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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 31.1928

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Mariani, Valerio: Capolavori della pittura Olandese a Roma
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Venturi, Lionello: Alcuni acquisti della collezione Gualino
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https://doi.org/10.11588/diglit.55191#0103

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ALCUNI ACQUISTI
DELLA COLLEZIONE GUALINO

Negli ultimi tempi l’avv. Guaiino ha rivolto la sua attenzione di collezionista soprat-
tutto all’arte dell’estremo oriente e alla pittura moderna, non così esclusivamente tut-
tavia da lasciarsi sfuggire qualche buona occasione, relativa all’arte occidentale del medio
evo e del rinascimento.
Una croce di piccole dimensioni, dipinta su ambo i lati, e però di uso processionale,
si può considerare opera sicura di Giunta Pisano (fig. i e 2).1 L’ampio spazio attorno,
ove nell’oro è indicata soltanto la croce nera, imprime nella doppia immagine del Cristo
un effetto di grandiosità eccezionale. Nell’un lato il Cristo fu rappresentato vivente, ad
occhi aperti, eretto; nell’altro, morto, ad occhi chiusi, cadente; l’immagine del trionfo
per incutere timore e quella del dolore per ispirare pietà.
Di Giunta Pisano erano conosciute sinora tre croci ove il Cristo è immagine di pietà:
a Santa Maria degli Angeli ad Assisi, in San Ranierino e nel Monastero delle Suore Stefa-
niane a Pisa. L’attribuzione della croce processionale a Giunta è confermata dai colori
estremamente parchi, dalla forma del drappo identica a quella usata nella croce di Assisi,
e dalle affinità della forma particolare delle occhiaie, delle ascelle, delle mani e dell’inizio
delle costole, più alto in tutte le opere di Giunta che in qualunque altro pittore toscano
del duecento. Nelle tre croci già conosciute il Cristo morto tiene le mani aperte, uguali
a quelle che la croce processionale presenta nel Cristo vivo. Dal contrasto con questo, nel
Cristo morto, Giunta è stato ispirato a dipingere piegate verso il basso, abbandonate, anche
le mani, ed ha raggiunto più perfetta coerenza. Il tipo del Cristo vivo è uguale a quello del
Cristo benedicente sovrapposto al crocifìsso di San Ranierino.2
Se si vuole intendere quale sia il valore artistico di un crocifisso di Giunta, bisogna
ripudiare alcuni pregiudizi correnti. Tutti ammettono i segni profondi del tormento e il
carattere tragico della rappresentazione; ma anche, tutti avanzano riserve a proposito
della deficenza di « realtà » e del carattere convenzionale delle forme. E però è opportuno
d’insistere su alcuni concetti elementari, e cioè che la realtà di Giunta è espressa perfet-
tamente definitivamente dai suoi segni e dai suoi colori, e che al di fuori di quella realtà,
ch’è di Giunta, nessun’altra esiste che possa interessare il critico. Parimente se i segni
di Giunta sono considerati « convenzionali », essi non possono produrre effetto d’arte. I
segni di un Vasari sono convenzionali; e il risultato non è artistico. Hanno le forme di
Giunta il medesimo valore? Se sì, il giudizio su Giunta deve essere negativo; nè in lui si
possono trovare il carattere tragico o i segni del tormento. Ma credo che anche per la cri-
tica d’arte sia giunto da un pezzo il momento d’intendere il valore artistico, assoluto
ed eterno, di un segno di Giunta, che è reale, perchè tormentato, che non è simbolico,
perchè non dipende dalla astratta immaginazione ma dalla fantasia creatrice, che non è
convenzionale, perchè è vissuto e sofferto. Infatti la semplificazione severa, anzi scarna, del
segno risponde perfettamente alla sintesi espressiva; e dalla sintesi scaturisce quello stile
grandioso e solenne che immette nell’animo dell’osservatore la vita tragica.

1 Legno. Misura, alt. m. 0,54; largii, m. 0,415.

Bacci, in Bollettino d'Arte, 1922, II, pag. 160.
 
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