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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 29.1926

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Venturi, Adolfo: La " resurrezione" di Andrea del Castagno
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https://doi.org/10.11588/diglit.55345#0134

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ADOLFO VENTURI

la forma che sarà consacrata da tutta la tradizione del Quattrocento toscano. Nel mezzo
si stende il sarcofago, che sembra trasportato in quel severo paesaggio da una cappella
brunelleschiana, con i suoi specchi chiusi da lineate cornici, e i tondi di porfido e di
serpentino. Ai lati del sarcofago si fronteggiano due colli, quinte di roccia coronate da
ciuffi d’alberi; dietro i colli, a una distanza equivalente a quella del sarcofago dal primo
piano del quadro, si eleva una catena d’alture, boscosa, tagliata da una linea che si avvi-
cina all’orizzontale, e che lascia campo alla luce di un limpido cielo. La chiarezza geo-
metrica delle prime architetture del Rinascimento è in questa composizione calcolata
nelle equivalenze di vuoti e di pieni, nel contrappeso delle masse.
Qualche reminiscenza gotica rimane nel fluir delle linee che indicano le pieghe di
una manica di soldato e gli strati di una roccia come tanti rivi correnti, richiamandoci
l’arte di Domenico Veneziano, ma il taglio ligneo delle forme, spianate, sagomate a spi-
goli acuti, segna un anello di passaggio dall’arte di Masaccio all’arte di Piero della Fran-
cesca. Rimangono taglienti e definiti i limiti dei piani, ma come Paolo Uccello, Andrea
del Castagno rinuncia alla rotondità del rilievo per dare alle forme struttura schema-
tica. L’immagine di un vecchio soldato, seduto nel sonno in frontalità di sfinge, serrato
il volto nell’elmo, impietrito nella sua posa verticale, è un chiaro preludio all’arte di
Piero della Francesca, come l’immagine del Redentore, alabastrina nel manto a pieghe
cilindrate, immota nel gesto della benedizione, e lo stendardo, che si solidifica nell’aria
in sovrapposti piani marmorei.
I quattro soldati son disposti a quadrilatero intorno alla tomba: uno solo è sveglio
e porta una mano a riparo del volto, come se la luce del Cristo lo ferisse.
I volti crudi, angolosi, rispecchiano, nei lineamenti a punta, quello sprezzo di ogni
grazia che si rivela in tutte le opere di Andrea del Castagno. Anche il tipo del Reden-
tore, con la grossa sporgenza degli zigomi, con gli occhi foschi, un piede enorme e informe,
manca di nobiltà, ma lo nobilita la bianca luce del mattino che penetra l’ala-
bastro delle carni c del sudario. Il paese è pittoresco e severo, vicino più di ogni altro
paese di pittore toscano agli sfondi dei quadri veneti, per il risalto delle selve sul bian-
cheggiar delle rocce e dei marmi. Candida è la roccia a strati dell’altura a sinistra, ma
su quel candore nereggiano masse d’alberi e addensan ombre nel vivo del sasso; la roccia
a destra è bigia; cupa nel suo vello d’alberi la catena di monti che si sprofonda dietro
il Cristo c taglia il limpido cielo. Più risaltano per quei pittorici contrasti d’ombra la
luce nivea del sarcofago, l’alabastrina luce delle carni, il chiaror del cielo, preludio anche
esso all’arte di Giambellino con quei due cirri candidi che si dispongono ai lati del-
l’immagine seguendone il ritmo.
L’umanissimo Giambellino e l’aspro Andrea, contrarie nature, sembrano stringersi
in misteriosa fraternità di spirito nell’animare il paese di pittorici contrasti fra l’ombra
e la luce di un terso mattino. E spontaneo sorge in noi il pensiero che non invano
Andrea fu a Venezia, prima che il Mantegna lavorasse nella cappella Mascoli in San
Marco. Un quadro come questo, o come la Crocefissione della Galleria Nazionale di Londra,
non sarebbe stato certamente veduto da Giambellino senza che della visione rimanessero
tracce nella sua arte nascente.
II Redentore, che il Trecento rappresentava in piedi entro la tomba, sta per staccarsi
dal sarcofago e dalla terra: un piede s’appunta all’orlo marmoreo, l’altro è sospeso nel
vuoto, ma rimane fermo come se poggiasse al suolo; l’asta del vessillo, di poco obliqua,
equilibra il braccio benedicente; un’aureola arcaistica, a dardi di luce, attornia l’imma-
gine, che appena con l’arco della persona accenna ad ascendere dalla terra grigia nella
bianca luce del sole. Non riflette umana benignità, o maestà celeste, la rude persona, che
guarda il mondo con torbidi occhi, ma la luce del mattino e della primavera cantano per
lei l’inno della Resurrezione.

Adolfo Venturi
 
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