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Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino — 4.1883

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Bassi, Domenico: Di una statuetta del sonno che si conserva nel Regio Museo Torinese di Archeologia e del suo mito nell'antichità
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https://doi.org/10.11588/diglit.11586#0209

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203

a discorrere delle varie e molteplici rappresentazioni del
nostro dio nell' arte figurata degli antichi.

La classificazione dei numerosi monumenti, statue,
erme, bassorilievi, affreschi, impronte gemmarie, che giun-
sero fino a noi, di Hypnos e Somnus, e dei vari stadi,
per cosi dire, della sua leggenda, presenta non poche dif-
ficoltà. Chi volesse tener conto esclusivamente degli em-
blemi, dei simboli, degli attributi, onde è caratterizzato
il dio, si troverebbe nella necessità di lasciare addietro,
di dover accennare solo di passaggio le rappresentazioni
di questo o di quel momento della leggenda del nostro
Nume, rappresentazioni che per me hanno grande impor-
tanza; similmente chi cercasse di ricondurre a tali rap-
presentazioni tutte le imagini del dio solo, correrebbe ri-
schio di dover tacere di parecchie fra queste, che ce lo
mostrano in attitudini, per ciò che riguarda la leggenda,
indifferenti. Ne miglior strada, a mio credere, terrebbe
chiunque movesse da considerazioni d'ordine secondario,
quali sarebbero quelle relative alla forma della imagine o
peggio alla materia. Il metodo di classificazione migliore,
almeno secondo il mio avviso, consiste nel dividere in due
grandi categorie tutte le rappresentazioni del nostro Nume;
delle quali una comprenda le rappresentazioni di Hypnos
e Somnus come divinità attiva, cioè come vnvoSórng,
l'altra abbracci le rappresentazioni di Hypnos e Somnus
come divinità passiva, cioè (mi si permetta l'uso di
una dizione omerica, che fa al caso mio) come 5sèg
vnva §£§ij.rtU.v^og\ e in questa seconda categoria trovino il
loro posto anche le rappresentazioni del dio, non affatto
in preda al sonno, giusta il significato del dsSu.vu.évog ome-
rico, ma in quello stato di sonnolenza, quando si è nè
 
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