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Bandini, Angelo Maria
De obelisco Caesaris Augusti e Campi Martii ruderibus nuper eruto commentarius — Rom, 1750 [Cicognara, 2516]

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https://doi.org/10.11588/diglit.8409#0155

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(XIII)

Quae~ergo primo loco ponitur a Plinio cau-
sa. non congruentis observationis, haud ma-
gni sané ponderis eliè videtur .
Ea vero , quam secundo loco Plinius ex-
hibet, Terram nempe a centro suo fuissè di-
motam, Jongius muJto recedit a vero, mea
quidem sententia : quum C ut alia non Pau-
ca neque parva silentio praeteream 3 quum ,
inquam , res h<ec ita latuerit Astronomos ,
ut nemo sit, qui rei hujusce tante mentio-
nem faciat ; etsi quovis modo Terra a cen-
tro suo dimota fuisset , vel quatenus locum
in coelesti spatio mutassèt, vel quatenus aliud
gravitatis centrum acquisivisset , non modo
visìbiles , sed & magnae admodum mutatio-
nes in Phamomenis coelestibus apparuissent.
Eo igitur tandem res tota deducitur , ut
vel Urbis tremoribus intortum Gnomonem
fuissè , vel Tiberis alluvionibus , vel alia de
causa sedimentum molis factum esse dica-
mus , cujus rei quidem innumera non de-
sunt exempla. Imo rem quasi manu tangere
potuisti, aqua , ut scribis , super stratum illud,
cui Obelisci basis supersedebat projedla , qux
ad angulum unum duabus unciis itratum de-
scendisse monstravit.
Hsec ego nunc Tibi, Vir. Ci. , scribenda
putavi , ne elinguis pcnitus esse viderer , si
in re ad Astronomiam pertinente ne verbum
quidem reposuissem . Ceterum minuta hxc
Tu quidem jure contemnas licet , cum sub-
tilia , sublimia , retrusa quoque ad hanc
rem facientia mente comprehendas , quem-
que a coelestium rerum peritissimis , celeber-
rimisque viris ea Te habuissè responsa pne
me feram , quae tum dicentium aucìoritate ,
tum monumentorum vi apud litferarum cul-
tores omnes optimos plurimum valeant. A
viris summis summa expeétanda sunt. Mihi
quidem hoc unum licuit , meam scilicet in
Te voluntatem , Tuis parendo mandatis ,
osfendere .
Cura, ut te Patria, Nobis , & Literarise
Reip. diu serves incolumem . Vale .

gfael motivo adunque , che deduce Plinio in
primo luogo della offervazione non corrisponden-
te , parmi che fia di poco peso.
L' altro poi in secondo luogo da ejjb accennato,
cioè che la Terra si ssse mofsa dal suo centro, a,
mio giudizio , e affai meno verifimile del primo :
poiché (per tralafciare abre prove non poche, ne
di poco rilievo ) uva tal afa e siata talmente na-
scosia agli Asironomi , che nessnno vi e , che ne
saccia, menzione ; benché per altro , comunque la,
Terra si sosse simossa dal suo centro , o in quanto
avesse mutato p sio nello fpazio celesie , o in quan-
to avesse acqui/iato centro diverfo di gravita , si
sarebbero osservate nei celefii Fenomeni non sola-
mente mutazioni visibili, ma molto grandi.
Adunque tutta la quefiìone qui si riduce , o
che V Obel/scosi sia torto per i terremoti accaduti nel-
la Città , o che per le inondazioni del Tevere , o
per altra cagione si sia satto qualche sedimento di
tutta la mole, della qual cosa ne abbiamo innume-
rabili esempj . Anzi Ella potè toccare quasi con ma-
no quèflo iftesso , giacche mi avvisa , che gettata
V acqua sopra lo sira^o, che fosieneva la base dell' Obe-
lisico, fi ritrovo che declinava due once in uno dei lati.
Quesie sono le cose , che io ho pensato di scri-
verle , acciocché non sembrassi totalmente mu-
to , se io non le avessi refa alcuna rispofia ins
una cosa spezialmente riguardante V Asironomìa .
Del rimanente poi Ella puh giusiamente disprez-
zare quesie minuzie, comprendendo nella sinamen-
te tutte le cose le più siottili, le più grandi, e le
più nascose , che appartengono a quesio argomen-
to ; e supponendomi , che Ella dai pili periti e sa-
mosi Asironomi abbia ricevute quelle risposie , le
quali si per V autorità degli Scrittori , sì per la
sorza delle ragioni saranno di molto peso appresi-
so tutti ipiù dotti letterati. Da gli uomini gran-
di si devono aspettar cose grandi . A me certa,'
mente basia , di averle dimosirato la mia atten-
zione , con obbedire ai siuoì comandi,
Procuri di mantenersi siano per molto tempo per
la Patria, per Noi , e per la Rep. delle Lettere ,

Scribebam Patavii Nonis Julii 1748.

Padova 7. Luglio 1748..
 
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