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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.6.1857-1858

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Nr. 138 (Marzo 1858)
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BILLETTINO AMCiEOLOGICO NAPOLITANO.

NUOVA SERIE
N.° 138. (14. dell' anno VI.) Marzo 1858.

Osservazioni sul celebre vaso de' Persiani , nel Real Museo Borbonico. Cont. del n. prec.—Medaglia inedita
di Cynos nella Locride.—Nuove scoperte al teatro di Erode Attico in Alene. Lettera di S.E. il eh. cavaliere
Bangabé all' Editore del presente Bulleltino. Conlinuaz. del n. prec.—Di una iscrizione etrusca chiusina.

Osservazioni sul celebre vaso de' Persiani , nel Real
Museo Borbonico.—Continuazione del n. 135.

Sono in contesa fra loro l'Asia e la Grecia Del-
l' appulo monumento ; e nell' antica tragedia fra quel-
le due regioni è pure immaginata la guerra. Ora si
avverte che tutte le forze dell'Asia erano partite a
quella sventurata spedizione ( Pers. v. 12—13 ). Ora
l'Asia intera duolsi della partenza di tutti i suoi più
valorosi figliuoli: tfàffax&wv 'AGirpis (v. 61: cf. v.
249, e 56—57), Altrove Serse è chiamato reggitore
dell' Asia ( v. 73: cf. v. 763, s. ; 929):

Uokvzvo'pou à 'Aff/as &oupios clpxiMV.
Ora tutta V Asia a noi si mostra piangente per la
perdila de'suoi (v. 548 , s. ):

ya.r'Ao7as ìxJtivovpJva,.

E finalmente il Coro deplora l'ahhassamento dell'A-
sia , dopo la sconfitta di Serse ( v. 929 , 930 ).

Del pari il poeta annunzia che il re de' Persiani ,
con quella sua impresa , metter voleva sotto il giogo
la Grecia ( v. 50 ):

Alossa sogna due donne una con asiatici vestimen-
ti , 1' altra pertinente alla Grecia, le quali Gguravano
le due nemiche regioni , secondo la mente del poeta
(v. 181 segg. ). Ed in seguito avendo interrogato il
Coro, perchè mai il suo figliuolo prender volesse A-
tene , il Coro risponde che sarebbe lo stesso che do-
minare tutta la Grecia ( v. 233 ) :
nào-oc yàp ysvotr' fa E;XXàs j2a<r;Xs£«* vtttixoo?.

Da tutte le quali cose ben si comprende come il
poeta mettesse in contradizione gì interessi dell' Asia
anno ri.

con quelli della Grecia , e non già quelli della Persia
e di Atene.

Ora il nostro vaso, presentandoci appunto le due
personificate regioni hEAAAX A^IA, viene ad offri-
re un confronto alle idee ed alle parole del tragico.

Considerando nel vaso di Canosa tutte le divinità
che veggonsi intorno alle due nemiche nazioni , non
tarderassi a riconoscere in esse gli dei della Grecia.
Tali sono seuz' alcun dubbio Giove, Pallade, Apollo,
e Diana. E qui avverto che non parmi da accogliere
la osservazione del eh. Gerhard , che Artemis colla
sua abbandonata positura dimostra la dolorosa previ-
sione dell' avverso destino che minaccia i Persiani. Io
non veggo in quella figura alcun indizio di dolore.
La posizione in cui fu dall' artista effigiata era richie-
sta dal più alto livello ove si trova , mentre vol-
gesi a ragionar con Apollo, col quale è aggruppata.
É poi da notare che le forme della dea non hanno
alcuna relazione con quelle dell' Artemis Persica, ma
invece ritraggono la saettatrice divinità della Grecia.
Nè diversamente pensiamo dell'erma collocata presso
un'ara , su cui siede l'Asia. Noi già vi riconoscem-
mo una immagine dell'attico culto. Di falli un simula-
cro di quella foggia non è affatto nuovo per la Grecia,
e specialmente per l'Attica, ove fu descritto quale
effigie di Venere da Pausania: rxvrr\S yàp 0%^*
lAv «rs-rpotywvoy xxrx ravret. y.%\ roti spixxTì (1, 19,
2 : cf. Gerhard Venusid. p. 25 tav. II, 1 ). Il eh.
Gerhard, abbenchè non conoscesse questa nostra
spiegazione , andò alla medesima idea, riconoscendo
nel simulacro del vaso di Canosa la Venere Ura-
nia, riferibile al culto attico e delio. Quello però che
non ci persuade si è la osservazione che questa
 
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