ALESSANDRO SCRINZI
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vazioni stilistiche che confermano pienamente, an-
che sotto questo aspetto, le sue conclusioni.
La decorazione marginale della lapide, costituita
da una fascia di foglietto polilobate alternate con
altre più strette a linguetta, si ritrova presso che
identica in sarcofagi ravennati di S. Apollinare in
Classe e di S. Maria in Porto fuori. Se qualche dub-
bio ancor rimanesse nell’attribuire la lapide al se-
colo vi, esso verrebbe eliminato dalla presenza dei
simboli cristiani scolpiti nella pietra e cioè le due
croci coi piedi uncinati e l’alfa e l’omega [che sono
trova invece piena conferma non solo dall’esame
dell’edifìcio, ma anche dai documenti storici.
Stilisticamente esso discende infatti in linea retta
dal mausoleo di Galla Placidia (fig. 4) con gli stessi
nicchioni, sebbene un po’ meno profondi ai lati e
un piccolo atrio davanti all’ingresso.1 Ma v’è di
più. Appartiene alla stessa epoca anche la bella
cupoletta rotonda impostata su quattro profonde
trombe d’angolo che ora appaiono ornate di af-
freschi settecenteschi. Trombe simili erano visi-
bili alla sommità delle pareti del San Vitale prima
Fig. 1. — Lapide di Opibone. Padova, Oratorio di S. Prosdocimo.
(Fotografia della R. Soprintendenza di Venezia).
appesi ai bracci orizzontali. Appare quindi fon-
data l’ipotesi che questa lapide, commemorativa
del generoso benefattore dell’antico tempio, fosse
murata sopra una porta nella primitiva chiesetta
di S. Giustina.1
Ciò che sorprende è il fatto che nessuno abbia fi-
nora messo in rilievo un altro cospicuo avanzo me-
dievale che sorge a pochi passi dalla lapide. Di-
fatti quella trabeazione sorretta da quattro colon-
nine (fig. 3), di cui abbiamo più sopra parlato, altro
non è che l’iconostasi dell’antico oratorio di S. Pro-
sdocimo, che esiste tuttora quasi intatto nella sua
struttura architettonica, sebbene privo della de-
corazione originale. Tale affermazione che, a prima
vista, potrebbe sembrare alquanto arrischiata,
1 Pietro Toesca, Storia dell’arte italiana, Torino,
pag. 290.
dei restauri 2 3 e nel S. Giovanni in Fonte a Napoli.3
Il muro esterno dell’Oratorio, quello che dà sopra
una piccola corte, ci offre un’altra sicura prova
della nostra affermazione. Infatti a destra e a si-
nistra della finestrina centinata della cupola sono
nettamente visibili le linee che limitano la costru-
zione originaria del vi secolo dalle aggiunte poste-
riori. Anticamente la cupola sorgeva isolata ma
completamente nascosta da quattro muri, secondo
la tecnica costruttiva bizantina che si riscontra
nel mausoleo di Galla Placidia (fig. 5).
1 Vedi la ricostruzione grafica della S. Croce e del mau-
soleo di Galla Placidia in Ravenna. Monografia di Corrado
Ricci. Bergamo, 1909, pag. 60.
2 G. T. Rivoira, Le origini dell'architettura lombarda,
Roma, I.oescher, 1901, voi. I, pag. 77, fig. 122.
3 Cfr. A. Munoz, I mosaici del battistero di S. Giovanni in
Fonte a Napoli, in L'Arte, 1909, pag. 433 e segg.
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vazioni stilistiche che confermano pienamente, an-
che sotto questo aspetto, le sue conclusioni.
La decorazione marginale della lapide, costituita
da una fascia di foglietto polilobate alternate con
altre più strette a linguetta, si ritrova presso che
identica in sarcofagi ravennati di S. Apollinare in
Classe e di S. Maria in Porto fuori. Se qualche dub-
bio ancor rimanesse nell’attribuire la lapide al se-
colo vi, esso verrebbe eliminato dalla presenza dei
simboli cristiani scolpiti nella pietra e cioè le due
croci coi piedi uncinati e l’alfa e l’omega [che sono
trova invece piena conferma non solo dall’esame
dell’edifìcio, ma anche dai documenti storici.
Stilisticamente esso discende infatti in linea retta
dal mausoleo di Galla Placidia (fig. 4) con gli stessi
nicchioni, sebbene un po’ meno profondi ai lati e
un piccolo atrio davanti all’ingresso.1 Ma v’è di
più. Appartiene alla stessa epoca anche la bella
cupoletta rotonda impostata su quattro profonde
trombe d’angolo che ora appaiono ornate di af-
freschi settecenteschi. Trombe simili erano visi-
bili alla sommità delle pareti del San Vitale prima
Fig. 1. — Lapide di Opibone. Padova, Oratorio di S. Prosdocimo.
(Fotografia della R. Soprintendenza di Venezia).
appesi ai bracci orizzontali. Appare quindi fon-
data l’ipotesi che questa lapide, commemorativa
del generoso benefattore dell’antico tempio, fosse
murata sopra una porta nella primitiva chiesetta
di S. Giustina.1
Ciò che sorprende è il fatto che nessuno abbia fi-
nora messo in rilievo un altro cospicuo avanzo me-
dievale che sorge a pochi passi dalla lapide. Di-
fatti quella trabeazione sorretta da quattro colon-
nine (fig. 3), di cui abbiamo più sopra parlato, altro
non è che l’iconostasi dell’antico oratorio di S. Pro-
sdocimo, che esiste tuttora quasi intatto nella sua
struttura architettonica, sebbene privo della de-
corazione originale. Tale affermazione che, a prima
vista, potrebbe sembrare alquanto arrischiata,
1 Pietro Toesca, Storia dell’arte italiana, Torino,
pag. 290.
dei restauri 2 3 e nel S. Giovanni in Fonte a Napoli.3
Il muro esterno dell’Oratorio, quello che dà sopra
una piccola corte, ci offre un’altra sicura prova
della nostra affermazione. Infatti a destra e a si-
nistra della finestrina centinata della cupola sono
nettamente visibili le linee che limitano la costru-
zione originaria del vi secolo dalle aggiunte poste-
riori. Anticamente la cupola sorgeva isolata ma
completamente nascosta da quattro muri, secondo
la tecnica costruttiva bizantina che si riscontra
nel mausoleo di Galla Placidia (fig. 5).
1 Vedi la ricostruzione grafica della S. Croce e del mau-
soleo di Galla Placidia in Ravenna. Monografia di Corrado
Ricci. Bergamo, 1909, pag. 60.
2 G. T. Rivoira, Le origini dell'architettura lombarda,
Roma, I.oescher, 1901, voi. I, pag. 77, fig. 122.
3 Cfr. A. Munoz, I mosaici del battistero di S. Giovanni in
Fonte a Napoli, in L'Arte, 1909, pag. 433 e segg.