Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

DOI Heft:
Fasc. 4
DOI Artikel:
Venturi, Adolfo: Le arti figurative al tempo di Dante
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17341#0258

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
LE ARTI FIGURATIVE AL TEMPO DI DANTE

Là gran luce di Dante, che, nell'età sua, abbacina l'Italia, non permette ai più di
veder chiaramente, fuor della sua individualità gigantesca e sfolgorante, le arti rappre-
sentative, che pure grandeggiano attorno al poeta, e con lui proclamano la grandezza
nuova del nostro popolo, con lui preparano alla nostra nazione il primato civile sulla
terra. Guardando il rigoglio primaverile dei nostri Comuni, nei sentiamo che lo spi-
rito del Poeta divino pervade quanti ci resero lineamenti della vita nuova con squadre
e scalpelli e pennelli. Dante si tace degli artisti del suo tempo: appena ci ricorda Ode-
risio da dubbio e Franco bolognese, miniatori; fimabue e ('dotto, pittori; ma l'archi-
tetto di Malebolge, lo scultore dei rilievi del Purgatorio, il pittore delle luci paradisiache
vive tra architetti, scultori e pittori, tutti, con lui, divino artefice della parola, creatori
della nuova Italia.

* * *

L'architettura gotica, importata in Italia dai monaci francesi Cistercensi alla line
del secolo xii, non riesce a scacciare le abitudini di costruzione romanica nemmeno
(piando, nel setolo xiv, la moda della linea gotica invade anche la scultura e la pittura.

Pivi misurato del gotico francese, che trova la sua espressione negli ardimenti della
linea verticale, nello slancio mistico verso l'alto, nel grido a Dio delle guglie appuntate
al cielo, il gotico italiano schiva l'estrema leggerezza ottenuta col predominio dei vuoti,
con le schiere di guglie sottili; la tendenza indigena àllo squadro mantiene il dominio,
sicché, più che nell'ossatura architettonica, l'impulso dell'arte gotica sull'arte italiana
si esprime nella ricchezza fantastica della decorazione.

I a facciata del duomo di Siena, coperta da un fastoso pesante tappeto di trine
marmoree, con i frontoni fiancheggiati da cuspidi, come candelabri ardenti ai lati di
un altare, con gli archi e le aperte gallerie, ricordo di chiese romaniche, mantiene, ne!
chiaro organismo, toscana, italiana fisionomia.

E mentre, nelle cattedrali francesi, le statue, tese entro la sotti! guaina delle vesti,
sono incanalate lungo i profili architettonici, con rigoroso ordine inteso ad aumentare
la ieratica impressione di verticalità, nel Duomo di Siena si slanciano con impeto fuor
delle cornici, animano l'edifìcio col prediletto gioco italico delle ombre create dal pa-
rossismo febbrile dei movimenti.

Mentre gli slanci e l'inquieta vita delle masse architettoniche di Giovanni Pisano,
dominate da una potente fioritura scultoria, si affermavano a Siena, Pistoia, Lucca,
Pisa, ecco un altro grande architetto, il condiscepolo di Giovanni, Arnolfo di ( ambio,
imprimere carattere classico agli edifici, che nonostante gli ardii acuti e le punte gotiche,
traggono cristallina struttura dal perfetto senso di proporzioni, dalla marmorea leviga-
tezza delle superfici, dall'ordine logico con cui sono distribuite le statue nei loro sottili
gusci, dalla geometria dell'ornato cosmatesco. Ce architetture tornite, preziose, sottil-
mente equilibrate di Arnolfo si acclimatano all'ambiente di Roma, tra la misurata arti'
 
Annotationen