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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 8.1880

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Visconti, Carlo Ludovico; Vespignani, Virginio: Delle scoperte avvenute per la demolizione delle torri della porta Flaminia, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.13202#0179

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della porta Flaminia

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gini della via Flaminia, iu prossimità della porta omonima di
Aureliano, della quale ci fu dato rivedere le vecchie torri ono-
riane Due di cotesti monumenti erano di forma quadrata, ed
uno di forma circolare.

Di questo ultimo furono ricuperati moltissimi avanzi, sì
del rivestimento del corpo rotondo, tagliato a bugne piane; e
sì della base, con le sue modanature vagamente intagliate. Non
può quasi esser dubbio, che tali avanzi non debbano assegnarsi
a quel monumento medesimo, il cui massiccio notammo es-
sere segnato nella pianta del Bufalini, pochi passi fuori della
porta Flaminia, a sinistra 2 ; e che perciò dovea esistere ancora
nella seconda metà del secolo XVI. Vi si acconciano e le dimen-
sioni ed il grado di curvatura di più marmi che possediamo,
dei quali più sotto si darà in succinto la descrizione. Se questo
monumento ebbe, come quello di Cecilia Metella, un gran car-
tello nell'alto con la iscrizione, può darsi che nel medesimo
stesse infìssa, o la epigrafe di Quinto Trebellio Cattilo, questore
della G-allia narbonese, circa i tempi di Claudio3; o quella di
Caio Gallonio, e del prefetto del pretorio Quinto Marcio Turbone \

1 Bull. 1877 pag. 210.

5 Ibid. 1877 p. 193; tav. XX e XXI n. 4.

3 Ibid. 1880 p. 172, tav. XII e XIII n. 1.

8 Ibid. 1877 p. 247: 1880 p. 176, tav. XII e XIII n. 2. — A pro-
posito di questa lapide di Gallonio, e dell'altra vaticana da me allegata di
una Gallonia Marittima (G-rut. 940; 685. 2) sono rimasto dolente che siano
dispiaciute all'illustre prof. Henzen le osservazioni da me fatte al confronto
del marmo originale con la scheda relativa del Corpus, communicatami dal
eh. collega prof. Giuseppe Gatti (Bull, della C. A. G. 1880 p. 177, e p. 183;
Bull. dell'Ut, di C. A. 1881 p. 142 e seg.) Io ne fo, come devo, le mie scuse
al dottissimo amico, professando, che non mi cadde menomamente in pen-
siero di fargli dispiacere col richiamare l'attenzione sua e degli altri sulla
vera lezioue di quel monumento, che io dovea credere non fosse ancora ri-
veduto per la novella edizione. Del resto, quanto al merito della quistione,
mi sia lecito dire, che se qui si trattasse di una qualche deduzione scien-
tifica, io mi farei un pregio di sottoporre il mio al giudizio del eh. Henzen :
ma poiché si tratta di una mera e semplice quistione oculare, io non temo
di mancar di rispetto aH'antoiùtà di tanto epigrafista se, dopo nuova ed
 
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