egli fu incaricato di verificare se e come
fossero stati adempiti gli obblighi che Emmanuele
Brignole si era assunti nel 1667. La relazione del
Corradi porta la data del 26 giugno 1676.

Nello schedario Podestà > troviamo indicato un
decreto dei Padri del Comune, in data 28 no-
vembre 1647, che lo nomina Architetto Camerale
in luogo di Francesco da Novi assente. L'Alizeri
trova il Corradi occupato nei lavori dell'Acque-
dotto, del Molo nuovo e delle arginature al Bi-
sagno; incaricato con altri degli estimi per l'aper-
tura della Strada Giulia nel 1674 ; coadiutore
dell'Architetto Camerale Gio. Battista Costanzo,6
compagno al Torriglia e al Garrè nella costruzione
dei Prontuar] c'e' P°rto Franco.7 Notizie di fre-
quenti consulti a lui chiesti per le continue prov-
videnze di cui l'Acquedotto abbisognava, trovò
pure il Podestà,8 dalle informazioni del quale

1 Genova e le due riviere, Genova, Luigi Pellas, 1846,
parte I, 3.

* Op. cit., 336.

3 Loc. cit.

4 Op. cit., 9.

5 Municipio di Genova, Uff. Belle Arti.

6 Nat. dei Professori del Dis. in Liguria - Dalla fondazione
deli'Accademia, Genova, Sambolino, 1864-66, I, passim.

7 Guida di Genova, ed. 1875, 42.

8 L'acquedotto di Genova, Genova, Sordomuti, 1870,

59 sgg.

egli apparisce anche impresario oltre che archi-
tetto, ossia capo d'opera come si diceva al suo
tempo.

Pietro Antonio Corradi non era dunque quel
che oggi si direbbe un puro artista. Esperto di
costruzione; pratico, se non dotto, in idraulica;
stimato per collaudi preventivi e perizie, egli era
veramente un ingegnere nel più completo signifi-
cato del termine: come, del resto, la più parte
degli architetti suoi contemporanei o più antichi,
dotati generalmente di una versatilità che solo ai
giorni nostri abbiamo vista decadere. E buon
esempio gli dava il suo maestro Bartolomeo Bianco;
che essendo architetto dei più gran signori di Ge-
nova non si peritava di studiare la forma più con-
veniente da dare ai cassoni per fondare il Molo
nuovo. 1

Ma di quelle opere ove alla libera elezione, al-
l'ispirazione dell'autore è lasciato più campo,
al Corradi se ne riconoscono poche. L'Alizeri gli
rivendicò la fontana o barchile che già fu al Ponte
Reale, e dal 1861 trovasi in Piazza Colombo. Il
Grillo 2 ancor l'attribuisce a Gio. Giacomo Ai-
cardo sulla fede del Ratti, il quale disse così tra-
visando un passo del Soprani.3 L'Alizeri potè
accertare 4 che il barchile fu disegnato dal Cor-
radi Pietro Antonio insieme con un Ottavio dello
stesso casato; che fu eseguito da Giambattista
Orsolino verso la fine del 1646; e che fu più tardi
coronato dal Genio che suona un nicchio marino,
il quale è di mano d'Jacopo Garvo.

Al Corradi si deve il disegno del monastero nuovo
degli diventi di S. Stefano eretto nel 1652;5 ed
a torto invece gli fu attribuito quello degli Eremi-
tani di N. S. della Consolazione.6 Senza certezza,
l'Alizeri? attribuisce a lui, od al Grigo, la chiesa
di S. Carlo.

Ma quanto alla propria architettura civile, si
va ttttt'ora a tentoni. L'Alizeri, ricordato il Cor-
radi a proposito della riforma di Palazzo Balbi,
accenna il suo nome in via di ipotesi per Palazzo
Casareto in Campetto, e come già dicemmo per
il Rosso;8 ma probabilmente perchè lo trovò

1 Podestà, // Porto di Genova, Genova, Spiotti, 1913, 291.
1 Giornale degli studiosi, anno III, Genova, Tip. Sociale,
1H71, I, 263.

3 Cfr. Soprani, Vite, ecc., cit.: ed. 1674, 335, ed. 1768-69,
I, 438.

4 Guida di Genova, ed. 1875, 468.

J Alizkri, Guida di Genova, ed. 1876, I, 189; ed. 1875, 311.

6 Cfr. Alizeri, Guida di Genova, ed. 1875, 460; dove
però non è detto chi sia lo scrittore inesatto.

7 Guida cit., ed. 1875, 433.

8 Guida cit., ed. 1875, 31.
 
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