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BULLETTIIVO ARCHEOLOGICO NAPOLITANO.

NUOVA SERIE

N.° 177. (1. deiranno Vili.) Gennaio 1860.

Di un dipinto pompeiano recentemente scoperto. — Nuove scoperte al Tifala. Tempio e vico del monte della
Diana Tifatina.—Congetture intorno ad un uso, forse non avvertito, delle antiche (essere di piombo.—Del
nome antico di un ordegno che serviva di cuscino agli Egiziani adagiati in letto o per terra. —Monete di
Settimio Severo col tipo della Dea Celeste.

Di un dipinto pompejano recentemente scoperto.

In una parete di una stanza, che forma parte di un
edilìzio, non ancora interamente scoperto, nella con-
tinuazione del così detto vicoletto di Augusto, scor-
gesi un importante dipinto, del quale offrir vogliamo
la descrizione insieme con una breve illustrazione (1).

Da tutto l'insieme della pittura rilevasi, che la prin-
cipale idea dell'artista è stala quella di eseguire un
variato paesaggio. Le montagne, le piante, le acque
ora effigiate in cascate , ora fluenti, e qualche opera
della mano dell'uomo costituiscono la più gran parte
del quadro. Le figure di piccole dimensioni vengono
ad animare la scena. Si può quasi dire, artisticamente
considerando la cosa, ch'esse servono al quadro. Ed
abbiamo perciò sotto gli occhi quella specie di pae-
saggi, che l'arte moderna suole appellare paesaggi
storici. E sarà pur vero che il nuovo dipinto pompe-
jano , ove ad una complicala composizione ritraente
i differenti regni della natura, e le opere della mano
dell'uomo, vedesi applicato un celehratissimó mito,
quello di Alteone spento dalla rabbia de' suoi mede-
simi cani , ci dimostra che un tal genere era presso
gli antichi in uso.

Del resto, lo stesso mito diAtteone è rappresentalo
in modo singolare , e richiama le cure e l'attenzione
degli archeologi.

Apparisce , occupando una grandissima parte del
quadro, il monte Cileroue: ed un albero gigantesco si

(1) Queste osservazioni furono da me comunicate alla R. Acca-
demia Ercolanese , essendo presente il eh. sig. Common. Naudet
Segretario perpetuo dell' Accademia delle Iscrizioni e Belle lettere
dell' Istituto Imperiale di Francia.
AXNO Vili.

eleva in esso , superando tutta la vegetazione , che si
manifesta sulla cima e sullefalde della lebana montagna.
Al basso di questa, e propriamenle nella valle Gar-
gafia, e presso il fonte Partenio, mirasi la nuda Ar-
temide, la quale ha deposto le sue vesti e le sue armi
presso una monumentale colonna. La dea, stando so-
vra una sporgente pietra, tutta raggruppata e ricur-
va, riceve un getto d'acqua proveniente dall'alto,
(piasi per ristorare le forze colla rinfrescante doccia-
tura. Sopra un sasso si eleva la statua di un fallico
termine maestosamente barbato, nel quale noi ravvi-
siamo il Giove Citeronio.Dice di falli Pausania che il
monte Citerone era sacro al Giove Cileronio: 6 <)& Ki-
^a/pi/y to ópos Aiòs hpòv 'Kt^ccipcoy/ou lurh (lib.IX,
2, 3).È noto che i Greci ebbero il Giove vOp/os, simile
ad Hermes, Phales e Terminus ( Gerhard gr. myth. §
200 n. 6 e 555 n. 2): e Carlo Federigo Hermann ,
recentemente rapito alla scienza , ha dimostrato che
era antichissimo il culto di quella ellenica divinità (de
relig. Hermar. p. 15, segg. ). È poi nota la statua ter-
minale , con la iscrizione latina, ove fassi menzione
del luppiler Terminalis, illustrala già dal dottissimo
Borghesi (Annali dell'hi. 1831 p. 182 s.), e più lucen-
temente dal eh. Gerhard,il quale nota come allo stesso
Giove, nella sua qualità terminale, appartiene il fallo
(Annali dell'hi. 1847 p. 327 segg. vedi pure il Da-
vid Jupiler cap. V p. 458 segg. ). Se la forma del
Giove Terminale non è nuova noli'antichità greca e
latina , riesce però di non lieve importanza il nuovo
dipinto pompejano; perchè ci dimostra che la forma
fallica e terminale venne assegnata alla immagine del
Giove Cileronio.

In modo presso a poco simile si vede ristretta la
 
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