DI UNA STATUETTA DEL SONNO
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mani del nostro dio l'ufficio del papavero; e rari sono i
monumenti, che rappresentano il tranquillo Nume col
ramo di pinocchi.
Al corno e al ramo di fiori sonniferi è sostituita al-
cune volte una face rovesciata spenta, la quale, scrive il
Visconti (1), simboleggia i sentimenti che pel sonno si
estinguono: a quel modo stesso che la face rivolta in
giù di Espero è segno del giorno, che muore. Siccome
per lo più colla face rovesciata ed estinta è anche rap-
presentato il genio della morte, di cui anzi essa è dive-
nuta il simbolo consueto, si potrebbe credere che ogni
qualvolta si tratta di un Hypnos e Somnus, con tale em-
blema l'artista abbia avuto in animo di raffigurare il così
detto Somnus aeternalis e aeternus, di cui è fatto cenno
( 1 ) Museo Pio dementino, voi. I, tav. XXVIII, p. 180 e seg. Hypnos
non è la sola divinità, che nelle opere d'arte degli antichi abbia in mano
o presso di sè una face; è però una delle poche, che l'abbiano spenta.
Fra le divinità più note, portatrici di faci o di fiaccole, ricorderò Ar-
temide, designata da' poeti greci cogli epiteti (pa>otpopo<;, cekactpópoc,, la
quale è talora rappresentata in atto di scuotere fiaccole con ambo le
mani (àmùpovs «y£%ovff« A«/*7rà&ccg, Aristofane nelle Ranae, 1362),
quale simbolo della luce, della vita e della prosperità che concede
agli uomini, e Bacco, che in certe imagini scuote anch'egli una fiaccola
di pino, giusta la credenza che ei festeggiasse al chiarore di faci le sue
corse sul Parnaso, come ci apprendono Aristofane (Nubes, 603),
Euripide (lones, 716, e nel frammento 752: Aiówaog 05 bvpaoiai xccì
yslòpàv Sopoug xaÒc/.mòq h nsvxaiai Ua,pya.aèy /cetra nnìgt, ^opsvuv
napSrévotg eìiy àekf'taty) e Sofocle ( Antigona, 1126 e Oedipus Ty-
rannus, 213). In monete molto frequentemente si trovano rappresenta-
zioni di divinità o di genii, che portano faci; in una moneta di Perinto
Cerere corrente ha in mano una torcia accesa (e due in alcune monete
di Alessandro Magno), come in una moneta di Amfipoli; e in parecchie
altre monete di questa stessa città comparisce una donna avente una
face, anzi in una di esse, probabilmente la medesima donna sorregge
una piccola figura turrita, che tiene pure una face. In una moneta di
Filippopoli poi si vede l'imagine di un genio nudo e alato con face
rovesciata, che potrebbe benissimo essere un Hypnos.
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mani del nostro dio l'ufficio del papavero; e rari sono i
monumenti, che rappresentano il tranquillo Nume col
ramo di pinocchi.
Al corno e al ramo di fiori sonniferi è sostituita al-
cune volte una face rovesciata spenta, la quale, scrive il
Visconti (1), simboleggia i sentimenti che pel sonno si
estinguono: a quel modo stesso che la face rivolta in
giù di Espero è segno del giorno, che muore. Siccome
per lo più colla face rovesciata ed estinta è anche rap-
presentato il genio della morte, di cui anzi essa è dive-
nuta il simbolo consueto, si potrebbe credere che ogni
qualvolta si tratta di un Hypnos e Somnus, con tale em-
blema l'artista abbia avuto in animo di raffigurare il così
detto Somnus aeternalis e aeternus, di cui è fatto cenno
( 1 ) Museo Pio dementino, voi. I, tav. XXVIII, p. 180 e seg. Hypnos
non è la sola divinità, che nelle opere d'arte degli antichi abbia in mano
o presso di sè una face; è però una delle poche, che l'abbiano spenta.
Fra le divinità più note, portatrici di faci o di fiaccole, ricorderò Ar-
temide, designata da' poeti greci cogli epiteti (pa>otpopo<;, cekactpópoc,, la
quale è talora rappresentata in atto di scuotere fiaccole con ambo le
mani (àmùpovs «y£%ovff« A«/*7rà&ccg, Aristofane nelle Ranae, 1362),
quale simbolo della luce, della vita e della prosperità che concede
agli uomini, e Bacco, che in certe imagini scuote anch'egli una fiaccola
di pino, giusta la credenza che ei festeggiasse al chiarore di faci le sue
corse sul Parnaso, come ci apprendono Aristofane (Nubes, 603),
Euripide (lones, 716, e nel frammento 752: Aiówaog 05 bvpaoiai xccì
yslòpàv Sopoug xaÒc/.mòq h nsvxaiai Ua,pya.aèy /cetra nnìgt, ^opsvuv
napSrévotg eìiy àekf'taty) e Sofocle ( Antigona, 1126 e Oedipus Ty-
rannus, 213). In monete molto frequentemente si trovano rappresenta-
zioni di divinità o di genii, che portano faci; in una moneta di Perinto
Cerere corrente ha in mano una torcia accesa (e due in alcune monete
di Alessandro Magno), come in una moneta di Amfipoli; e in parecchie
altre monete di questa stessa città comparisce una donna avente una
face, anzi in una di esse, probabilmente la medesima donna sorregge
una piccola figura turrita, che tiene pure una face. In una moneta di
Filippopoli poi si vede l'imagine di un genio nudo e alato con face
rovesciata, che potrebbe benissimo essere un Hypnos.