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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 3
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0258
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230

BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

stica, i risultati dei loro studi e i criteri che in essi li hanno
guidati. Dalla giusta posizione di principi e di personalità
spesso assai differenti tra loro, il lettore è tratto a giudicare
da sè dei vari indirizzi che dominano, o hanno dominato
nella storia e nella critica dell'arte, e a ricavarne una sua
propria conclusione, senza passare pel tramite dei giudizi
sempre troppo soggettivi di uno studioso della critica.

In questo volume troviamo nomi illustri: lo Schlosser, lo
Schmarsow, il Gurlitt, lo Strzygowski per non ricordare che
i più noti a ogni cultore dell'arte, che segua il movimento del
pensiero critico tedesco. ». g.

Arménag Sakisaiu, Djem Sultan et les fresques de
Pinturicchio in La Revue de l'Art, febbraio 1925.

In questo articolo, corredato di belle illustrazioni e ricco
di indicazioni bibliografiche, l'A., dopo brevi cenni sulla
iconografia turca, viene a trattare degli affreschi di Pin-
turicchio nell'appartamento lìorgia In Vaticano e più par-
ticolarmente della Disputa di S. Caterina, dedicando il
suo attento studio alla figura del Sultano Djem, il disgra-
ziato figlio di Mehemet II, che battuto dalle truppe del
proprio fratello il Sultano Bayazed II, fu costretto a ri-
fugiarsi presso i Cavalieri di Rodi, e da questi inviato —
ostaggio prezioso — prima in Francia e poi in Italia alla
corte pontificia.

Opponendosi ad Ehrle c Stevenson, che identificano il
sultano Djem nel turco in piedi presso il trono dell'Impera-
tore, il Sakisiau segue l'opinione del Thuasne e del Venturi
che riconoscono il popolare Lizim dei Romani nel turco
sul cavallo bianco, che — a destra della scena — si mostra
imponente e maestoso nelle sue ricche yestimenta di broc-
cato e d'oro.

L'A., a convalidare la sua tesi, riporta, a giusto prò»
posito, i brevi cenni intorno all'illustre personaggio inviati
da Mantegna, che lavorava al Belvedere quando il prin-
cipe era ospite del Borgia, al Marchese di Mantova, e la
descrizione minuta ed esatta di Caoursin. il vice Cancel-
liere dell'ordine di S. Giovanni di Gerusalemme che v'de
Djem nel suo sbarco a Rodi nel 1182. E tali ricordi di vesti
ricche e sontuose, di espressione fiera e maestosa, di barba
rada e corta si adattano perfettamente al bel personaggio
ritratto dal Pinturicchio con vivezza di colori e preziosità
di stoffe damascate, e che ben ci riporta per viva simiglianza
al mirabile ritratto di Maometto II del Bellini; sono infatti
gli stessi caratteri somatici che si ritrovano nei due perso-
naggi, gli stessi lineamenti, che, duri nel padre si addolci-
scono con espressione di tristezza nel figlio. Non dunque
l'impassibile turco dallo sguardo freddo ed acuto, che con
le mani sui fianchi sta ritto presso il trono volto verso lo
spettatore alla maniera del Pinturicchio, ma l'elegante ca-
valiere di destra è il principe Djem, che nel suo volto
mesto mostra quasi il proprio tragico destino.

Ben fissata l'identificazione del Sultano, l'A. si sofferma
sulla già controversa questione dei disegni del Pinturicchio
che servirono per i personaggi orientali della Disputa di

S. Caterina. E a tale proposito ricorda t tre disegni ritrovati
da A. Venturi nei musei Stadel di Francoforte, Louvre e
Britannico e giustamente attribuiti al Pinturicchio come
studi per il greco ritto alla destra del trono, per il turco che
figura alla sinistra dell'imperatore e per il Giannizzero ac-
cosciato che si vede a destra nel Martirio di S. Sebastiano,
altro affresco di Pinturicchio nell'appartamento Borgia-
Ma non tre soltanto sono i disegni dati dal Venturi allo sco-
laro del Perugino come studi per la corte di Djem, bensì
sette, dei quali quattro, quelli dello Stàdel e del British, editi
sempre sotto il nome del Bellini; ed è strano come il Saki
siau, il quale mostra di conoscere il primo studio del Venturi
su tali disegni, apparso ne L'Arte 1898, ignori la lunga ed
esauriente nota a pag. 626, p. II, voi. VII della Storia de'VA rte
con la quale il Venturi cancella la vecchia ed errata attri-
buzione bi'lliniana. L'A., termina accennando come la
figura di Djem sultano, cara al Pinturicchio per il suo ca-
rattere decorativo, torni a mostrarsi nel sesto e nel decimo
affresco della Libreria Piccolomini a Siena, dove, però, non
troviamo nel volto dell'orientale quella vivezza che tanto
attrae nell'affresco Vaticano per il suo carattere di fedele
ed immediato ritratto; il Pinturicchio infatti, illustrando
nella Piccolomini avvenimenti del 1456 e 1464 non poteva
più ritrarre dal vero il principe orientale poiché già da anni
si era spento per morte violenta.

Mariarosa Gabbriiìlli.

Alazard (Jean), Le portrait florcntin de liotticclli à
Bronzino, Paris, Laurens. kjj;.

L'intenzione dell'A. è stata quella di studiare lo svi-
luppo di un genere, fondandosi sugli schemi suggeriti da
Baudelaire del ritratto — storia e del ritratto — romanzo.
E poiché ha studiato il suo tema per molti anni e con note-
vole diligenza egli si è trovato di fronte non solo all'interesse
storico dei personaggi rappresentati ma anche a quello
estetico dello stile, interesse quest'ultimo ch'egli ha iden-
tificato con il problema delle attribuzioni.

La moda del ritratto a Firenze nel '400 e nel '500 è un
tema per la storia del gusto, se non per la storia dell'arte,
certamente interessante. E ciò che l'Alazard ci dice sul gu-
sto di popolar di ritratti gli affreschi, sulla concezione bot-
ticclliana e leonardesca del ritratto, e sull'azione esercitata
da Leonardo, da Michelangelo e dai Veneziani sui ritrat-
tisti fiorentini da Andrea del Sarto al Salviati, e sulla moda
delle collezioni di ritratti, e poi sul ritratto cortigiano d'ap-
parato alla Bronzino, tutto ciò é bene che sia stato raccolto
in un saggio sulla storia del gusto. Ma l'argomento da trat-
tarsi in tal modo deve essere apparso troppo tenue all'A.
che vi ha introdotto discussioni sulle attribuzioni, notizie
esterne sui singoli quadri, saggi critici sulle personalità degli
artisti, che formano i particolari del libro più notevoli per
uno storico dell'arte. Si sente tuttavia che quei particolari
avrebbero trovato la sede più adatta non nella storia di un
genere, ma nella storia degli artisti. E ciò non solo per l'eco-
nomia del libro, ma anche per l'esattezza dei risultati.
L'Alazard è sempre bene informato, ed è sempre prudente.
 
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