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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 26.1923

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Francesco di Giorgio Martini scultore
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https://doi.org/10.11588/diglit.17343#0223
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FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI SCULTORE

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brume luminose, infondendo alla scena fantastica animazione, moltiplicano la gamma
delle luci creata dal tremolio incessante delle pieghe, dalle anfrattuosita minute e
varie del rilievo. Dagli attori del dramma sacro tre figure a destra si isolano, messe in
risalto, pur nella loro distanza, da verticalità di posa, da medaglistico rigore di
segno, ed evocano il mondo urbinate, culla di gloria all'architetto senese. Presso
l'immagine del Duca Federico da Montefeltro, i cui lineamenti deformi 'sembran tra-
sfigurati dall'estrema finezza del rilievo, incisivo e sottile, si disegna, in una nube di
veli, inclinato in infantile fervore, il profilo del piccolo Guidobaldo: le figure sbocciano
brillanti dal suolo, non definito alla maniera di Bertoldo, ma irregolare, composto quasi
di nebbia o di spuma, della stessa ariosa morbida sostanza che compone i veli. E sopra
il gruppo terreno oppresso dalla disperazione, lungo l'asta sottile della croce, che fiorisce,
stelo d'incomparabile delicatezza, da quel suolo sconvolto, sbocciano, vivi fiori di luce,
sei angeli vestiti di veli luminosi, evanescenti come parvenze di lunare cielo dantesco,
composti di faville, di pulviscolo d'astri, scie di luce nella uniformità del cielo. Ghir-
lande di riccioli infiorano le teste; le braccia, le mani, i piedi lunghi e sottili, i corpi agili
smaniti nelle brume scintillanti dei veli, irradian faville; la vivida fantasia dell'archi-
tetto senese, la duttile eleganza delle sue tenui immagini, si mostrano, in queste aeree
parvenze, in tutto il loro splendore.

Il profilo di Federigo, che s'intaglia, nel fondo del bronzo veneziano, con sottile
affilato contorno di lama, riappare, non finito e scabroso, nella medaglia attribuita dal-
l'Hill a Francesco di Giorgio (fig. 3). Il mento forte ha la spiccata rotondità propria
alle immagini del maestro; le labbra sottili sembrano aperte, nella emaciata carne del volto,
da fine coltello; l'occhio, trasparente acuto e freddo, dardeggia uno sguardo imperioso;
un rotulo soffice di chiome termina con note di morbidezza la curva possente del cranio,
segnata da un solco netto che stacca il contorno della nuda fronte con affilatezza di
lama dal fondo. In questo tagliente rilievo, come nel cavo insinuato dello spallaccio,
dal margine acuto, e nei lunati contorni, nel modellato metallico e sinuoso, la mano
precisa e rapida di Francesco di Giorgio ha impresso il proprio suggello: l'immagine
del duca Federico, che, nel dittico di Piero della Francesca, si erge, inaccessibile torre,
Milla panoramica distesa di colli, pianure e fiumi, costretto il profilo deforme a rigore
di squadro geometrico, presenta, nella medaglia di Francesco, una mobilità pronta e
vivace di sguardo, di labbra respiranti, di chiome ariose, la sensibilità intelligente at-
tiva, lo sguardo vigile del condottiero, esaltato dall'artista nelle pagine del trattato
d'architettura, l'espressione di uno spirito alacre e accorto. Nel rovescio, è abbozzata
appena la figura di un cacciatore prono, lancia in pugno, sopra il cavallo inalberato:
visione rapida come lampo, degna di Leonardo nella sua animazione fantastica. La testa
angosciata del cavallo si modella tutta sul fremito del nitrito e della pazza fuga; il
corpo, nubiforme ancora, trova, nel contorno acuto delle cosce e delle zampe puntel-
late in un supremo sforzo di arrestare la corsa, tutta l'incisiva precisione del segno
di Francesco; ammirabile è il modellato agile e vibrante del nudo, teso come freccia
sul corpo del destriero. Segni di cancellatura ci mostrano questa preziosa opera incom-
piuta, nel fervore del lavoro che l'ha creata.

* * *

L'attribuzione della medaglia di Federigo a Francesco di Giorgio facilmente con-
duce a riconoscere come sue le due tavole marmoree, raffiguranti Battista Sforza e
Federigo da Montefeltro nel Museo pesarese (figg. 4 e 5).1

1 Già attribuite a Francesco Laurana. Vedi A. Venturi, Storia dell'Arte Italiana, VI, Roma, 1908, 1044.
L'Arte. XXVI, 26.
 
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