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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.6.1857-1858

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Nr. 127 (Ottobre 1857)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12305#0025
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BULLETTINO ARCHEOLOGICO NAPOLITANO.

NUOVA SERIE
N.° 127. (3. dell'anno VI.) Ottobre 1857.

La effigie di Gerione in un vaso fittile, con dipinture. — Scavi Cumani di S. A. R. il Conte di Siracusa.
Iscrizione della Flotta Ravennate.—Autenticità rivindicata di una insigne iscrizione Capuana.—Poche os-
servazioni su di una iscrizione latina.

La effigie di Gerione in un vaso fìttile, con dipinture.

Mollo importante ci sembra il vaso , di cui pre-
sentiamo la incisione nella nostra tavola II, in dimen-
sioni ridotte alla mela di quelle dell' originale. Esso
appartiene al sig. Raffaele Gargiulo, a cui è rimasta
ignota la provenienza del monumento. Osservasi in
esso il metodo di altri simili vasi, e principalmente
de' rhyta; cioè alcune parli in terracotta scolpita ad
allo rilievo, ed altre parli dipinte. Solo è da notare
che riesce singolare per la forma e per la grandezza.
Il corpo del vaso è formato, come raccogliesi dalla
nostra figura, di tre facce riunite in una sola lesta:
ciascuna di esse è barbata, e sono tutte tra loro so-
migliantissime , per modo che potrebbe supporsi che
fossero siale lavorate in una stessa forma. Sorgono
tutte da un sol collo , sebbene fossero in tal modo
situate che ciascuna offre visibili ambe le orecchie.
Il piede ed il collo del vaso sono dipinti con nera e
lucida vernice: e sul collo vedesi una femminile te-
sta , che sorge dal simbolico fiore , con laterali ra-
mificazioni. Alla parte opposta si eleva il manico, la
cui estremità inferiore va a collocarsi nel mezzo delle
due orecchie di due facce diverse. Lo stile nella scul-
tura non manca di un certo pregio ; sebbene la di-
pinta testa mostri piuttosto un lavoro trascuralo ed
un fare di decadenza.

Questa triplice lesta riunita in una sola, che costi-
tuisce quasi la integrità del monumento, merita tutta
la considerazione da parte dell' archeologo. Sorge-
rebbe da prima la idea che volle figurarsi la nota tria-
de delle grandi divinila Giove, Nettuno, e Plutone,
siccome rappresentanti del dominio della divinità nel
an.vo ri.

cielo, nel mare , e sulla terra. Ma, considerando
che manca qualunque simbolo atto a distinguere le
forme di quelle deità, sarà meglio rivolgersi ad altre
mitiche idee , e pensare ad un essere che ci si offre
con tre teste in una sola individualità.

So bene che dall' oscuro poeta Licofrone Mercu-
rio è appellato rpiztyxkos (a tre teste), e dio lumi-
noso ( Cass. 680 : cf. Schol. ad fa. L, Arpocrazione e
l'Etimologico Grande v. rpixityoLkos : Bekker anecd.
gr. p. 306); ma l'antichità non ci presenta quel nume
sotto la immagine plastica di un tricipite. Ed è ben
risaputo ebe l'arte antica non riprodusse tutte le im-
magini della poesia. A ciò si aggiunga che mancando
qualsivoglia attributo di Hermes , non siamo autoriz-
zati a ravvisarlo nell'essere a triplice testa, che si os-
serva nell' importante vaso del sig. Gargiulo.

Ci fermeremo dunque unicamente sulla immagine
di Gerione, che senza dubbio riconosceremo nel
nostro tricipite. Esiodo chiama Gerione tpix.dpy\vov
(theog. 287). Lo stesso si legge poi a' v. 979 seg.,
sebbene provengano da posteriori interpolazioni; sic-
come dopo altri ha pur ritenuto il mio eh. amico cav.
Eduardo Gerhard nella sua recente edizione della
Teogonia. Tp'x/cpaXos è appellato da Luciano ( To-
xar. 62: cf. Suid. h. v.). Ed è pur da citare la espres-
sione di Nonno, che rammenta tpiXópoio zap-farec
Tr\pvorips [Dionys. XXV, 326). Nè diversamente va
inteso il triformis di Seneca (Agam. 834 ), ed il tri-
■membris d'Igino ( fab. XXX e CLI), di Servio (ad
Virg. Aen. VII , 6(32), e de' mitografi Vaticani (II,
152; HI, 13,6); a'quali bisogna aggiungere unno-
labile graffito pompejano, eh'è come segue* A • D"

XI • K • DEC • GERYONES -TRIMEMBRES- PE-

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