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e forse il Vasari s’avvide, benché fuor di tempo,
di questo abbaglio, tanto che nella ristampa dell’o¬
pera sua stimò bene tutte queste cose tacere.
Ebbe egli bensì compagno nell’arte sua un altro
valentuomo di consimile professione non meno che
di patria, e fu questi Antonio Alberti, detto Antonio
da Ferrara, del quale qui dopo avremo da trattare.
L’ uso di que’ tempi era di coprire gl’ interi muri
delle chiese dal tetto al fondo di pitture varie e
specialmente di storie e d’immagini di santi, dopo
che il lavoro dei musaici era cessato in questa par-
te di Lombardia, o pure non aveva più alcun pro-
fessore, declinato molto egli essendo, di maniera
che cominciavano le figure di musaico fatte, dive-
nire ridicole perchè deformi. Quindi si pensò meglio
far ricorso alla pittura, e dipingere tutte le pareti
non solo delle chiese, ma delle case più cospicue
eziandio, e per compierle era d’ uopo di più di due
mani, se i lavorieri erano vasti, onde avviene che
spesso si veggono due e più maniere di fare in un
sol lavoro.
L’uso delle tavole pareva per certi luoghi vasti
e grossolano, e di molto peso alle fabbriche, e il di-
pingere le tele non era per anche comune, siccome
poi addivenne. Laonde senza riflettere ai pericoli
cui sono sottoposti i muri, francamente venivano
tutti a coprirsi ; dal che poi è derivata la perdita di
tante opere anche insigni di eccellenti maestri o da
loro stesse smarritesi, o per cagione delle fabbriche
affatto distrutte, come ( per parlare della città di
Ferrara ) mi è toccato vedere nell’ antica chiesa cat-
tedrale, in quella di S. Domenico; e i miei antenati
hanno veduta quella de’ Servi prima che si atter-
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e forse il Vasari s’avvide, benché fuor di tempo,
di questo abbaglio, tanto che nella ristampa dell’o¬
pera sua stimò bene tutte queste cose tacere.
Ebbe egli bensì compagno nell’arte sua un altro
valentuomo di consimile professione non meno che
di patria, e fu questi Antonio Alberti, detto Antonio
da Ferrara, del quale qui dopo avremo da trattare.
L’ uso di que’ tempi era di coprire gl’ interi muri
delle chiese dal tetto al fondo di pitture varie e
specialmente di storie e d’immagini di santi, dopo
che il lavoro dei musaici era cessato in questa par-
te di Lombardia, o pure non aveva più alcun pro-
fessore, declinato molto egli essendo, di maniera
che cominciavano le figure di musaico fatte, dive-
nire ridicole perchè deformi. Quindi si pensò meglio
far ricorso alla pittura, e dipingere tutte le pareti
non solo delle chiese, ma delle case più cospicue
eziandio, e per compierle era d’ uopo di più di due
mani, se i lavorieri erano vasti, onde avviene che
spesso si veggono due e più maniere di fare in un
sol lavoro.
L’uso delle tavole pareva per certi luoghi vasti
e grossolano, e di molto peso alle fabbriche, e il di-
pingere le tele non era per anche comune, siccome
poi addivenne. Laonde senza riflettere ai pericoli
cui sono sottoposti i muri, francamente venivano
tutti a coprirsi ; dal che poi è derivata la perdita di
tante opere anche insigni di eccellenti maestri o da
loro stesse smarritesi, o per cagione delle fabbriche
affatto distrutte, come ( per parlare della città di
Ferrara ) mi è toccato vedere nell’ antica chiesa cat-
tedrale, in quella di S. Domenico; e i miei antenati
hanno veduta quella de’ Servi prima che si atter-