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Notazione metense a rigo. 550-553. Tav. 1086, 109, 110. (Regin. 151. 466. Palat. 39. Regin. 498)

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in A. H., II, pp. 53, 54, delle quali la seconda comincia da « Petrus beatus >
e la terza da « O Roma felix >.

La melodia (che si può vedere in forma diversa nel Manuale di
Solesmes, 1906, p. 180) è scritta sopra un rigo di quattro 11. nere con
lettere-chiavi : F ovvero F e c, senza b molle e guida. Soltanto sette o otto
neumi compaiono nella tav., cioè a dire: il pun. F7; la fl. g 10 (la mede-
sima preceduta da or. si riscontra nel secondo neuma della tav.) ; pes con
legatura dei due membri, p 9*; lo scan. è sempre come/«praepun., b 1 1*
(rr. 1-2); clini. K 11* e pesliq. (rr. 2 e 4) che disgraziatamente è posto al
rovescio nella tav. dei neumi come pesfl. liq. A 9*.

(a) Nel f. 3r uno scriba suppergiù dello stesso tempo, inserì YAnt. « Gloriosa
iam per orbem » di S. Sallaberga, prima badessa del monastero, con melodia in
neumi metensi, servendosi dell'unica lin. già tracciata pel testo del verso e con
la lettera-chiave F e con beh nel corso della lin. Uno scriba più tardi tirò alla
peggio una lin. orizzontale a traverso i neumi. Codesta Ani. presenta i neumi
addizionali seguenti: due forme di pesfl.,al e b 2; scan. G 7; clini, (cf. G 2); e due
forme liquescenti, cioè : fl. A 10 e pes fl. A 3.

(b) Nel f. 153v fu inserita una Litania, della quale il Kirie Eleison e Christe
El. iniziali e finali sono accompagnati da neumi (due melodie diverse), ma tra essi
non s'incontrano forme nuove.

N° 551. Regin. 466, ff. 65% 8ir.

Per la descrizione del ms., vedi N° 276.

Il f. 65r, in origine vuoto, fu dipoi riempito coll'inserzione, verso il 1200, d'un
«Benedicamus domino» su rigo di 4, 5 o 7 11. nere, con chiavi: c, o F, o c e F;
la melodia è molto elaborata; le note son quelle di Metz, essendo il pun., F6,
l'elemento principale; tre dei quali, in salire, formano lo scan., in discendere, il
clim.; il pes è p 5; il pes fl. è fatto in modo simile ; fl. cf. g 7 - g 10.

N° 552. Tav. 109 Palat. 39, f. 232r. '

Ff. j + 233; 330X240 mm., 11. 23-26.
A10' 2» | B10 | C-E8 F1 G-Z a-f8 g6.

Psalterium Gallicanum con Cantici ecc. (per la descrizione, vedi Ste-
venson, /. c.) preceduto da Kalendarium (pubblicato da Huffschmid, /. c),
tavole ecc., scritto nel sec. xi ex., ma non si può determinare esattamente
dove e per qual luogo. * Il Calendario (detto « Wormatiense > da Ehren-
sberger), quanto a determinarne più esattamente la provenienza, niente
di più c'indica che i paesi del Reno (Treviri, Paderborn, Worms), gli
obitus e le note nel Calendario, tutte aggiunte dopo, ma probabilmente
poco dopo il Calendario, dimostrano che esso di buon'ora appartenne al
monastero benedettino di S. Michaele in Monte Sancto, vale a dire Hei-
ligenberg presso Heidelberg ed ivi può essere stato scritto. Nella seconda
parte del sec. xm le note calendariali del f. ir, parte del Calendario e
la Litania alla fine del Saltero vennero erase per dar luogo all'inserzione
dell'ufficio musicato del Corpus Christi. Circa un secolo dopo, un'altra
Litania fu inserita nel f. Jv con la frase : « pontifices et abbates nostros >,
invece dell'originale: «pontifices nostros > e « abbatem nostrum et cunctam
congregationem » ecc. Non si sa dove queste aggiunte vennero fatte; la
notazione dell'ufficio è piuttosto quella dell'Ovest del Reno, che quella
dell'Est, e l'ufficio è secolare, non monastico; i santi della nuova Litania
sono spiccatamente fiamminghi.

L'ufficio del Corpus Christi si estende dal f. 2 2 8v al f. 2 32r. L'ult. pag.
(tav. 109) contiene l'Ani. ad Magnificat in secundis vesperis « O sacrum

1 Bethmann, p. 329; Beissel. p. 28, n. 4; Stevenson, p. 7; Ehrensberger, p. 18; Maxi-
milian Huffschmid in Neues archiv fiir die Geschichte der Stadt Heidelberg; ecc., Vili, 3,
pp. 156 sgg.

2 Huffschmid, c. pensa che il ms. sia stato copiato a Lorsch, casa-madre di S. Michele,
mentre era Abate Reginbald, 1018-33, ovvero Ulric, 1056-75.

conuiuium >. Lo scriba tuttavia aveva omesso la terza e quarta delle Ant.
Le note di a alle volte sono scritte negligentemente; il suo pun. ordinario è
B 4, ma egli usa F 8 a principio di una frase, p. e. r. 3, « alleluia > ; per la fl.
egli scrive gio, ma altresì g 13*, che è lo stesso neuma, ma con un ripie-
gamento indietro alla terminazione, cf. primo neuma, della tavola ; le due
fl. si vedono l'una dopo l'altra nella seconda e terza sili, di «conuiuium >,
r. 1. Inoltre egli usa la fl. a punti-staccati, P4, p.e.r. 2, ult. sili, di «futuro;
pes, d 26* e p 5*; fl. resup. f 9*; pes fl. a 12*; nei tre ultimi neumi vi è un
epis. che presenta una spiccatissima estensione orizzontale alla loro termi-
nazione. Il clim. è K14*; due sono le forme di scan., una, Pi*, è a punti-
staccati, l'altra un pes subpun. c 14* ; distr.liq. 2*, su « in > r. 1.

La notazione di b e c in realtà è quella a punti-legati, dacché l'ele-
mento costitutivo, benché non comparisca da solo, sia una linea orizzon-
tale alquanto slargata. Cosi in b, si trova il pun. H 4*; il/wQ 2* e Q 3*;
seconda sili, di « subcinericium » r. 4 ; lo scan. (tre volte nel r. 6) è com-
posto di tre pun, decrescenti di dimensione nel loro ascendere e legati
ad una linea obliqua alla loro destra, Q 9*; la fl. piglia tre forme, a
quanto sembra, dello stesso valore, cioè h 9* e Q 1, che possono vedersi
l'una accanto all'altra nel r. 4 per la seconda sili, di « caput > ed anche,
Pi8*, cioè una vir. sull'altra, p. e. prima sili, di « suum » nello stesso r.3
Similmente la presenza e l'assenza della linea verticale iniziale si osserva
nelle fl. resup., g 12* e g 13*, che si trovano l'una dopo l'altra sopra « in for >
r. 5, e Q 6*, prima sili, di « fortitudine > r. 5 ; il pes fl., Q 8, prima sili, di
« bibit » r. 5, dimostra che fu fatto in due tratti, ma la maniera onde certi
neumi composti vennero scritti e legati insieme è proprio singolare ; p. e.
nel r. 5, prima sili, di « cibi » abbiamo pes e fl. congiunti; nel r. 4, la seconda
sili, di « helyas > ha pes e fl. resup. ; il clim. è Q 6*, « Salem > r. 7, e Q 8*,
« panis » r. 10.

Resta una sola forma liquescente, cioè il ceph. di forma quadrata, vir.
liq. C 2* e fl. liq. D 2*, cf. due volte nel r. 4 per le sili. « ad > e « surg- ».

c scrive i neumi un po' più tondeggianti ; p. e. il pes qua e là, f 5*
come r. 11, prima sili, di « ego > ; e i suoi subpun. son piuttosto dei punti
anziché linee orizzontali, ma egli lega i neumi nella stessa maniera per
l'appunto di b, p. e. r. 12, seconda sili, di « iudei » ; pun. H 3*; /.di; pes
fl. Q 4 ; clim. Q 16*.

d. Nell'ult. linea, dove non c'era spazio pel rigo, egli ritorna alla nota-
zione in campo aperto, la quale, dalla forma del pun. E 2, potrebbe chia-
marsi metense, ma poiché egli usa anche un vir. C16, può dirsi gotica.
Si noti la fl. B 3 ; il pes, G 7* ed anche d 13*, (cf. il primo neuma) ; pes fl.
E 2*; clim. G 28; il quii., A 23, è privo della linea verticale finale.

N° 553. Tav. no. Regin. 498, f. 153'.4

Ff. 153; 287 x 173 mm., 11. 30.
A-C8 D7 | E-K8 L9 | M-T8 U7 X3.

Passionarium (pel contenuto, vedi Poncelet, Le.), copiato nel sec. xn in.
per un monastero benedettino, o (j) dipendente dall'abbazia di S. Dionigi
di Parigi (f. 2 4r, S. Cucuphas, le cui reliquie ivi si trovano; f. 32r, consa-
crazione dell'altare de' SS. Pietro e Paolo, ivi), ovvero più probabilmente (ij)
(dacché vi si trovano due santi tedeschi, Wenceslaus ed Emmerano, non
venerati in Francia, le passiones delle SS. Eusebia e Theodosia e i miracoli
di S. Servatius), per un monastero dedicato a S. Dionigi nei Paesi Bassi.

3 Potrebbe nondimeno dubitarsi se qui si tratti veramente di una fi- o non piut.
tosto di due subpun. ; ma poiché lo scriba usa sempre la vir. invece del putì, è da con-
cludere che il detto neuma rappresenta due, se si può far uso di questa espressione,
subvir.

4 Bethmann. p. 285; Ehrensberger, p. 64; Poncelet, p. 341.
 
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