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GIUSTA NICCO
giovane Cristo è una figura ellenistica pura, idea- differente alla sua centralità, tra una corte di-
lizzata; gli angeli sono un poco più realistici, e di stratta.
realismo si può parlare apertamente per i santi; Il Cristo l'antocrator è cosciente della sua cen-
S. Vitale sopratutto con le forme regolari, i grandi tralità; la riassume nella sua persona, e la dà come
occhi e i capelli spartiti nel mezzo. legge alla sua piccola corte. Giove è dio tra gli dei,
( i permettiamo di domandare al WuHI. se non e sappiamo che indisciplinato seguito avesse. Ma
ha visto la curvatura del corpo di S. Vitale, e cosa il Dio dei Cristiani è creatore e ordinatore del
ne può pensare il realismo. Ma non vede, non sente mondo; còme uomo sa anche cosa sia seguire una
nulla più importante di queste osservazioni tram- dura legge morale assegnatasi; e rivela nel gesto
mentane, che invece di chiarire l'opera la uccidono, la sua umanità dolorosa.
attribuendole vedute eterogenee? Ha classificato Al Cristo fa capo il coro e l'abside; al suo
prima quest'opera come una delle più antiche gesto, alla contemplazione dei fedeli è apparso
Fìg. 16. —■ Giustiniano col seguito - S. Vitale - Ravenna. (Fot. Alinari).
« Martyrereinfiihrungszene •; poi trova, fortuna-
tamente, che va piuttosto detta La gloria del
Signor e.
Questa glorificazione è la vita dell'opera. Ma
come è ottenuta? in che caratteri la troveremo?
perchè essa non sta in elementi materiali, come
sarebbe il mondo latto trono di Dio; ma come spi-
rito è sparsa in ogni parte, è d'ogni parte la regola.
La prima necessità è di non osservare analiti-
camente, ma scoprire un carattere capace di
abbracciare l'insieme.
Il fondo della conca dove il Cristo appare è d'oro;
azzurro il globo su cui siede. Completamente, di
fronte, siede con largo gesto, e scompare delle sue
vesti tutto quello che distrarrebbe dall'atto. 11
nimbo crùcifero, la nobiltà lo dicono Dio; è quindi
al centro della conca; ma non come un Giove in-
il mondo celeste, nella sua gloria e nella sua
armonia.
Ai suoi lati stanno due angeli e due santi, sim-
metrica nien 11'. che intendono il Cristo, adattando
le persone all'arco, di cui con lente pieghe ripetono
la caduta. Perciò, più distanti alla base, si avvi-
cinano e si stringono verso il sommo, senza nes.
sima distrazione nel gesto. Non deformazione di
corpi questa: San Vitale e S. Ecclesie) sono quali
l'amore di Dio li ha fatti: l'osservanza dell'ar-
monia universale. Si osservi la nobiltà della linea
esterna dei santi, si osservi come la loro statura
è minore di quella delle altre figure perchè la loro
testa si accosti alle ali dell'angelo e formi con
quello, fino all'aureola del Cristo, un limite ideale
curvo; e si vedrà come qui l'individuo è la scena
stessa.
GIUSTA NICCO
giovane Cristo è una figura ellenistica pura, idea- differente alla sua centralità, tra una corte di-
lizzata; gli angeli sono un poco più realistici, e di stratta.
realismo si può parlare apertamente per i santi; Il Cristo l'antocrator è cosciente della sua cen-
S. Vitale sopratutto con le forme regolari, i grandi tralità; la riassume nella sua persona, e la dà come
occhi e i capelli spartiti nel mezzo. legge alla sua piccola corte. Giove è dio tra gli dei,
( i permettiamo di domandare al WuHI. se non e sappiamo che indisciplinato seguito avesse. Ma
ha visto la curvatura del corpo di S. Vitale, e cosa il Dio dei Cristiani è creatore e ordinatore del
ne può pensare il realismo. Ma non vede, non sente mondo; còme uomo sa anche cosa sia seguire una
nulla più importante di queste osservazioni tram- dura legge morale assegnatasi; e rivela nel gesto
mentane, che invece di chiarire l'opera la uccidono, la sua umanità dolorosa.
attribuendole vedute eterogenee? Ha classificato Al Cristo fa capo il coro e l'abside; al suo
prima quest'opera come una delle più antiche gesto, alla contemplazione dei fedeli è apparso
Fìg. 16. —■ Giustiniano col seguito - S. Vitale - Ravenna. (Fot. Alinari).
« Martyrereinfiihrungszene •; poi trova, fortuna-
tamente, che va piuttosto detta La gloria del
Signor e.
Questa glorificazione è la vita dell'opera. Ma
come è ottenuta? in che caratteri la troveremo?
perchè essa non sta in elementi materiali, come
sarebbe il mondo latto trono di Dio; ma come spi-
rito è sparsa in ogni parte, è d'ogni parte la regola.
La prima necessità è di non osservare analiti-
camente, ma scoprire un carattere capace di
abbracciare l'insieme.
Il fondo della conca dove il Cristo appare è d'oro;
azzurro il globo su cui siede. Completamente, di
fronte, siede con largo gesto, e scompare delle sue
vesti tutto quello che distrarrebbe dall'atto. 11
nimbo crùcifero, la nobiltà lo dicono Dio; è quindi
al centro della conca; ma non come un Giove in-
il mondo celeste, nella sua gloria e nella sua
armonia.
Ai suoi lati stanno due angeli e due santi, sim-
metrica nien 11'. che intendono il Cristo, adattando
le persone all'arco, di cui con lente pieghe ripetono
la caduta. Perciò, più distanti alla base, si avvi-
cinano e si stringono verso il sommo, senza nes.
sima distrazione nel gesto. Non deformazione di
corpi questa: San Vitale e S. Ecclesie) sono quali
l'amore di Dio li ha fatti: l'osservanza dell'ar-
monia universale. Si osservi la nobiltà della linea
esterna dei santi, si osservi come la loro statura
è minore di quella delle altre figure perchè la loro
testa si accosti alle ali dell'angelo e formi con
quello, fino all'aureola del Cristo, un limite ideale
curvo; e si vedrà come qui l'individuo è la scena
stessa.