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B. - NOTAZIONE ALFABETICA.

la. - Greca (fonetica).

N° 174. Tav. 270. Regin. 1005, f. 32v.

La prima parte di questo ms. (ff. ir-4ov) 1 è una copia del De insti-
tutione musicae di Boezio con glosse, scritta verso il 1200 con 38 lunghe
linee per pagina e figure passim (vedi Trattati di musica). La scrittura è
probabilmente del Sud di Francia, ma non vi sono indicazioni di provenienza,
poiché il monogramma a pie del f. 2r non si è finora distrigato; alla fine
del libro abbiamo una nota, « Longobardorum inuidia, non explicit musica ».

La pag. fotografata (f. 32v) contiene la fine del XIV e il XV capitolo
del libro IV (ed. Friedlein (Teubner, Lipsiae, 1867) pp. 340-343; E. de
Coussemaker, Scriptorum de musica medii aevi, ecc. (Paris, 1867), II, 209;
P. L., LXIII, i27óD-i28o). Le lettere greche usate si trovano naturalmente
scritte in maniere differenti nei diversi mss., quindi le figure o diagrammi
di queste edizioni stampate non corrispondono esattamente alla tav. che
ci sta dinanzi.

Non appartiene al nostro lavoro di esporre la teoria di Boezio e

di altri scrittori sul monocordo, sulla disposizione dei suoni, ecc. Perciò
qui basterà solo richiamar l'attenzione alla notazione fonetica ch'egli usa
per le note musicali a cui vuol riferirsi. Nel libro IV, c. 3, rigetta l'idea
di qualsiasi nuova notazione appagandosi di quella in lettere greche ; il
cap. 4 ha una tavola intitolata: Musicarum notarum per uoces conuetiientes
in tribus dispositio generibus, con 28 segni; i quali, quando si sottraggano
quelli usati come enarmonici e cromatici, corrispondono a quelli che si
trovano nella terza colonna della nostra tav. Si osservi del pari come
tali segni non siano una serie consecutiva di lettere alfabetiche, ma una
mescolanza di vari segni 2 connessi coi nomi greci delle note, e sembra
certo che né egli, né i suoi interpreti li hanno capiti. Più oltre (lib. IV,
fine del c. 14) egli ha un'altra tav. composta delle prime 14 lettere del-
l'alfabeto latino, A-O, che nel cap. 17 porta fino a /'per la successione

di due ottave della scala diatonica dei suoni, a partire dal più basso



il la basso moderno, nel primo spazio della nostra chiave di basso.

lb. - Latina

N° 175. Tav. 27^ Regin. 577, f. 77'.

Per la descrizione di questo ms., vedi N°i52.

Il sesto capitolo (non ancor pubblicato) 3 dell'opere di Odorannus, mo-
naco di S. Pietro « le Vif » di Sens, scritto a Sens nel 1045, tratta della divi-
sione del monocordo; la figura simile a un barometro che si vede nella tav.
rappresenta il monocordo e le sue divisioni, ed é destinata a spiegare le defi-
nizioni del centro, del diametro e della « magada » o semisfera di un circolo.

Ma quel che c'interessa qui si è l'Ant. In salutatione apostolorum,
Auele mundi lumina (A. H., XXVIII, p. 175) che si riscontra solo in questo
codice, scritta di prima mano in onore del santo patrono del monastero.
La notazione è quella alfabetica comunemente adottata in Francia ed
altrove nel sec. xr, della quale il miglior saggio è il ms. di Montpellier,
H 159 (pubblicato nel voi. Vili della P. M.), " vale a dire, le 15 lettere a-p
vengono usate per due ottave della scala diatonica.

Per la scala più bassa le lettere adoperate son quelle tuttora in
uso a-g, che non vengono ripetute nella scala superiore, ma continua la
serie alfabetica, p. e. k=a; i = b; k = c, ecc. Il ms. di Montpellier, oltre
alle lettere ha la melodia in neumi, ma le lettere sono accompagnate
da certi segni convenzionali indicanti ripetizioni, suoni liquescenti, ecc.
(cf. P. M., voi. VII, p. 18).

L'esempio che ci sta davanti non ha segni siffatti, ma è importante
per due ragioni : cioè (j) per l'uso del q (la lettera dell'alfabeto che im-

mediatamente segue alla serie usuale, a-p) in luogo del bemolle, invece
della lettera i inclinata in avanti con leggero epis. alle due estremità che
si trova in Montp.; codesta lettera q occorre nel margine del f. 62r; vedi
di sotto; (ij) per l'uso di un punto, o per distinguere un gruppo alfa-
betico dall'altro, o come allungamento della lettera precedente la « mora
vocis ». Si vede nella tav. nella linea « poscite nobis miseris ». Questo punto
sembra finora sfuggito all'attenzione dei più. Vien segnalato nel raggua-
glio del ms. Bodleiano 572 (scrittura inglese o francese del 1000 circa) in
The Musical Notation, ecc. (PI. 18) «a very early use of the lengthening
power of the dot ». Qui il canto è scritto per due voci e si mette un
punto dopo ciascuna nota quando le due parti vanno insieme. S'incontra
altresì nel Breviario di Hereford, codice del sec. xi (Bibliotheca Musico-
liturgica, London, 1901, tav. 2) per solito dopo ogni gruppo di note in
un melisma; anche nel cod. di Montp., p. 46, dove ha soltanto lo scopo
di distinguere i gruppi.

Ecco la trascrizione della melodia di « Auete mundi », ecc.

5----—ite

-3 aP* ■ g aT~% ■—t—-—r* is 3 ■—a * % *

Aue- te mundi lu-mi- na, Pe-tre, Pau-le, sanctis- sima ! Quorum al-ter
* * *

±

a

a % ■—..—a ■ v ^ e ri

fm-r----------1 ■ a ■

pa-ti-bu-lo Cru- cis coniu[n]ctus 11 ma-gi-stro, Alterque en-sis iugu-lo

1 La seconda e la terza parte sono porzioni di altri mss. ; la seconda, che è un trat-
tato di termini legali, è difettosa in principio e in fine, e la terza è un trattato di medicina,
su carta; tutte e due di scrittura francese.

■ Secondo Alypius (Burney, History of Music, 1,15) ; delle due lettere quella di sopra
è per il canto, quella di sotto per l'istrumento, lira o cetra.

3 Le opere musicali di Odorannus verranno pubblicate da H. Villetard.

4 Altri esempi di questa notazione in mss. vaticani verranno riportati di poi. Per

altri ragguagli, vedi A.Gastoué, Les Origines du chant romain, Paris, 1907, p. 164, n. 1:
Paris, B. N. ms. 13765 (saec. ix); Paris, B. N. ms. 989, ecc A questi si può aggiungere:
Museo Britannico, ms. Cotton, Cleopatra, C. Vili, scritto verso il 1000, dove la prima linea
del Prudenzio è notata in modo simile; cf. The Musical Notation, ecc. PI. 18.

Dove vi è il segno * significa che nel ms. si trova un punto al livello dell'ult.
membro del neuma.

(1 Ms. coniuctus o conuictus (? = coniunctus, o convinctus).

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