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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 3
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Nicco Fasola, Giusta: Ravenna e i principi compositivi dell'arte bizantina, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0231

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RAVENNA E 1 PRINCÌPI COMPOSITIVI DELL'ARTE BIZANTINA

203

a volte accosta al classico), 1 e del 1 >ekorati-
vestil.

Ci troviamo fra le mani una quantità di criteri:
Mosaickstil, stilgeschichtlicher Charakter, Rea-
lismus im Stil, ikonographischer Charakter, sym-
bolick Charakter; di cui non si sa bene l'uso e il
valore. L'architettura è staccata da tutto, trattata
con idee particolari, che sono semplicemente le
innovazioni tecniche, presentate come stile.

Per dare un'idea dell'approssimatività dei con-
cetti di questo autore, e della mancanza di critica
nell'usarli: egli commenta i due musaici di San Vi-
tale, di Giustiniano e di Teodora, notando: 2 sti-
lizzazione e realismo nella rappresentazione della
figura umana; la prima sta nelle parti secondarie
del corpo e nelle vesti dove è seguita la regola, la
caduta verticale delle pieghe; il realismo è nei volti,
dove « nessun motivo si stacca dalla pura realtà;
si gradua persino la carnagione, e si nota la diffe-
renza dei colori dell'occhio ». La coscienza che le
due tendenze (se ci sono) possano contrastarsi e
minacciare l'unità necessaria all'effetto artistico,
gli manca. La ragione è che i concetti di raonii-
mentalità, realismo e simili, non sono per il Wultt
indici di un mondo spirituale autonomo dell'ar-
tista, ma sono presi essi stessi come realtà d'arte.
Per cui la trattazione del Wulff, benché ampia, è
insufficiente per comprendere l'arte bizantina.

Così, traverso la lunga storia del problema e
nelle trattazioni generali, quella che generalmente
è rimasta estranea oppure è apparsa soltanto in
lampi momentanei, in tutte queste indagini, è
proprio l'arte bizantina. Nessuno le ha domandato
sul serio di rivelarsi e di comunicare anche a noi
che cosa hanno amato e trovato in sè i suoi artisti.
Qualcuno appena le ha fatto qualche paterna ra-
manzina, dolendosi di vederla tanto amante dello
sfarzo; ma poi ha pensato che si trattava ancora
di una bambina, e che meritava indulgenza perchè
mostrava buone disposizioni ad imparare la dot-
trina cristiana.

Sicché non è da stupire se i grandi santi ci guar-
dano estranei con gli occhi immobili, e stringono
nei manti il segreto della loro persona.

Ci sia permesso, senza accusa di leggerezza,
avvicinarci, dopo i grandi nomi di sopra, all'arte
bizantina, spogli del bagaglio delle questioni dot-
trinarie; non per insegnarle, ma per capirne quel
tanto che è possibile alla nostra mentalità così
differente.

Intanto, uno degli errori consueti è di raggrup-
pare in un unico tentativo di interpretazione l'arte
di un lungo periodo, da Ravenna a Venezia e a

1 Wulff, op. cit., pag. 365.

2 Wulff, op. cit., pag. 423.

Palermo. Se alcuni tratti rimangono comuni, dif-
feriscono caratteri notevoli di stile; nè si potrebbe
ragionevolmente pensare che sia altrimenti.

Questo studio è soprattutto rivolto ad intendere
i principi dell'arte nel primo periodo, quello che
ha attualmente le sue opere più grandi a Salonicco
e a Ravenna, esaminando i monumenti di Ravenna.

* * •

L'arte bizantina è legata ad opere religiose, tanto
che alcuni la caratterizzarono: arte della Chiesa
trionfante (Diehl, Millet); e badando al suo con-
tenuto, ai suoi compiti, la unirono spiritualmente,
come a sua origine, all'arte più antica, cristiana.

Queste generalizzazioni guardano l'arte bizantina
dal di fuori, dove non appare come spiritualità
singolare, con caratteri proprii, e specchio di par-
ticolari sensibilità; ma come fatto legato a fatti
sociali e a vicende storiche; l'argomento più forte
è la profusione delle opere, il fervore per fondare
ed abbellire chiese dei secoli che sono pure l'epoca
d'oro di quest'arte. Ma sarebbe erroneo doman-
dare alle idee religiose di penetrarci da sole l'arte
bizantina, ingenuo crederla spiegata avendola con-
nessa con l'occasione della sua nascita, la libera-
zione della Chiesa, sua committente.

I n passo avanti verso una conoscenza più con-
creta, sarà sapere quel che gli artisti stessi pensa-
vano della loro opera indirizzata al culto e alla
gloria di Dio. Sarà anche questa una generalizza-
zione, perchè non abbiamo i pensieri di ogni ar-
tista, anzi non sappiamo nemmeno quali e quanti
furono gli artisti; ma per il medioevo ci possiamo
contentare, più che per altro periodo, di conoscere
indirizzi generali e gruppi artistici, perchè per cul-
tura tecnica e per gusto le tendenze individuali non
erano spiccate. E l'artista non parlava solo per sè
ma per il popolo; non si ha notizia di lavori rifiu-
tati per incomprensione del pubblico, ne avveni-
vano polemiche intorno a canoni d'arte.

L'artista bizantino è, fra tutti, ad un tempo il
più umile ed il più superbo.

Con quale animo egli si disponeva all'opera, e
quale opinione aveva del suo compito, ce lo dice
con l'autorità di testimonianza scritta la tradi-
zione bizantina conservatasi nel monastero del
Monte Athos; se la redazione non sale molto in-
dietro per età, l'ambiente chiuso e conservatore
dove fu stesa ci assicura per la massima parte dalle
deformazioni.

Lo scrittore, che è pittore e parla a pittori in una
Guida della Pittura, comincia i suoi consigli pra-
tici con un capitoletto di « esercizi preliminari ed
istruzioni ». Qui, dopo aver accennato che il pra-
ticante deve essersi prima un po' esercitato a di-
segnare semplicemente, senza misura, lo invita ad
 
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