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NOTAZIONE MISURATA.

L'ultima tav. offre esempi, da tre mss., di musica figurata, la quale non è
argomento del presente lavoro; perciò le diverse forme di note mensurali non
vengono descritte partitamente, come neppure s'inseriscono nelle Tavole dei
Neumi.

N° 833 (ol. 648). Tav. 130 « Vatic. 129, f. 6r.1

Ff. 69 ; 276 X 1 7 1 mm., 11. 1 7. A5B-I8a.

Parte del Vangelo di S. Marco del sec. xn ex. con glosse ; preceduto,
ff. i-6r, da sei sermoni copiati da diverse mani del xn e xm sec; la fine
dell'ult. venne cancellata per inserirvi nel sec. xv un « Benedicamus domino »
col tropo « Quem chorus angelorum », ecc.

11 rigo é di cinque 11. nere con chiave c (quadrato) o cb ; guida, in
forma di lungo pes angolare ; ma la notazione è quella esclusivamente
propria della musica mensurale. Cosi la tav. offre esempi di « longa »,
nota quadrata con coda (prima nota del r. 1); di «brevis», nota quadrata
semplice (ult. nota del r. 1); di « semibrevis », punctum a losanga (r. 1,
antepenult. nota), e di « minima », punctum a losanga ma con linea che cade
a piombo su di lui (r. r, penult. nota). Le pause sono rappresentate con
linee verticali (non orizzontali, come alcune della musica moderna) di varia
lunghezza : la pausa di « longa imperfecta » o di due « breves » (cf. dopo
l'8a nota del « Tenor », ult. r.) abbracciava due spazi del rigo ; quella della
« brevis » soltanto uno spazio. Il punto « augmentationis », « perfectionis »
o « divisionis » s'incontra tre volte.

L'ult. rigo che ha il « Tenor », offre esempi di « ligaturae », cioè a dire
due o tre suoni legati insieme in una figura, il valore temporale dei
quali è indicato dalla presenza o dall'assenza della coda, nonché dal suo
salire o discendere. 2

N° 834 (ol. 649). Tav. 130 £ Ottob. 1790, f. iv.3

Ff.j + 76+j; 117 X 112 mm. a1 A-G8 H11 V a2.

Vita di Cicerone (da Plutarco) e di Vergilio, copiate da uno scriba
italiano del sec. xv ; palimpsesto. Il primo ed ult. foglio di risguardo erano
parte di due fogli di un Cantatorium italiano del sec. xv, ridotti ora a
112X 167 mm., ma in origine assai più lunghi e poco più larghi. L'ult.
sonetto almeno ebbe scritta la melodia del suo Tenor ; quello della tav. è :
A (oppure O) bella stella.

Il rigo è di 5 linee rosse, con chiavi quadrate : c o F; e guida in
forma di lungo pes liq. angolare. La nota finale mostra il segno dell'allun-
gamento, trovandosi un oriscus tra due virga ( « maxima » ).

La notazione è in tutto simile a quella della tav. precedente, salvo
alcune specie di legature. La nota finale mostra il segno dell' allunga-
mento.

N° 835 (ol. 650). Tav. 130 c Urbin. 1411, ff. nv, i2r.4

Ff. 26; 218 x 145 mm., 6 righi. ij + A-C8.

Libro italiano di canti del sec. xv, donato (f. iv) dal < Magnifico
Piero » a « Piero de Archangelo de li Bonaventuri da Urbino » e perciò
copiato prima del 1469. Lo stemma nel f. 2V, che mostra l'arma dei Medici
e di Urbino, può riferirsi a tal donazione o, più probabilmente, a qualche
matrimonio tra famiglie. 5

Le poesie sono in italiano, latino e francese e le melodie sono com-
posizioni di Bincoys, Giovanni Ciconia, Dufay e Donstable. «La dolce
vista», ff. iiv, i2r (tav. 130^), è di Dufay.

Vi è la melodia pel Tenore, Contratenore, come pure quella del
Canto; sono scritte su cinque linee (con breve linea qua e là fuori e
sotto il rigo), le quali probabilmente a principio erano gialle ; lo scriba
fu probabilmente francese. Chiavi sono c o F (alquanto simile a quello
della tav. 118), ambedue quadrate; guida, come nella tav. 130»; occa-
sionalmente si trova un b (f. i7r, sopra una linea) e molto di rado un \.

Lo sviluppo della notazione misurata è manifesto ; alcune note sono
rosse invece di nere, per indicare cambiamento di valore ;6 le pause sono
rappresentate da una o due brevi lineette verticali posate sulla linea ;
pause di minima. Il punto di divisione si vede anche dopo una pausa.
La tav., oltre le figure di note che si trovano nelle tavv. i^oaeb, ne
presenta un'altra, cioè «semiminima», una «minima» con piccolo tratto
alla destra della cima. Altri segni, p. e. f. 12r, 11. penult. ed ult., apparte-
nenti solamente alla musica mensurale, non hanno che fare col nostro
argomento; p. e., una nota vuota (una volta sola nel f. ior), un segno
somigliante a C, denotante il « tempus imperfectionis » prima e dopo una
legatura.

I N' 836-871 hanno le loro melodie in notazione misurata.
N° 836. Vatic. 2854, ff. 2or-22r.

Una sequenza « Hec medela corporalis » per due voci ed un inno « Sanguis
demptus et redemptus », senza la melodia per la seconda voce, composti da Bona-
vito de Casentino ed offerti al papa Bonifacio Vili verso l'anno 1300; cf. A. H., XL,
pp. 17, 18. Quattro o cinque 11. rosse; chiave c (quadrato); guida, pes angolare; il

1 Vattasso, p. 112.

! Cf. J.F. R. Stainer and C. Stainer, Dufay and his contemporaries, London, 1898,
pag. 24.

3 II ms. faceva parte della Biblioteca Altaemps.

4 Notices et Extraits..... des mss., ecc., XXXIII (2) p. 297.

I ff. 1 e 2, che portano l'iscrizione e lo stemma, sono di pergamena più grossa di
quella del resto del ms., ma la scrittura del corpus libri non si può dire necessariamente
posteriore al 1469.

6 Le note rosse sono:

f. 11', r. 1-le note 1,2,10,11;

f. 11', r.4 - le note 9 e 10 (in legatura di semibrevi);

r. 5 - la penult. legatura e la penult. nota;

r. 6 - la seconda legatura e le due note seguenti ;
f. 12r, r. 1 - le note dal principio del rigo sino alla seconda pausa, cioè note

undici;

r. 3 - la legatura di semibrevi, cioè le note 25 e 26 ;
r. 4 - come sopra, cioè le note 26 e 27;
r. 5 - la legatura di semibrevi quadre alla fine del rigo ;
r. 6 - la nota quadrata che porta sopra di sè il segno 8 e quella immedia-
tamente seguente.
 
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