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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 156 (Novembre 1858)
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BALLETTINO ARCHEOLOGICO NAPOLITANO.
NUOVA SERIE
N.° 156. (6. dell’ anno VII.) Novembre 1858.

Il mito di Frisso ed Elle, in un vaso dipinto. Continuazione del n. precedente. — Chi era egli Bacchio Giu-
deo ? — Sull’ ìmperator Pupieno.

Il mito di Frisso ed Elle, in un vaso dipinto. Conti-
nuazione del n. precedente.
Dalle esposte dichiarazioni ci sembra che il mito
primitivo di Aiamante e della sua famiglia sia perfet-
tamente spiegato. Atamante quegli che tutto divide ,
cioè l’atmosfera inferiore, significato che lo distingue
da Giove, si unisce colla nube e genera la pioggia
fredda e la pioggia vorticosa : con Ino-Leucotea , la
dea che corre , biancheggiando , genera Melicerle ,
altro dio delle acque poscia identificato con Glauco o
l’azzurro delle onde, e Learco, l’acqua che si spegne
sulle levigate pianure: finalmente con Temisto perso-
nificazione del suolo procrea tanti figli che rappresen-
tano la personificazione delle città, delle montagne e
delle isole possedute da que’ popoli fra’ quali nasce
quel mito.
Tralascio la spiegazione della leggenda eroica , la
quale ha dovuto seguire la costituzione del mito pri-
mitivo. Rimetterò ad altro tempo l’esame della si-
gnificazione primitiva dell’ariete, e di altre partico-
larità della narrazione. Dirò solo che l’ariete, sin da
epoca remota, non è altro che la costellazione: il che
accenna al finir del mese di marzo, quando cessano
le fredde piogge ed i turbini, le quali cose si dicevano
dall’ ariete trasportate invece nelle gelide regioni della
Scizia, ove sono quasi perenni.
Da ultimo mi piace di notare che le relazioni de’
nomi e degli eroi beotici nell’ Ellesponto e nella
Colchide , dimostrano o una più antica colonia pre-
cedente alla spedizione degli Argonauti , ovvero la
impressione di fisiche analogie, che fecero applica-
re a que’siti lontani i medesimi miti della madre
ANNO VII.

patria. Su queste idee, gli antichi immaginarono una
navigazione di un Frisso precedente a quella di Giaso-
ne. Così spiegavasi il tempio detto Qp/^/ov, il tem-
pio di Leucotea edificato da Frisso, ov’ era l’oracolo
di Frisso medesimo, per lo quale non s’immolava
l’ariete ( Strab. lib. I c. 2 §. 39, t. Ip. 69 Cramer:
cf. 1. XI c. 2 §. 18 tom. Ili p. 439, s. Cramer). Così
spiegarono 1’ ariete ora per l’ornamento della nave,
che fece vela verso la Colchide, ora pel pedagogo
di Frisso che ne diresse il viaggio ( Diod, Sic. lib.
IV cap. 47 : Dionys. Mitylen. vedi frag. hist. gr.
tom. II p. 85, Io, Antioch. ivi tom. IV p. 539, 7).
Ma torniamo per poco al vaso di che ragioniamo.
Dalle cose sinora dichiarate si comprenderà di leg-
gieri che il pittore del novello vaso pestano accennò
evidentemente alla fisica significazione del mito. Frisso
ed Elle, additati come le acque superiori dalla scar-
migliata chioma, e dal meandro ad onda , non che
dalla testa rivolta e dall’ agitato peplo, sono veloce-
mente trasportati dall’ ariete, che qui figura la co-
stellazione, vedendosi in rapporto col sole. La nube
si allontana con gli aerei suoi Ggli per recarsi nelle
fredde regioni della Colchide ; mentre il sole di pri-
mavera , Elio-Dioniso, si avanza cavalcando il bac-
chico animale. E le montagne della Beozia, e le ac-
que dell’Euripo additate abbastanza da Glauco e
Scilla, dimostrano che in quella vaga stagione le ac-
quose ed incomode meteore si allontanano dal bril-
lante suolo di Grecia, discacciate da Dioniso solare
divinità, che viene ad allegrare quelle beale regioni,
ravvivando la natura che nell’ Aprile si prepara ad
una novella generazione.
Da ciò si comprende che il mito di Frisso è emi-
 
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