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Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino — 4.1883

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Claretta, Gaudenzio: I marmi scritti di Torino e Suburbio dai bassi tempi alla metà del secolo XVIII, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.11586#0071

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I MARMI SCRITTI DI TORINO E SUBURBIO

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pie Maria Teresa e Maria Adelaide regina, a cui memoria
fu innalzato degno monumento in quella stessa chiesa.

Ma sebbene nei secoli decorsi tante si fossero le signifi-
cazioni di riverenza a quella chiesa, tuttavia essa era po-
vera e squallida, come ce lo dimostra la relazione lasciatane
da monsignor Angelo Peruzzi vescovo di Sarsina, delegato
apostolico a visitare la diocesi torinese, che lamentavasi,
essere il Santissimo conservato in un vaso rotondo di ferro
valde indecenter; poco decenti gli altari, ed alcuni privi
persino della croce e dei candelieri. Eravi però eccezione
per la cappella della Vergine Consolatrice, che l'illustre
prelato definiva imagine valde devota, ut indicant vota cerea
et argentea ad parietes ìpsius cappellàe appensa ac imagines
virorutn et mulierum inibì appensae et ad quod quotidie
celebratur cum magna populi multitudo confluat et licet
sit ornatum satis decenter, nihilominus mandavit de cruce
provideri quìa unus ex monacis de presenti confidi imam
pulchram iconam super ipso altare locandam (i).

Questo brano interessante della relazione Peruzziana ci
rende istrutti di particolari notevoli, fra cui non ultimo, che la
sacra immagine or venerata non deve ritenersi quella stessa
dei tempi di S. Massimo ed Arduino, la quale verosimil-
mente avrebbe d'altronde dovuto essere dipinta sul legno.
Notisi poi che ai pie di essa leggendosi le parole S. Maria
de popvlo de vrbe bisogna attenersi alle considerazioni fatte
dal padre Semeria, il quale, sebbene avesse dovuto scrivere
in tempi di rigorosa censura, tuttavia ammetteva questo
stesso ragionamento, or corroborato dalla scoperta fornitaci
dal Peruzzi, da lui ignorata, ma che gli dà piena ragione. Ecco
la conclusione dell'erudito e coscienzioso padre Semeria.
« Queste osservazioni giuste o irragionevoli che vogliansi

(i) Cfr. Cibrario, Storia di Torino, voi. II, Libro III, capo I.
5 - IV.
 
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