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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 157 (Dicembre 1858)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12306#0059
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BALLETTINO ARCHEOLOGICO NAPOLITANO.
NUOVA SERIE
2V.° 157. (7. dell’ anno VII.) Dicembre 1858.
La caccia di Dario in Susa, cd altre cacce persiane, in vaso di Canosa ed in altro di Kertch. — Nuove
scavazioni di Pompei.

La caccia di Dario in Susa , ed altre cacce persiane,
in vaso di Canosa cd in altro di Kertch (1).
II eli. Signor Commendatore Quaranta ha letto
alla R. Accademia Ercolanese una dotta memoria, ad
illustrazione di un pregevole balsamario di Canosa
recentemente introdotto nel Reai Musco Borbonico.
Rappresenta questo un giovine cavaliere in persiano
costume, che stramazza al suolo una raggiunta cerva,
mentre un barbato personaggio tien 1’ animale af-
ferrato per le auree corna. Le figure sono di buono
stile cd a bassorilievo con svariati colori e dorature,
di quel medesimo genere che ci si offre nel celebre
vaso Cumano col mito di Tritlolemo, che già fu da
me illustralo: ed allora ebbi la occasione di rammen-
tare altri monumenti di argilla di somigliante lavoro
(vedi questo ballettino anno III pag. 74). 11 no-
stro eh. collega ben diffinì il soggetto dell’ impor-
tante vasellino di Canosa, per una caccia eseguila
da un giovine principe Persiano, coll’ assistenza di
qualche gran personaggio di quella corte; e conghiet-
turò che fosse quasi una parodia del greco artista alla
persiana nazione, che nelle facili cacce delle chiuse
riserve esercitavano la loro destrezza. Non tentò di
investigare chi mai fosse quel Persiano cacciatore ,
nè dove quella caccia seguisse. Or poiché un altro
insigne monumento, da parecchi anni conosciuto, dà
grandissima luce a questa ricerca, ho creduto op-
portuno comunicare i risultamenti delle mie inve-
stigazioni. Ma per aprirmi la via ad una probabile
interpretazione del balsamario di Canosa, era mestieri
comprender da prima quel monumento, che gli ser¬
ti) Questa illustrazione è stata da me presentata alla R. Acca-
demia Ercolanese.
4NNO VII.

viva di confronto. Ora studiando questo monumento,
mi sono convinto che nessuno de’ dotti archeologi,
i quali ne parlarono, ebbe la fortuna di colpir nel
segno.
Intendo parlare di un vaso rinvenuto in Kertch
(antica Panlicapeo), ora nell’imperiale museo di
Pietroburgo, opera dell’Ateniese Xenofanto: come
rilevasi dalla epigrafe SENO<bANTOX EIIOIHSEN
A@HN(a/os). È notabile che il lavoro del vaso di
Panlicapeo è assolutamente simile a quello del nuovo
vaso del Reai Museo : e ciò non solo per lo stile e
pel disegno , ma eziandio per la maniera del singo-
lare lavoro. Vedonsi in fatti egualmente figure a ri-
lievo, con diversi colori, in parte dorate : appun-
to come in quello di Canosa. È pur la stessa la
forma del vaso. Per le quali cose tu diresti le due
opere uscite dalla medesima officina. A ciò aggiungasi
la uniformità del soggetto, e la quasi identità di un
gruppo: e si offrirà spontaneamente al pensiero che
lo stesso Ateniese artista lavorò i due vasi, i quali
poi furono per via del commercio trasportati nelle
lontane regioni del Chersoneso e dell’Italia. Ho detto
artista Xenofanto, perchè lo reputo non già il vasaio
ma lo scultore che modellò le rilevale figure: e per-
ciò non dee far maraviglia che ricordò la sua patria,
con uso comune ed ovvio ne’cultori della plastica.
Il balsamario di Pietroburgo in una linea supe-
riore presenta la pugna de’Centauri e de’Lapiti, e
quella di Minerva contro i Giganti, con Vittorie nelle
veloci bighe. Nell’ordine inferiore, che occupa quasi
tutta l'ampiezza del vaso, si offre una complicata cac-
cia eseguita da personaggi in persiani costumi. Vedi
nel mezzo un giovine cavaliere perfettamente simile
a quello del vaso di Canosa, il quale calpestando una
 
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