SANDRO BOTTICELLI
193
Le vesti sparse sui gradi della scalinata, viventi ancora, nel loro lugubre affìosci-
mento, la febbre delle mani che le han lacerate, irte di aculei nei lembi frastagliati; un
fascio bieco di luce, che fende improvviso l'ombra dell'atrio, completano il quadro so-
brio di linee, ricco di sottintesi. La Primavera, la Nascita di Venere, ci avevan fatto
conoscere nel Botticelli il lirico polizianesco delle maggiolate fiorentine: la Derelitta,
è un dramma d'inanivata potenza nell'arte. La porta chiusa tra le mura grige, la donna
Fig. 3. — L:'Adorazione del Bambino di Sandro Botticelli
nella Galleria Nazionale di Scozia a Edimburgo.
velata dal nero casco dei capelli si circondano della stessa irresistibile suggestione di
mistero: i singhiozzi dell'abbandonata si levano disperati, risuonando nella cavità pro-
fonda del voltone, frangendosi contro la porta chiusa rigida muta che non si aprirà da-
vanti a lei mai più. E il grigio delle mura irruginite dal tempo, la freddezza delle rare
taglienti bici, il bianco avorio della tunica e il nero intenso funebre della capigliatura,
raccolgono la loro gamma triste dalla disperazione tragica di quel pianto senza ri-
sposta.
Un'altra bella opera di Sandro Botticelli, riconosciuta, quattordici anni or sono,
dal De Nicola, rimase dimenticata nella Galleria Pallavicini, accanto a quel capolavoro
del Maestro (fig. 2).
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Le vesti sparse sui gradi della scalinata, viventi ancora, nel loro lugubre affìosci-
mento, la febbre delle mani che le han lacerate, irte di aculei nei lembi frastagliati; un
fascio bieco di luce, che fende improvviso l'ombra dell'atrio, completano il quadro so-
brio di linee, ricco di sottintesi. La Primavera, la Nascita di Venere, ci avevan fatto
conoscere nel Botticelli il lirico polizianesco delle maggiolate fiorentine: la Derelitta,
è un dramma d'inanivata potenza nell'arte. La porta chiusa tra le mura grige, la donna
Fig. 3. — L:'Adorazione del Bambino di Sandro Botticelli
nella Galleria Nazionale di Scozia a Edimburgo.
velata dal nero casco dei capelli si circondano della stessa irresistibile suggestione di
mistero: i singhiozzi dell'abbandonata si levano disperati, risuonando nella cavità pro-
fonda del voltone, frangendosi contro la porta chiusa rigida muta che non si aprirà da-
vanti a lei mai più. E il grigio delle mura irruginite dal tempo, la freddezza delle rare
taglienti bici, il bianco avorio della tunica e il nero intenso funebre della capigliatura,
raccolgono la loro gamma triste dalla disperazione tragica di quel pianto senza ri-
sposta.
Un'altra bella opera di Sandro Botticelli, riconosciuta, quattordici anni or sono,
dal De Nicola, rimase dimenticata nella Galleria Pallavicini, accanto a quel capolavoro
del Maestro (fig. 2).