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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 26.1923

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Fasc. 2
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Moschini, Vittorio: Benedetto Luti
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https://doi.org/10.11588/diglit.17343#0119

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BENEDETTO LUTI

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sentita, anche se un po' vuota come pittura: l'Amore e Psiche della Galleria di S. Luca,
(fig. 4), dolce lìaba notturna, romantica estasi d'amore della giovinetta che contempla,
al lume della lucerna, il viso del bel dormiente. E la lucerna nella mano di Psiche
crea un palpito di luci onduli' nei corpi alabastrini, un accendersi di colori nella rossa
faretra, nel drappo azzurro, nei cortinaggi, di barbagli luminosi nelle seriche coltri.
In questa vicenda di riflessi, nel sontuoso apparato di sete e di rasi, le due figure a
contrapposto, chiare nelle carni diafane da impreziosito Furini. E ben evidente quanto
di toscana intimità vi sia in quest'opera tra le ispirate del Luti e la dolcezza delle
limpide luci e dei colori è tutt'uno col senso delicato di questa scena.

Prossima all'Amore c Psiche è VEducazione di Amore (fig. 5), nel castello di Wilhelms-
hoehe,1 opera dipinta con una ricchezza di luci e di scenari, con un bell'effetto d'in-
sieme, che la pongono tra le migliori del maestro, anche se un po' dura in qualche sua

Fig. 7. —< B. Ltitl; Venere e Adone.
Pommersfelden, Gali. Schònborn. (Fot. C. L. Ritti-

parte. Rammentano l'Amore e Psiche il cuscino, i drappeggi fastosi ed in ispecie la
vicenda delle luci sui due corpi femminili. Qui la scena si svolge all'aperto, nella son-
tuosità di un fittizio parco, in una chiara luce che, proiettata di lato, trova il suo centro
splendente nell'arguto Amore che attento segue la lezione di Mercurio, grazioso toscano
garzone con l'elmo sulle ventiquattro. Venere, in alto, osserva la scena e, tutta com-
presa della sua preziosa posa, solleva con la destra il metallico arco di Amore facen-
dolo splendere nella luce. Il Luti sentì pittoricamente questo quadro, e l'animò di
ricchi sbattimenti creati da quella accentrata illuminazione e dalle variate pose dei
corpi.

Il nostro si mostra così rievocatore di un mondo di delicate divinità, fine pittore
di mitologici idilli che, per quanto manierati possano a volte sembrare, rappresentano
uno stato d'animo suo e del suo tempo.

Se poi raggruppo queste opere di un analogo motivo narrativo, bisogna ricor-
dare (e si giudichi come si vuole questo fatto) che per il nostro toscano artista il sog-
getto dell'opera doveva avere un rilevante valore, qualunque questo soggetto si fosse.
Se infatti nella pittura secentesca toscana non si trattava più di simboli astrusi e
di metafisiche figure come in quella tarda rinascenza fiorentina anzitutto, il con-
tenuto dell'opera aveva sempre un valore relativamente più notevole che nelle altre

1 Vive grazie al prof. G. Gronau per avermi procurato la fotografia qui riprodotta.
L'Arte. XXVI, 13.
 
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