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ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI
Notte (i): nulla di più naturale quindi che il dio del Sonno
sia stato dagli antichi rappresentato avente in mano, per
lo più nella sinistra, un ramo di questi fiori soporiferi.
Egli ora lo tiene volto in giù, ora lo leva in alto; tal-
volta lo porta quasi orizzontalmente e in questo caso si
ha a credere che l'artista abbia avuto l'intenzione di rap-
presentare il Nume in attitudine di scuotere il ramo; nei
monumenti poi, in cui il dio è raffigurato dormiente, i
papaveri gli pendono per lo più dalla lenta sinistra.
Col ramo di papaveri è anche da ricordare quello di
pinocchi, col quale i poeti fan toccare ad Hypnos e a
Somnus le tempia degli uomini. Ma rara è questa rap-
presentazione nella poesia antica, e solamente Virgilio (2) e
Valerio Fiacco (3) parlano del ramo Ideo, che fa nelle
Si potrebbe forse anche ora ripetere l'esperimento? Certo, chi volesse
far addormentare un uccello, potrebbe ricorrere all' espediente, usato
dall'amica di Ovidio, per ottenere ciò con un uccellino regalatole dal
poeta, in morte del quale questi scrisse l'elegia sesta del libro secondo
degli Amori (Amorum). L'autore delle Metamorfosi rivolge la parola
all'uccello, che non ha ormai più bisogno di narcotici per poter pren-
dere sonno:
mix erat esca tibi causaeque papavero, somni.
Metto fine a questa nota, più che sesquipedale, proponendo al let-
tore un enigma da sciogliere, enigma del poeta latino, di cui già ne
ho riportato un altro (V. pag. 147 nota 3), Celio Simposio; il
lettore, che sa di botanica, vince certamente il premio :
grande mihi caput est, ìntus sunt membra minuta;
pes untis solus, sed pes longissimus unus;
et me Somnus amat, proprio nec dormio sonino.
(1) Fast. VI, 661: interea placidam redimita papavere frontem
Nox venit.....
(2) Acn. V, 853-855: ecce deus ramum lethaeo rore madentem
vique soporatum stygia super utraque quassat
tempora.....
(3) Argon. Vili, 83-85:.....Colchis....................
cuncta.....lethaei quassare silentia rami
perstat.....
ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI
Notte (i): nulla di più naturale quindi che il dio del Sonno
sia stato dagli antichi rappresentato avente in mano, per
lo più nella sinistra, un ramo di questi fiori soporiferi.
Egli ora lo tiene volto in giù, ora lo leva in alto; tal-
volta lo porta quasi orizzontalmente e in questo caso si
ha a credere che l'artista abbia avuto l'intenzione di rap-
presentare il Nume in attitudine di scuotere il ramo; nei
monumenti poi, in cui il dio è raffigurato dormiente, i
papaveri gli pendono per lo più dalla lenta sinistra.
Col ramo di papaveri è anche da ricordare quello di
pinocchi, col quale i poeti fan toccare ad Hypnos e a
Somnus le tempia degli uomini. Ma rara è questa rap-
presentazione nella poesia antica, e solamente Virgilio (2) e
Valerio Fiacco (3) parlano del ramo Ideo, che fa nelle
Si potrebbe forse anche ora ripetere l'esperimento? Certo, chi volesse
far addormentare un uccello, potrebbe ricorrere all' espediente, usato
dall'amica di Ovidio, per ottenere ciò con un uccellino regalatole dal
poeta, in morte del quale questi scrisse l'elegia sesta del libro secondo
degli Amori (Amorum). L'autore delle Metamorfosi rivolge la parola
all'uccello, che non ha ormai più bisogno di narcotici per poter pren-
dere sonno:
mix erat esca tibi causaeque papavero, somni.
Metto fine a questa nota, più che sesquipedale, proponendo al let-
tore un enigma da sciogliere, enigma del poeta latino, di cui già ne
ho riportato un altro (V. pag. 147 nota 3), Celio Simposio; il
lettore, che sa di botanica, vince certamente il premio :
grande mihi caput est, ìntus sunt membra minuta;
pes untis solus, sed pes longissimus unus;
et me Somnus amat, proprio nec dormio sonino.
(1) Fast. VI, 661: interea placidam redimita papavere frontem
Nox venit.....
(2) Acn. V, 853-855: ecce deus ramum lethaeo rore madentem
vique soporatum stygia super utraque quassat
tempora.....
(3) Argon. Vili, 83-85:.....Colchis....................
cuncta.....lethaei quassare silentia rami
perstat.....