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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.5.1856-1857

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Nr. 120 (Luglio 1857)
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BALLETTINO ARCHEOLOGICO NAPOLITANO.

NUOVA SERIE

N° 120. (22. dell' anno V.) Luglio 1857.

Poche osservazioni sopra un disco di terracotta, nel Beai Èluseo Borbonico.—Bibliografia.

Poche osservazioni sopra un disco di terracotta,
nel Beai Museo Borbonico.

Nel pubblicare una Aitile lucerna colla Fortuna
l'antea circondata da simboli di non poche divinità,
annunziammo la prossima pubblicazione di un disco
di terracotta con analoga rappresentazione, il quale
dalla collezione Mongelli passò a fregiare il Beai Mu-
seo Borbonico ( vedi l'anno IH di questo bullettino
tav. VII fig. 1 : cf. pag. 183). È quello appunto che
vedesi ora nella nostra tav. VI n. 2 , e del quale ci
accingiamo a dir brevemente. Prima però di passare
a ragionarne, vogliamo osservare che quella lucerna
merita di essere paragonata con un intaglio in dia-
spro rosso, che fu pubblicato dal eh. Lajard [recher-
ches sur Venus pl.X!Xn.8),e col quale baia più grande
analogia. Quello che nella ridetta pietra riesce som-
mamente notevole, è che ci si offre in essa la figura
della Fortuna galeala, con una civetta ed alcune spi-
ghe in mano, stante sul dorso di un'leone, aldi sotto
del quale si vede una lesta di toro. Dalle quali parti-
colarità si conferma la identità fra Venere, Minerva e
la Fortuna validamente stabilita dal lodato eh. Lajard
( Recherches sur Venus ). E dovremo senza dubbio
conchiudere che il diaspro, a cui accenniamo , mo-
stra la influenza delle idee orientali, presentandoci li-
no de' tipi più caratteristici della Venere Assiria, Mi-
litta, collocata in piedi sul dorso di un leone, ed avente
a' suoi lati un toro ( vedi un bassorilievo di Yazili-
Kai'a nella citala opera redi, sur Yenus pi. II ).

Tornaudo alla terracotta del Real Museo Borboni-
co, avvertiamo eh' essa presenta moltissima analogia
con altra edita recentemente dal eh. Iahn (iiber den
Aberglauben des bbsen Blicks bei den Alteri negli atti

ANNO Y.

dell' accademia di Sassonia 1855 tav. V, 3 pag. 51
segg. ). È però da notare che tra 1' uno e l'altro mo-
numento sono non poche differenze, vedendosi nel
nostro alcuni simboli, che mancano nell'altro, e vi-
ceversa. Il confronto tra questi due dischi è somma-
mente importante, perchè il nostro meglio conservalo
dell' alfro, e non soggetto ad alcun restauro, vale a
far determinare non pochi simboli rimasti non cono-
sciuti al eh. Iahn. Egli ritenne che si trattasse di un
amuleto, riferibile a molte divinità. Non pare che la
mano espansa, la quale comparisce in quel disco, ab-
bia sufficientemente richiamata 1' attenzione del dotto
archeologo. Questa mano, che nel disco da noi pub-
blicato, è collocata nella parte inferiore, e quasi ri-
volta a'numerosi simboli sopra effigiati, accenna, a
noslro giudizio, alle preci, che s'intendono fatte alle
svariale divinità da quei medesimi simboli rappre-
sentate.

Soilo questo punto di vista era mestieri che pure
quel monumento venisse paragonato colle mani vo-
tive, delle quali lo stesso eh. Iahn ha ragionalo nella
citata memoria pag. 101 segg. , e nelle quali pur si
mirano figurali moltissimi simboli, con relazione a
divinità non solo pertinenti al culto greco e romano,
ma sibbene alle orientali ed asiatiche religioni.

Dopo quesla generale avvertenza , sulla significa-
zione da darsi all' insieme degli oggetti figurati nei
due singolari monumenti, mi fo ad esaminare parti-
colarmente quello del Real Museo Borbonico ; e non
dubito che da questo esame molla luce verrà per la
intelligenza di entrambi.

Comincio dalla linea di mezzo, perchè offre un più
vicino confronto ne' due monumenti. La scaletta, che
vedesi primamente a sinistra, rimane di dubbia intel-

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