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MARIO LAHÒ
dopo e dietro l'ispirazione sua, quali sono quella del Reinhardt,' del Gurlitt,2 e del
Suida,3 che sono tutti per lo meno inclini ad attribuire Palazzo Carrega all'Alessi. E
bisogna tentar di decidere questo palleggiamento tra 1" Alessi e il Castello senza tanto
badare alle avverse opinioni; e mettendoci in diretto contatto con le fonti storiche e
col monumento.*
* * *
Quanto a fonti storiche teniamo presente che noi abbiamo in favore del Castello
l'attestazione del Soprani, che, nato nel 1612, verso la metà del Seicento si diede a ricer-
care le memorie artistiche genovesi con ima diligenza chi' ogni giorno più rifulge ai
controlli che se ne fanno.
E teniamo presente il documento pubblicato dall'Alizeri,3 che è di gran pesò.
Poiché, normalmente, l'ufficio di arbitro tra il committente e tutti quanti gli artefici
ed anche i manovali che concorrevano alla costruzione di un palazzo, almeno negli
usi genovesi, era riservato all'architetto. Anzi è soltanto a quest'uso che dobbiamo
di veder comparire qualche nome di architetto nei documenti; poiché una vera loca-
zione d'opera, con lui, non si faceva. Si ha un vero contratto con lui solo quando egli
si obbliga a fornire un modello in legnami od assumere, almeno in parte, l'impresa
della costruzione; altrimenti egli non compare che così di straforo. Per esempio, Ga-
leazzo Alessi appartiene alla storia documentata di Villa Cambiaso soltanto perchè
egli detterà legge ai marmorari] che preparano le colonne. E Pietro Antonio Corradi
mi si rivelò autore di Palazzo Rosso soltanto perchè egli fu incaricato di sorvegliare
le pretese di una compagnia di mulattieri! L'ufficio riconosciuto al Castello nel docu-
mento citato è in perfetta analogia con questi esempi.
E non ci trattenga la considerazione che il Castello ivi è nominato pittore, mentre
arc hitetti son chiamati, a lor luogo, PAlessi e il Corradi. Il Castello, oltre che architetto
era anche pittore, ed a questa qualifica doveva tenere soprattutto; tanto è vero che lo
vediamo firmarsi pittore anche in un disegno specificamente di architettura, perchè
non contiene che uno schizzo di colonne doriche, con le loro (piote, ed è allegato
a un contratto di marmai.6
* * sK
Sicché la questione si potrebbe considerare risoluta in base ai documenti.
.Ma guardiamo il palazzo.
I.a sua facciata è, certo, di bellezza notevole; ha proporzioni misurate ed armo-
niche, e particolari di squisito disegno.
È scompartita in due ordini sovrapposti di lesene; rustico l'inferiore e civile il
superiore: il primo però in parte fuso col bugnato del rivestimento. Corrisponde, in com-
1 Palast-Architektur von Ober-Italien inni 'l'osanni,
I, (Cernia), 15. (Berlin, W'asmuth, 1886).
1 Geschichte des Barochstiles in Italien (Stuttgart,
Ebner & Seubert, 1887).
3 Genita (Leipzig, Seemann, 1906), 96. Però nel
Kiinstlertexikon, Thif.mf.-Rkckkk (voi. T, del 1907,
all'art. A tessi Galeazzo) il Snida riprende l'attribu-
zione al Castello.
4 11 Gurlitt, nonostante la sua dottrina e il suo
acume, risolvette (op. cit.) la disputa in modo al
latto inatteso, riuscendo a trovare una via di mezzo
Egli attribuisce cioè all'Alessi il nocciolo originario,
la costruzione primitiva del palazzo; ed al Castello
le aggiunte d in sehr unruhiges drittes Geschoss). Ciò
che è tanto più strano, in quanto ch'egli aveva
buona )>ratiia dei Palai i del Rubens, dai quali ri-
sulta che quelle aggiunte nel 102», e cioè mezzo se-
colo dopo la morte del Castello, non esistevano an-
cora. Ed egli non sbaglia riconoscendo nel palazzo
Contrassegnato dal Rubens con la lettera A il pa-
lazzo Carrega. Il madornale errore riesce pertanto
inesplicabile,
3 Notizie cit., loc. cit.
" Atti del not. Leonardo Chiavari (Archiviodi
Stato), filza 8, 1564, 6 settembre.
MARIO LAHÒ
dopo e dietro l'ispirazione sua, quali sono quella del Reinhardt,' del Gurlitt,2 e del
Suida,3 che sono tutti per lo meno inclini ad attribuire Palazzo Carrega all'Alessi. E
bisogna tentar di decidere questo palleggiamento tra 1" Alessi e il Castello senza tanto
badare alle avverse opinioni; e mettendoci in diretto contatto con le fonti storiche e
col monumento.*
* * *
Quanto a fonti storiche teniamo presente che noi abbiamo in favore del Castello
l'attestazione del Soprani, che, nato nel 1612, verso la metà del Seicento si diede a ricer-
care le memorie artistiche genovesi con ima diligenza chi' ogni giorno più rifulge ai
controlli che se ne fanno.
E teniamo presente il documento pubblicato dall'Alizeri,3 che è di gran pesò.
Poiché, normalmente, l'ufficio di arbitro tra il committente e tutti quanti gli artefici
ed anche i manovali che concorrevano alla costruzione di un palazzo, almeno negli
usi genovesi, era riservato all'architetto. Anzi è soltanto a quest'uso che dobbiamo
di veder comparire qualche nome di architetto nei documenti; poiché una vera loca-
zione d'opera, con lui, non si faceva. Si ha un vero contratto con lui solo quando egli
si obbliga a fornire un modello in legnami od assumere, almeno in parte, l'impresa
della costruzione; altrimenti egli non compare che così di straforo. Per esempio, Ga-
leazzo Alessi appartiene alla storia documentata di Villa Cambiaso soltanto perchè
egli detterà legge ai marmorari] che preparano le colonne. E Pietro Antonio Corradi
mi si rivelò autore di Palazzo Rosso soltanto perchè egli fu incaricato di sorvegliare
le pretese di una compagnia di mulattieri! L'ufficio riconosciuto al Castello nel docu-
mento citato è in perfetta analogia con questi esempi.
E non ci trattenga la considerazione che il Castello ivi è nominato pittore, mentre
arc hitetti son chiamati, a lor luogo, PAlessi e il Corradi. Il Castello, oltre che architetto
era anche pittore, ed a questa qualifica doveva tenere soprattutto; tanto è vero che lo
vediamo firmarsi pittore anche in un disegno specificamente di architettura, perchè
non contiene che uno schizzo di colonne doriche, con le loro (piote, ed è allegato
a un contratto di marmai.6
* * sK
Sicché la questione si potrebbe considerare risoluta in base ai documenti.
.Ma guardiamo il palazzo.
I.a sua facciata è, certo, di bellezza notevole; ha proporzioni misurate ed armo-
niche, e particolari di squisito disegno.
È scompartita in due ordini sovrapposti di lesene; rustico l'inferiore e civile il
superiore: il primo però in parte fuso col bugnato del rivestimento. Corrisponde, in com-
1 Palast-Architektur von Ober-Italien inni 'l'osanni,
I, (Cernia), 15. (Berlin, W'asmuth, 1886).
1 Geschichte des Barochstiles in Italien (Stuttgart,
Ebner & Seubert, 1887).
3 Genita (Leipzig, Seemann, 1906), 96. Però nel
Kiinstlertexikon, Thif.mf.-Rkckkk (voi. T, del 1907,
all'art. A tessi Galeazzo) il Snida riprende l'attribu-
zione al Castello.
4 11 Gurlitt, nonostante la sua dottrina e il suo
acume, risolvette (op. cit.) la disputa in modo al
latto inatteso, riuscendo a trovare una via di mezzo
Egli attribuisce cioè all'Alessi il nocciolo originario,
la costruzione primitiva del palazzo; ed al Castello
le aggiunte d in sehr unruhiges drittes Geschoss). Ciò
che è tanto più strano, in quanto ch'egli aveva
buona )>ratiia dei Palai i del Rubens, dai quali ri-
sulta che quelle aggiunte nel 102», e cioè mezzo se-
colo dopo la morte del Castello, non esistevano an-
cora. Ed egli non sbaglia riconoscendo nel palazzo
Contrassegnato dal Rubens con la lettera A il pa-
lazzo Carrega. Il madornale errore riesce pertanto
inesplicabile,
3 Notizie cit., loc. cit.
" Atti del not. Leonardo Chiavari (Archiviodi
Stato), filza 8, 1564, 6 settembre.