COME LORENZO GHIBERTI
SENTISSE GIOTTO E AMBROGIO LORENZETTI
Quale è l’idea storica del Ghiberti? « Cominciò l’arte della pictura a sormontare
in Etruria in una villa allato alla città di Firenze la quale si chiamava Vespignano ».
Con il Ghiberti è quindi portato al Quattrocento il concetto del rinnovamento com-
piuto da Giotto e la convinzione del suo merito assoluto nella creazione dell’epoca
nuova. E poiché questa convinzione è accettata anche dagli scrittori moderni, bisogna
liberarsene per sentire tutto il valore dell’ammirazione del Ghiberti per i senesi e delle
parole dette a proposito del Cavallini « Ardirei a dire in muro non avere veduto di
quella materia lavorare mai meglio ».
All’affermazione del rinnovamento giottesco segue il concetto di scuola, a questo
quello di decadenza. « Et assai discepoli (di Giotto) furono tutti dotti al pari delti an-
tichi greci ». « Per certo l’arte della pictura viene tosto meno ».
Dei discepoli di Giotto egli nomina i migliori, poiché è guidato da una ragione
di scelta; il suo gusto d’artista abbrevia l’opera dello storico. « Fu nella città di Fi-
renze uno grandissimo numero di pictori molto egregi, sono assai i quali non ò conti,
tengo che l’arte della pictura in quel tempo fiorisse più che in altra età in Etruria, molto
maggiormente che mai in Grecia fosse ancora ». « Fu nella nostra città molti altri
pictori che per egregi sarebbero posti, a me non pare porgli fra costoro ». Egli ha quindi
soltanto da lodare i pittori scelti: in un unico caso, condotto a nominare un artista
per parentela con l’Orcagna egli lo dice « scultore non troppo perfetto ». S’intende
ciò che egli sentiva più che dalle parole dal lineamento esteriore del suo discorso, dal
più o meno che dice. Gli accenni valutativi tuttavia non mancano. Giotto è colui che
« arecò l’arte naturale e la gentilezza con essa, non uscendo dalle misure ». Ecco in che
cosa consistè il suo rinnovamento lasciando la «rozzezza de’ Greci».Per quanto «l’arte
naturale » sia suggerita al Ghiberti dal concetto scientifico dell’arte di Vitruvio ed egli
attinga anche le idee di gentilezza e di misura dai testi tradotti e riassunti nel primo
commentario, la sua definizione resulta appropriata. Il valore umano dell’arte giot-
tesca espresso in stile sintetico è reso nelle parole della tradizione, se si voglia acco-
glierle non con la nostra esperienza del realismo, ma sentirvi dentro l’ammirazione
sincera del Ghiberti per il trecento. Allora esse acquistano un significato pili ampio
e meno razionale.
Del resto par tutt’altra cosa la stessa lode di naturalismo quando egli traduce e
quando invece rinsangua le parole di un sentimento moderno. Poiignoto « fu el primo
dipinse le donne colle veste lucide et coperse di carte e capegli tacciente avolgimenti
di capellature in diversi modi mostrando la nobiltà dell’arte. Era grandissimo dise-
gnatore imperò che egli ordinò et fece apparire alle teste colla bocca aperta mostrare
un poco e denti, variò e visi della antica rigidezza... ». Traduzione bistrattata del testo
pliniano: « Polygnotus Thasius qui primus mulieres tralucida veste pinxit, capita earum
mitris versicoloris operuit plurumumque picturae primus contulit, siquidem instituit
os adaperire, dentis estendere, voltum ab antiquo rigore variare ». « Parrasio dette le
misure et dette grande gentileza a questa arte, atteggiante le teste nascenti bene in
sulle spalle ». Qui perfetta e disinvolta abilità nel ritrarre la natura e sapienza delle
proporzioni sono assolutamente prive di ogni sottinteso spirituale: la gentilezza dell’arte
SENTISSE GIOTTO E AMBROGIO LORENZETTI
Quale è l’idea storica del Ghiberti? « Cominciò l’arte della pictura a sormontare
in Etruria in una villa allato alla città di Firenze la quale si chiamava Vespignano ».
Con il Ghiberti è quindi portato al Quattrocento il concetto del rinnovamento com-
piuto da Giotto e la convinzione del suo merito assoluto nella creazione dell’epoca
nuova. E poiché questa convinzione è accettata anche dagli scrittori moderni, bisogna
liberarsene per sentire tutto il valore dell’ammirazione del Ghiberti per i senesi e delle
parole dette a proposito del Cavallini « Ardirei a dire in muro non avere veduto di
quella materia lavorare mai meglio ».
All’affermazione del rinnovamento giottesco segue il concetto di scuola, a questo
quello di decadenza. « Et assai discepoli (di Giotto) furono tutti dotti al pari delti an-
tichi greci ». « Per certo l’arte della pictura viene tosto meno ».
Dei discepoli di Giotto egli nomina i migliori, poiché è guidato da una ragione
di scelta; il suo gusto d’artista abbrevia l’opera dello storico. « Fu nella città di Fi-
renze uno grandissimo numero di pictori molto egregi, sono assai i quali non ò conti,
tengo che l’arte della pictura in quel tempo fiorisse più che in altra età in Etruria, molto
maggiormente che mai in Grecia fosse ancora ». « Fu nella nostra città molti altri
pictori che per egregi sarebbero posti, a me non pare porgli fra costoro ». Egli ha quindi
soltanto da lodare i pittori scelti: in un unico caso, condotto a nominare un artista
per parentela con l’Orcagna egli lo dice « scultore non troppo perfetto ». S’intende
ciò che egli sentiva più che dalle parole dal lineamento esteriore del suo discorso, dal
più o meno che dice. Gli accenni valutativi tuttavia non mancano. Giotto è colui che
« arecò l’arte naturale e la gentilezza con essa, non uscendo dalle misure ». Ecco in che
cosa consistè il suo rinnovamento lasciando la «rozzezza de’ Greci».Per quanto «l’arte
naturale » sia suggerita al Ghiberti dal concetto scientifico dell’arte di Vitruvio ed egli
attinga anche le idee di gentilezza e di misura dai testi tradotti e riassunti nel primo
commentario, la sua definizione resulta appropriata. Il valore umano dell’arte giot-
tesca espresso in stile sintetico è reso nelle parole della tradizione, se si voglia acco-
glierle non con la nostra esperienza del realismo, ma sentirvi dentro l’ammirazione
sincera del Ghiberti per il trecento. Allora esse acquistano un significato pili ampio
e meno razionale.
Del resto par tutt’altra cosa la stessa lode di naturalismo quando egli traduce e
quando invece rinsangua le parole di un sentimento moderno. Poiignoto « fu el primo
dipinse le donne colle veste lucide et coperse di carte e capegli tacciente avolgimenti
di capellature in diversi modi mostrando la nobiltà dell’arte. Era grandissimo dise-
gnatore imperò che egli ordinò et fece apparire alle teste colla bocca aperta mostrare
un poco e denti, variò e visi della antica rigidezza... ». Traduzione bistrattata del testo
pliniano: « Polygnotus Thasius qui primus mulieres tralucida veste pinxit, capita earum
mitris versicoloris operuit plurumumque picturae primus contulit, siquidem instituit
os adaperire, dentis estendere, voltum ab antiquo rigore variare ». « Parrasio dette le
misure et dette grande gentileza a questa arte, atteggiante le teste nascenti bene in
sulle spalle ». Qui perfetta e disinvolta abilità nel ritrarre la natura e sapienza delle
proporzioni sono assolutamente prive di ogni sottinteso spirituale: la gentilezza dell’arte