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Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino — 3.1880

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Corno, Vittorio del: Le stazioni di Quadrata e di Ceste lungo la Strada Romana da Pavia a Torino
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https://doi.org/10.11588/diglit.11585#0276
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272

ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI

Senza dubbio nel caso in cui non vi fosse ponte sulla
Dora, vi saranno state navi da trasportò, non dirò se fos-
sero quelle che i Romani chiamavano onerarias naves, o
fugaces, o cursorias, o dromones (i); ma quante volte la
Dora improvvisamente si precipita dalla valle d'Aosta con
tale abbondanza d'acqua (2) e impeto da rendere impos-
sibile o di soverchio pericolo alle navi il portarsi dall'una
all'altra riva! In siffatti casi e imperatori, e legati, e milizie,
che da Pavia fossero diretti a Torino, avrebbero dovuto
arrestarsi al fiume senza un ricovero, o avrebbero dovuto
ritornare indietro per cercarlo a Rigomago, la più vicina
mansione, o quanto meno alla mutazione di Ceste, sprov-
veduta forse, per essere semplice mutazione, de'locali oc-
correnti. Ed ecco la necessità di stabilire sulla riva sinistra
della Dora, a distanza però sufficiente e dalla Dora e dal
Po, per essere al sicuro dalle loro inondazioni, edifizi pub-
blici per ricoverare gl'imperatori, i legati, i magistrati, quar-
tieri per le milizie, stalle, magazzini, dovendosi sommini-
strare i viveri a ciascuno, secondo la dignità sua (3); ecco
la necessità in una parola, di una specie di mansione.

E siccome eguali ragioni concorrevano per lo stabili-
mento di altra mansione alla riva destra del fiume, a ser-
vigio di chi da Torino si portava verso Pavia, ecco sorgere
le due Quadrate, formanti realmente due mansioni per i
casi di straordinarie escrescenze della Dora, e altrimente una
sola, chiamata, a cagione di questa sua divisione, mansio Qua-
dratis. Jacopo Durandi disse essere mansione i due luoghi

(0 N. Bergier, op. cit., T. II, p. 789; C. E. De-Gregorj, op.

cit., p. 47-

(2) Vedi la nota a pag. 255.

(3) Durandi, op. cit., p. 116.
 
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