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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 28.1925

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Fasc. 4
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Nicco Fasola, Giusta: Ravenna e i principi compositivi dell'arte bizantina, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17345#0293
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RAVENNA E I PRINCIPI COMPOSITIVI DELL'ARIE BIZANTINA

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quando anche a Roma l'individualità delle figure
era caduta, ed esse si sorreggevano mal costrutte
alla parete del sarcofago. Quello che a Roma era
morte dell'antico era già a Ravenna nascita del
nuovo gusto. Si osservano intanto assai meno
figure, ed assai più curate neMa disposizione, sì che
l'insieme ne è armonioso.

11 Galassi rifiuta per bizantini parecchi dei sar-
cofagi ravennati,1 quelli a figure umane, sulla base
ammessa e non discussa che l'arte bizantina è
discentrata; non osserva però che nei monumenti
sicuri romani non ci sono di questi effetti dati

di adattarvi gli intervalli (come nel sarcofago
dei Pignatti di Ravenna), e trovando soccorso in
nuovi elementi: in quell'esempio, le due belle
palme a cui è affidato il sostegno della rappresen-
tazione.

Il modo con cui la figura umana è interpretata
nelle migliori sculture bizantine non differisce gran
che dalla trattazione pittorica. L'abbiamo dimo-
strato in anticipo, prendendo una figura scolpita
a tipo di figure dipinte. È trovata la grandezza di
un personaggio facendolo parte di un più largo
avvenimento, disegnandogli intorno forme di archi-

Fig. 19. — Sarcofago dell'arcivescovo Teodoro - S. Apollinare in Classe.

(Fot. Miliari).

rapporto tra figure e composizione, o anche solo
da capacità ornamentale delle figure.

11 Cristo tra gli apostoli di S. Apollinare in
Classe, il sarcofago dei Magi a San Vitale, sono
ben diversi dagli agglomeramenti romani, perchè
qui già si sostituisce un ordine alla confusione
senza forma.

In genere, nelle sculture di ogni specie va distinto
tra quelle d'intonazione classica (fig. 18), e quelle
dove figure chiaramente bizantine o simboli vegetali
ed animali lasciano più libero slancio alla fantasia
decorativa dello scultore, la quale inventa con mag-
gior larghezza (fig. 19). Quanto alle prime, le più
volte, l'artista, o romano bizantineggiante o vi-
ceversa, imitando modelli romani, mostra già timi-
damente carattere nuovo nel rinvigorire le forme
rozze e mal costrutte con una certa sensibilità

1 Giuseppe Galassi, Scultura romana e bizantina a Ra-
venna, ne L'Arte, anno 1915.

tettura o utilizzando le linee fondamentali dell'in-
quadratura; al suo gesto sottostando le altre atti-
tudini ed alla sua grandezza i corpi minori.

Così, negli avori, sacri e consolari. Bellissimo il
Cristo che incorona Romano IV, Diogene ed Eudosai,
al gabinetto delle medaglie di Parigi.'11 rilievo
è leggero, e la linea sicura e nobile. Il Cristo soprae-
levato si inquadra al centro dell'arco della tavo-
letta, e le figure laterali con un gesto si riconducono
a lui; ha valore il rapporto del piano compreso tra
il loro busto e il Salvatore. Ancora: lavorando fine-
mente, ma qui senza incisività, l'avorio, l'artista
ha ottenuto, coll'ornato delle vesti e del piede-
stallo, differenze simili a quelle dei colori; e di
queste si vale nella composizione, come già ve-
demmo del colore.

Lo stesso per i dittici, dove ritroviamo forme
pianeggianti, positure di corpi in larghezza anziché

1 Diehl, op. cit., fig. 308.

L'Arte, XXVIII, 34.
 
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